NARDO' & GALLIPOLI - E' tosta dover dare ragione ai gallipolini ma stavolta bisogna davvero ascoltarli: i seicento anni della diocesi di Nardò, infatti, sono una "bufala" nel senso che la diocesi di cui si parla non esiste più dal 1986. Sul sito internet, infine, "scompare" ogni traccia degli imminenti festeggiamenti anche se, per la verità e per la precisione, il comitato sta organizzando una serie di iniziative sul seicentesimo anniversario della elevazione della chiesa abbaziale benedettina di S. Maria de Nerito in Cattedrale e l'elevazione della “Terra” di Nardò al rango di Città. In ogni caso c'è finalmente materia per discutere dell'argomento anche perché i gallipolini contestano pure una "strana" retrodatazione.
Ecco la versione dei gallipolini, riportata dal bravo Giuseppe Albahari sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Probabili straschichi nei prossimi giorni.
«È difficile dire quale senso prevalga, fra il tragico e il grottesco, di fronte alla celebrazione della “diocesi che non c’è”, una scelta avallata dalla presenza ufficiale della diocesi Nardò-Gallipoli che sembra fatta apposta per riaprire una ferita appena rimarginata. Senza dire delle notizie sbagliate riportate sul sito internet diocesano».
È questa la sintesi delle segnalazioni-proteste dei lettori a proposito delle celebrazioni, che un comitato sta organizzando per il 2013, dei 600 anni della diocesi di Nardò.
Qualche commento al fulmicotone era iniziato nei mesi scorsi, quando si era diffusa
la notizia, riportata anche dal calendario diocesano per l’anno pastorale 2012-2013, di
tale celebrazione, insieme con quella dell’elevazione a cattedrale della chiesa abbaziale benedettina di Santa Maria de Nerito. La «protesta» ha avuto un’accelerazione dopo la recente divulgazione dell’iniziativa, sul presupposto che se la festa è sacrosanta per il tempio, non lo è altrettanto per la diocesi.
Per fare chiarezza, va detto che dal 1986 la diocesi di Nardò non esiste, al pari di quella di Gallipoli, perché ambedue unificate.
Nella storia tratteggiata sul sito internet diocesano, si legge che tra gli studiosi che dibattono su quale delle due diocesi sia più antica, la maggioranza propende per la gallipolitana, che sarebbe sorta nel VII secolo, «contro l’VIII secolo di quella neritina».
Al di là dell’evidente incompatibilità tra la data riportata dal portale web e la celebrazione, i malpensanti sospettano che dietro l’errore si celi un disegno teso a «retrodatare» la nascita della diocesi neritina, molto meno antica di quella jonica. Il più qualificato per fornire lumi in proposito è sicuramente l’archivista dell’antica diocesi di Gallipoli, don Gigi De Rosa, che spiega: «Secondo la memoria storica cittadina, la diocesi nasce nel primo secolo, con la nomina di Pancrazio, discepolo di Pietro. Volendo però limitarci a notizie certe, è documentata la presenza di Dominicus vescovo di Gallipoli al concilio di Costantinopoli, di cui sottoscrisse il documento conclusivo, come risulta dagli atti conciliari».
Il concilio di Costantinopoli si svolse dal 551 al 553: la diocesi di Gallipoli esisteva, perché attestata, quanto meno 862 anni prima della nascita di quella di Nardò, nel 1413.
Ritornando alle celebrazioni, va detto che sul sito internet diocesano sono scomparsi il riferimento alla diocesi e la presenza di un delegato del vescovo nel comitato che le sta preparando. Forse un ripensamento a proposito della presenza ufficiale della curia, sicuramente utile per scongiurare il rischio d’un ritorno al clima di guerra-fredda tra parte della comunità cittadina e la curia stessa, che ha caratterizzato i primi anni della fusione diocesana e che si è chiuso con la scelta, di grande spessore storico oltre che culturale, religiosa e umana, compiuta dal compianto vescovo di Nardò-Gallipoli, monsignor Vittorio Fusco, nel momento in cui decise di farsi inumare a Gallipoli nella basilica di Sant’Agata.
La retrodatazione smentita: una disputa secolare alimentata da falsi documenti
Sulla storia diocesana un contributo può ben essere dato dallo storico locale Elio Pindinelli. «Il presupposto documentale su cui si basa la pretesa origine nell’VIII secolo della diocesi di Nardò - dice - è purtroppo, costituito da un falso documentario, compilato e diffuso da un
ben noto falsario, Pietro Polidori, vissuto nel XVIII secolo, agendo spesso in birbonesca accoppiata con Giovan Bernardino Tafuri, che tra l’altro era riuscito a contrabbandare presso il Muratori un falso Cronicon Neritinum.
Mi riferisco alla “Relatio” dell’abate de Epiphanis, poi vescovo di Nardò nel gennaio del 1413, in cui è contenuto il rimando ad una epistola di Papa Paolo I del 762, con la quale si chiedeva di differire l’elezione di un nuovo vescovo a Nardò. Che tale Relatio, “fidelis et sincera” e perciò accolta dal Coleti nell’Italia Sacra dell’Ughelli, sia stato un clamoroso falso è stato ampiamente dimostrato, così come la lettera papale di cui si dichiarava l’esistenza in originale presso la Curia neritina.
Salvo poi a correggere il tiro, sessant’anni dopo la falsificazione, affermando essere trascrizione da un originale presente nell’archivio Vaticano, nel cui fondo documentario, il riferimento archivistico citato dal Polidori, corrisponde però ad un foglio bianco».