LEGGE ANTI “CAPORALATO” – NARDO’ A RISCHIO SANZIONE
E PER QUEST’ANNO SI PREPARA ALLA “PROVA DEL 9”
Fa sempre un certo effetto quando sugli organi di stampa, su radio e Tv, social media, viene citata Nardò.
Più di frequente per qualcosa che inorgoglisce la comunità, come per ricordare, in occasione della Giornata della Memoria, che Nardò ha meritato (presidenza Carlo Azeglio Ciampi) la “Medaglia d’Oro al Merito Civile”, per aver accolto profughi di mezza Europa negli anni 1943-47. E, stando a tempi più recenti, per l’eccezionale scoperta archeologica nella Grotta del Cavallo, di reperti che riconducono e retrodatano la frequentazione umana al periodo del Sapiens Sapiens (40-45mila anni). Per questo, un dono di… natura. Ovvio, ci sono altre belle cose, ma non stiamo qui a confezionare un elenco da “Libro Cuore” neritino.
Anche perché, altri aspetti, certo meno edificanti, incalzano e ci riportano alla stretta attualità. Come nel corso del telegiornale RAI 1, servizio televisivo di qualche giorno fa, che commentava il varo della legge 199/2016 sul reato di caporalato in agricoltura. Ebbene, in cima, ma anche in coda al servizio, a storicizzare il fenomeno, veniva citata Nardò, per ben due volte, …in mala compagnia con Rignano, Borgo Mezzanone e qualche altra località pugliese, al centro del fenomeno di sfruttamento in agricoltura. Siamo d’accordo col fatto che di questa pubblicità non ne abbiamo bisogno, anzi facciamo in modo che di Nardò non si parli più. S’intende, per quanto appena detto.
Pertanto, “C’è posta …per Nardò”. Vale a dire, che il varo della legge sul caporalato che interessa precipuamente il settore agricolo, immediatamente ci riconduce e ci fa stabilire un collegamento (anche se, temporalmente, c’è qualche difformità) con l’operazione “SABR” tuttora in corso. Si ricorda che il processo “SABR” ( riguarda proprio il territorio di Nardò) è alle battute finali, con le varie posizioni in campo: da una parte l’accusa di sfruttamento sul lavoro (e con le parti civili costituitesi, tra cui un lavoratore migrante difeso dall’avvocato neritino Francesco Polo), dall’altra le aziende a dichiarare la loro innocenza.
Sicchè, alla luce del varo della legge sul caporalato, si può dire che il legislatore abbia voluto imprimere una forte accelerazione al fenomeno dello sfruttamento in agricoltura, a contrastare odiose pratiche, ponendo in questo modo precisi obblighi alla “triade” (azienda agricola, agenzia interinale, lavoratore).
In maniera succinta, spieghiamo che la legge va duro su dette inadempienze, incrociando anche il profilo penale nel caso si scoprisse che taluni lavoratori vengano sfruttati. Insomma, la legge, per come è fatta, “non ammette ignoranza” e sanziona non appena si scopre lo sfruttamento (reclusione da uno a sei anni e multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore). Si dirà, ineccepibile, poiché col varo della legge si riempie un vuoto normativo e consente di intervenire dove le vecchie leggi ordinarie risultavano inefficaci. Ma dalle proteste veementi di questi giorni (molto attivo il “Movimento per l’Agricoltura” cui hanno aderito centinaia di aziende, ma anche parti politiche), c’è il dubbio che la stessa legge (diciamolo pure, nata sotto forte pressione popolare, anche per i gravissimi fatti avvenuti, a cominciare dalla bracciante Paola Clemente “morta ammazzata di fatica”) non scivoli liscia come l’olio, richiedendo per funzionare controlli serrati che (riconosciamolo) se nono mancati in passato è perlomeno ingenuo pensare che ci saranno in futuro. Almeno tutti quelli che si rendessero necessari. E di questo dovrebbero farsi carico i vari Ispettorati del Lavoro che (magari di fronte a inevitabili défallainces) potrebbero ben dire che hanno scarso personale, che in passato ne hanno fatto richiesta e così di seguito.
Gli stessi, poi, che dovrebbero pure mettere naso nelle buste paghe, “tutte formalmente regolari” per appurare se sono vere le ore lavorate, vera la retribuzione, veri tanti aspetti normativi. Sono in grado di farlo? Diciamolo chiaramente, ci vorranno molti sforzi e in tutta la faccenda anche i lavoratori dovranno dare una mano alle Autorità e non cedere ai ricatti. La legge è stata fatta soprattutto per loro.
Da valutare comunque la forte opposizione di una parte del mondo agricolo (minacce di sciopero ), che dichiara senza mezzi termini che con questa legge si vuole fare di tutt’erba un fascio. Volendo significare che si mettono sullo stesso piano le agenzie interinali e le aziende, con quest’ultime non in gtrado di garantire la filiera di legalità che richiederanno le varie situazioni.
Chissà se è vero (più probabile che non lo sia), ma è certamente vero quello che raccomandano gli stessi responsabili del governo e gran parte del tutto il mondo sindacale, esprimendo con ciò preoccupazione: che per far funzionare la legge si dovrà (testuale) “applicarla per bene e con attenzione”.
A sensazione, per quello che riusciamo a capire e vedere in giro, può sembrare un voler mettere le mani avanti e che non sarà facile debellare un fenomeno specificamente pugliese e meridionale. Pertanto, che legge sia e avanti con la sua applicazione! Ma non ci meraviglieremmo certo se, strada facendo, qualche aggiustamento si rendesse necessario. Insomma, una legge chiara in tutto alle parti in causa (che non potrebbero più accampare scuse o alibi) e che esprimesse il vecchio e sacrosanto concetto: chi sbaglia paga. Più chiaro di così?
Infine, un dubbio. La specificità dello sfruttamento in agricoltura ha richiesto una legge. Va bene. Ma in quanti altri settori lavorativi esiste lo sfruttamento? Certamente tant’altri. E, pertanto, considerato che non si può varare una nuova legge per ciascun settore (edilizia, artigianato, servizi ecc.), apriamo gli occhi e facciamo funzionare quelle esistenti.
LUIGI NANNI