NARDO’ - IL SOTTILE FILO DELLA PAURA
Fuochi (non fatui) e furti giornalieri
Ma le “ronde” chieste non hanno senso
Se una comunità esprime disagio di qualsiasi natura è bene non sottovalutarne i sintomi e cercare la risposta necessaria. Non rispondere o (è quello che più spesso succede) far finta di niente non porta a niente di buono, facendo crescere il malessere. E’ quello che sta succedendo a Nardò “da un po’ di tempo a questa parte”, con la criminalità predatoria che alza la testa e non pare voglia fermarsi.
Non si contano le rapine, furti in case e negozi, furti d’auto (forse anche col metodo del “cavallo di ritorno). Poi c’è la “specialità neritina”, intermittente, degli incendi di auto e furgoni con una selezione fortemente sospetta. Non sappiamo se c’è qualcuno che tiene il conto. Negli ultimi tempi sono state numerose le attività commerciali ad essere sotto tiro. Per riequilibrare le sorti, si è poi pensato che non bisognava trascurare le abitazioni private. In città o al mare non fa differenza. Ne è derivata la sensazione di una diffusa insicurezza. La peggiore cosa che possa capitare.
Siamo arrivati al punto che questo genere di reato lo abbiamo come fagocitato, ma che più in là non si voglia andare. Il fatto stesso che si arrivi a non denunciare un furto è sintomatico della barbarie e dell’arrendevolezza cui ci siamo consegnati. Per iniziare, un fatto di due anni fa, quando nella zona di Vacanze Serene, alle prime luci dell’alba, furono portate via (ovvio, rubate), alcune auto di piccola cilindrata, abbastanza nuove e, pertanto, commerciabili. Dove sta la notizia? Che non si venne a sapere nulla, se non de relato, e nemmeno i giornali, nell’occasione, ebbero la possibilità di informare.
Ancor prima, con una villa devastata e “profanata” sulla costa (portati via persino i tubi in rame dello scolo delle acque e la cornice metallica che custodiva un ritratto) e con le povere Forze dell’Ordine ad allargare le braccia di fronte alla denuncia e a tanta impossibilità di presidiare un territorio così vasto. Sono in pochi, e fanno il possibile. Le richieste di rinforzo sono state pure fatte. E non una sola volta. Non c’è modo di ascoltarli e metterli nelle migliori condizioni di lavoro.
Il fatto, poi, che si invochino a Nardò le “famose” ronde leghiste, come è stato chiesto da un giovane rappresentante politico, è cosa già sentita, inutile e pericolosa, lontana da ogni impianto democratico. La possiamo valutare come una boutade. Nel senso che, sino a prova contraria, a difenderci, costituzionalmente, ci sono le Forze dell’Ordine. A tutti gli altri basterà fare il loro dovere.
Tutto ciò non significa che bisogna irridere quanti fanno una tale proposta, per quanto lontana da logica e anche efficacia poiché, facendo salve buonafede e intenzioni (non è il caso di dubitare) quella proposta può significare che il malessere è reale. Dove però si sbaglia, per l’appunto, a indicare le soluzioni. Quello con cui non si può non essere d’accordo è il senso di insicurezza che comincia a serpeggiare tra le famiglie e le tante attività commerciali in città. Non possiamo esagerare con sistemi d’allarme, porte blindate e fotocellule.
Infine, c’è un episodio che un qualsiasi cittadino di Nardò e non solo vorrebbe che fosse meglio specificato. Non si tratta di mera curiosità. Al nostro concittadino, presidente della Sgm, Mino Frasca, è stata incendiata l’auto sotto casa. E’ la seconda volta che succede.
Primo: a Mino Frasca è andata tutta la solidarietà della comunità. Doverosa. Di sicuro è stata interrogato dalle Autorità per riferire su quanto è a sua conoscenza.
Secondo: non sappiamo, però, cosa abbia detto, né se ha dato indicazioni rispetto a chi si “diverte” a incendiargli l’auto. Non si vuole nemmeno pensare che l’”ignoto 1” abbia in mente di ripetere il gesto ancora una volta.
Terzo: sta di fatto, però, che qualcosa in più, o tutto, a distanza di tempo, il cittadino pretenderebbe di sapere. Si ripete, non per mera curiosità. Insomma, è cosa che interesserebbe tutti. O no? A buon intenditore, poche parole.
P.S. Solidarietà alla giornalista Rai Mariagrazia Mazzola, aggredita e schiaffeggiata dalla moglie di un boss del quartiere Libertà (sic) di Bari, città avviata verso una pericolosissima deriva criminale. Come si ricorderà, un altro giornalista, inviato di Nemo, venne preso a cinghiate e colpito, stavolta con una testata da parte del boss Spada di Ostia. Si vede che le cose stanno… migliorando. La considerazione finale di tutta importanza: che i due giornalisti volevano semplicemente raccontare quello che succedeva in quelle due situazioni. A conferma del ruolo insostituibile del giornalismo, baluardo di democrazia e libertà.
LUIGI NANNI