NARDO' - Ci scrive Marcello Cazzante, lettore sempre attento e presente nelle vicende editoriali della portella del cuore, e noi pubblichiamo. Evidentemente siamo aperti alla pubblicazione di altre lettere che sappiano argomentare, come questa, una scelta o una propensione. Fatevi avanti: il confronto civile deve essere sempre spina dorsale della Politica.
Dopo il periodo “ Berlusconiano” che ha sprofondato l’ Italia a livello etico, politico e sociale, seguito da anni di governi non suffragati, il 4 marzo siamo chiamati al voto. E’ un esercizio fondamentale, perché sta a noi e a nessun altro, fare quadrato sulla dignità e credibilità che il nostro paese meriterebbe e perché chi è assente ha sempre torto. Passato il tempo dei “tecnici” dalle “lacrime di coccodrillo”, delle ipocrisie e dei “diktat” fiorentini (lavoro e scuola in primis), adesso tocca a noi “maneggiare” il tutto, con uno strumento elettorale appositamente “mal confezionato su misura” dai soliti noti.
Nonostante la batosta referendaria e la “promessa” di ritirarsi dalla politica, l’ ex premier, dopo una mal celata pausa di riflessione e a seguito del risultato delle primarie, continua imperterrito a “rottamare” e a distruggere i valori solidaristici di una sinistra da cui deriva il partito di cui è segretario e a finire di rompere il rapporto con l’ elettorato grazie a una legge elettorale pessima seguita dal confezionamento di liste elettorali con candidati decisi personalmente. Liste propedeutiche a una possibile futura intesa con Berlusconi, Meloni e Salvini utile pur di tornare al governo.
Proprio così, quel Berlusconi escluso dai diritti parlamentari in quanto pregiudicato, quella Meloni ex AN, ex ministro “forever young” e quel Salvini ex “prima il Nord” che ha sempre avversato il Sud con l’ultra ventennale politica antimeridionale della Lega, accompagnata da insulti razzisti. Insulti non cancellabili con un colpo di spugna dai cittadini del Mezzogiorno che sono stati ridotti in condizioni limite, con un tasso di disoccupazione giovanile di circa il 60% e un reddito pro capite inferiore di circa 5.000 euro rispetto a quello del Nord.
Politica che ha fatto pagare alle regioni meridionali il prezzo più alto della crisi nazionale, con la solita storia che la locomotiva del Nord avrebbe trascinato nella ripresa i vagoni delle altre regioni, quando invece l’ unico sviluppo può venire proprio dalle regioni depresse, come una basilare teoria keynesiana insegna. Con la retorica degli sprechi, il governo Renzi, ha di fatto abbracciato la politica leghista, chiudendo i rubinetti dei finanziamenti pubblici per il Mezzogiorno, dirottandoli al Nord per altri sprechi e ruberie: Expo, Mose e banche.
Il Sud, intanto, viene lasciato senza ferrovie, con collegamenti carenti, mortificato nella sanità e nelle università a causa del definanziamento praticato. Ecco come la depressione meridionale contribuisce pesantemente alla crisi nazionale. Un Sud, oramai stanco e stremato, che stando ai sondaggi, già in maggioranza vota per il M5S in chiave difensiva e ricostruttiva dell’ economia e della società meridionale. Questa è trasversalmente una delle preoccupazioni maggiori dei succitati, che insieme, promuovono un arroccamento anti 5S. La campagna elettorale è al culmine e senza esclusione di colpi, è giunto il tempo dei “lottatori di fumo” e del loro “promettificio” last minute, come descritto sommariamente di seguito:
Grasso, (si legge D’Alema) vuole abolire le tasse universitarie con una spesa di 1,6 miliardi circa e ripristinare l’art.18 e forse questa è la promessa meno sensazionale. Ravveduto.
Renzi (demolition man) fiero del suo Jobs Act (si legge contrazione dei diritti dei lavoratori e precariato), scommette su nuove decontribuzioni per “aumentare gli occupati”, vuole abolire il canone Rai dopo averlo messo in bolletta per farlo pagare a tutti. Bomba.
Di Maio (dangerous) conferma l’ impegno del M5S a distribuire un “reddito di cittadinanza” di 780 euro al mese ( vecchio pallino del movimento), recuperando i 17 miliardi necessari con tasse su gioco d’ azzardo, banche, petrolieri e tagli a enti inutili, pensioni d’ oro e vitalizi. Soppressione legge Fornero in cinque anni. Attacco al potere.
Berlusconi (l’incandidabile) rilancia affermando che a chi è sotto la soglia di povertà andrà un “reddito di dignità” di 1.000 euro al mese e ancora una “flat tax” al 23% (cosa che favorirebbe, guarda caso, i redditi più alti) e firma in TV, a distanza di 17 anni, un nuovo patto farsa con gli italiani. Ciclico.
Salvini (il secessionista) opportunista, si propone anche all’ odiato Sud, promette una riforma del sistema fiscale, introducendo una “flat tax” al 15% per famiglie e imprese con un costo di decine di miliardi(con buona pace del debito pubblico). Fuori i migranti dall’ Italia e soppressione delle legge Fornero in una settimana. Caterpillar.
Meloni (braveheart) al grido di “prima gli italiani” si auto proclama patriota, erede di Almirante e paladina dell’ ordine e della giustizia. Atena.
Il tutto condito da “rimborsopoli” che non è “tangentopoli”, come alcuni la vogliono far apparire, una vicenda spiacevole che comunque ha evidenziato non il reato che non esiste, ma l’ ipocrisia dei singoli che ha minato uno dei principi fondanti del movimento stellato, ma che allo stesso tempo, ha fatto sì che si conoscesse la notevole entità della somma restituita volontariamente dai 5S ( 23.000.000 euro di soldi personali, un unicum) e la reattività fulminea dei vertici che senza tentennamenti hanno messo alla porta i furbi (e non è poco) ai quali “il cavaliere” ha già aperto le porte del proprio partito.
Per tutti un’unica costante: la pluridecennale questione meridionale, non pervenuta.
Nonostante la personale idea politica, ho sempre pensato che chi ti ha deluso una volta, e non solo una, sicuramente lo farà ancora. Mi domando perché ci piacciono tanto le promesse elettorali che non fanno altro che giocare con l’ asimmetria della nostra mente, generando un illusorio riflesso condizionato. Credo che sia oramai opportuno rimanere distanti dai “canti delle sirene”, valutando la storia politica degli ultimi decenni con le sue ricadute sociali e agire di conseguenza. Ascoltare senza scomporsi, non meravigliarsi mai di niente, perché tutti sappiamo da tempo fin dove può arrivare un politico.
Le parole devono condurre al consenso, poi si vedrà. Diranno che non è così, come sempre, salvo poi confezionare al chiuso di una stanza, dichiarazioni sensazionali di dubbia fattibilità. Loro, ben saldi allo “status quo” e restii ai cambiamenti (vedi proposta Richetti), insieme ai fidi scudieri, facendo leva sulla nostra marginalità di posizione, promettono “battaglia ai mulini a vento”, polemizzano, denigrano, spettacolarizzando la sfida, come in un incontro di wrestling, dove ogni evoluzione e ben studiata.
Tutti siamo liberi di fare quello che vogliamo, ma questi “cavalieri erranti”, ad esclusione di alcuni (ai quali per ovvi motivi non si possono attribuire responsabilità di mal governo), invadono l’altrui vita, lo fanno da sempre, in modo maliardo, giocando con irrisolti problemi e annosi bisogni a cui propongono improbabili soluzioni ad effetto.
Si dice che un diamante è per sempre, di contro, credo che quest’ invasione, per nulla preziosa, non possa essere per sempre e che magari una “levata di scudi” oramai sia il caso di opporla, invitando questi Don Chisciotte della “Mancia” o della “Mangia” (fate voi), a tornare dalle loro dulcinee. Neruda scriveva: “Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’ incertezza, chi rinuncia ad inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta di fuggire ai consigli sensati…”
Ogni cambiamento ha i suoi costi. Il cambiamento non regala certezze se non quella del dubbio ma, a volte, rompere gli schemi può essere necessario per provare ad arrivare alla soluzione. Bisogna solo osare, avere fiducia nel dubbio e soprattutto partecipare, consci che se non si inizia da qualche parte non sapremo mai se potremo essere padroni del nostro futuro. Una matita è già un buon inizio perché un grido di libertà si rinnova, elezione dopo elezione e non possiamo permetterci di tradirlo.
Marcello Cazzante