NARDÒ/NOHA/GALATINA - La Municipàl è una band musicale tra le più originali della nuova generazione di artisti indipendenti. A fondarla, nel 2015, sono due fratelli, Carmine e Isabella Tundo. Insieme a loro salgono sul palco Giuseppe Calabrese (bassista), Roberto Mangialardo (chitarrista) e Alberto Manco (batterista). Da qualche giorno hanno pubblicato una nuova canzone, il terzo singolo del prossimo disco, e sono già tornati sul palco per un tour che li vedrà impegnati in tutta Italia. Ecco il nuovo video dell'ultimo singolo!
Qualche giorno fa hanno chiuso a Lecce un lunghissimo tour di oltre 200 date. Poche ore prima dell’ultima data abbiamo avuto il piacere di intervistare Carmine e Isabella Tundo.
Raccontateci brevemente come è nato il progetto de “La Municipàl” e l’origine del nome del vostro primo lavoro album
Il progetto è nato nel 2015. Isabella viveva a Roma e ci si ritrovava a suonare insieme al suo ritorno per le vacanze. Ciascuno dei due era preso da mille impegni, io i miei progetti musicali e lei l'università, e da quei momenti insieme di ritrovo passati al pianoforte, è nata per gioco La Municipàl. Il nome fa ironicamente riferimento alla polizia municipale, di cui nostro padre e i genitori di alcuni nostri amici musicisti fanno parte, ed è una sorta di omaggio alla famiglia che ci ha da sempre sostenuto. Con il tempo è nato poi, pezzo dopo pezzo, il nostro primo album "Le nostre guerre perdute". Il titolo dell'album mette in evidenza quello che è il filo conduttore di tutti i brani, le difficoltà e le realtà che molti giovani tra i 20 e i 30 anni si ritrovano ad affrontare, specialmente coloro che decidono di rimanere nella provincia, quali amori difficili, la mancanza di lavoro, la distanza da chi invece è' costretto ad andare via, il rapporto conflittuale con la propria terra.
Un lunghissimo tour è alle note finali. Con “Le nostre guerre perdute” avete macinato migliaia di chilometri in tutta Italia e la risposta, sia del pubblico sia della critica, è stata eccezionale. I premi, il pubblico e il concertone del 1° maggio a Roma. Le vostre canzoni regalano emozioni ma anche voi ne avete vissuta più di qualcuna…
Si, decisamente. Il tour è arrivato a toccare circa 200 date, regalandoci moltissime emozioni, soddisfazioni e anche riconoscimenti. Abbiamo avuto l'onore di aprire numerosi concerti di artisti del calibro di Skunk anansie, Daniele Silvestri, I ministri, Subsonica. Alcuni dei nostri singoli, tra cui “Lettera dalla provincia leccese” e “George il mio ex penfriend” sono stati inseriti nella INDIE ITALIA, playlist di Spotify con il meglio dell'indie italiano e, più di recente, con "I mondiali del '18"siamo entrati nella classifica VIRAL 50 ITALIA. Ma l'emozione più grande di tutte rimane senza dubbio sentire il pubblico cantare insieme a noi, come fosse un'unica voce, un'unica anima, che sia a Lecce, Roma o Milano.
Come nascono le vostre canzoni? Il vostro primo disco è stato molto apprezzato, nel 2019 regalerete a tutti i fan un nuovo album mentre due singoli sono stati già lanciati. Che strade prenderà la vostra musica dopo “Le nostre guerre perdute”, potete anticiparci qualcosa? C'è qualche artista con cui vi piacerebbe lavorare in futuro?
I brani nascono da esperienze vissute in prima persona o ispirate a realtà a noi molto vicine, che abbiamo toccato con mano. Sicuramente nel prossimo album, rispetto al primo, cambia l'età di scrittura e di conseguenza l'interpretazione del mondo circostante. Ci si sposta verso i 30 e il proiettarsi nel futuro diventa sempre più concreto. Più che con un singolo artista, ci piacerebbe collaborare con un'orchestra per uno dei prossimi lavori.
Il Salento si riflette in alcune vostre canzoni. Sembra un legame molto forte anche se a volte il ritratto che ne viene fuori non è del tutto positivo. Il vostro successo ha varcato i confini provinciali e anche in città come Roma e Milano il pubblico è sempre più numeroso. Cosa si prova a vedere milanesi affezionati a canzoni come “L’accademia delle belle arti”?
Tutto questo ti fa capire che in un certo senso stai andando nel verso giusto; tutto il lavoro svolto, i chilometri percorsi (e per una band che viene dal sud sono davvero tanti) acquistano significato e bellezza. Vedere ragazzi di realtà così apparentemente lontane, come quelle metropolitane, cantare i testi con la stessa intensità di un ragazzo della provincia, ti fa capire come "tutto il mondo è paese", e che uno stesso testo può assumere mille sfumature diverse a seconda di chi lo interpreta; è quello il momento in cui le distanze si accorciano.
"La Municipàl" è un po’ il simbolo del fermento della musica che parte dalla provincia. Le vostre canzoni raccontano piccole storie e toccano grandi temi di stretta attualità. Siete attenti a quanto accade intorno a voi.
Nei nostri testi emerge a volte un ritratto della nostra terra lontano da quello da cartolina delle vacanze estive, quando i turisti ripartono e tutto si svuota in quella malinconica bellezza tipica del paesino di provincia con le sue contraddizioni. Da un lato la mancanza di grosse opportunità di carriera e di crescita, soprattutto per i più giovani, dall'altro si è lontani dai ritmi frenetici delle grandi città, il tempo si dilata e conserva ancora l'identità di tanti piccoli paesi, nelle loro peculiarità, che sono un bene prezioso.
Le bellissime foto dell'articolo sono di Stefania Brovetto, trovate qui la sua pagina personale: SteBrovetto Ph
La pagina ufficiale per seguire "La Municipàl": La Municipàl