LA CAVERNA DEL NANNI ORCO - Se uno dice “Il caso Gallipoli” fa intendere che all’orizzonte non c’è nulla di buono. Perché, poi, quell’”uno” non è un tizio qualsiasi che parla ma, nientemeno, il vice ministro all’Interno Filippo Bubbico.
Per estensione, è come se l’avesse detto la Commissione Antimafia (l’ha detto), con un allarme senza precedenti su sicurezza e legalità sull’intero territorio.
Di che cosa si tratta? L’allarme riguarda la longa manus della criminalità sul turismo di casa nostra, Gallipoli in testa, l’opzione su strutture e servizi che abbondantemente si è affacciata quest’anno.
Mai avremmo immaginato che il fenomeno potesse mettere radici dalle nostre parti, dopo aver assistito al bubbone che si è insediato in tante aree del Meridione d’Italia (e, purtroppo, anche in altre latitudini). E, per conseguenza, a queste e quelle doversi aggiungere, scoprendo sospetti investimenti milionari, frutto del tanto denaro sporco che c’è in circolazione.
Ci auguriamo che si tratti di un allarme preventivo e poco importa se in qualche modo si dovesse scoprire che era esagerato. A quel punto, tanto meglio, a significare che il nostro tessuto sociale resiste e respinge l’infiltrazione mafiosa. Su questo versante, comunque, i successi non sono mai mancati, in presenza di vecchie avvisaglie, e ancora una volta bisogna riconoscere il grande lavoro delle Forze dell’Ordine, le stesse che in queste ore temono la decurtazione delle risorse e la mancanza di ogni investimento sulla sicurezza.
Ma torniamo a Gallipoli, avviata ormai a stabilire il primato (davvero invidiabile), di città e marina più visitata d’Italia. Almeno centoventimila, centocinquantamila, ma non lontani da duecentomila presenze durante la stagione estiva. Davvero, un fenomeno sorprendente. Un bel boccone per chi si è accinto a delinquere.
Ma, stavolta, c’è molto di più. Non si tratta di “semplice” manovalanza criminale, quanto di un progetto studiato dalla ditta Sacra Corona e Camorra napoletana (così il rapporto) perché interi settori del turismo passino di mano. Il business attira la malavita e a farne le spese potrebbero essere territori di grande bellezza (Gallipoli oggi, non sappiamo chi domani). Non si tratta di mere supposizioni o pensieri preoccupati.
E’ stato detto che c’è chi vuol rubare le nostre risorse, il nostro stesso futuro. Non è certo retorica. Di qui il giustificato allarme per fermare il crimine sul comparto turismo. Tutti sono chiamati in causa: operatori turistici e commerciali, professionisti di settore ma, si può dire, nessuno può dirsi estraneo alla questione. E’ quello che serve. E’ certo, comunque, che le Autorità sono già al lavoro. Sulla questione si è notata una concertazione che fa buon sperare, a cominciare dallo stesso sindaco Errico e il prefetto Giuliana Perrrotta. Con provvedimenti, è stato precisato, che dovranno avere un rigore mai visto.
Si può anche dire eccezionali, stante il clima violento instaurato, come nel caso delle pistolettate degli ultimi tempi. Una cura da cavallo che non può non vedere il sostegno di tutte le attività, dovendo assicurare trasparenza e legalità.
A cominciare – già in atto - dalla produzione seriale (come da ciclostile) di tanti certificati antimafia per aprire un’attività commerciale o turistica, un bar, un parcheggio, un lido, un locale. Cosa che basterebbe a far capire la gravità della situazione. Il vero pericolo è quello di aggirare la norma e farsi beffe di tante disposizioni. Attenzione, dunque, perché Gallipoli rischia forte.
Dalla bella città delle vacanze e del divertimento (tutto meritato), è facile passare a una nomea inquietante che non si vuole nemmeno rappresentare. E perdere in breve tempo quello che si è faticosamente costruito. Ma i pericoli ormai si conoscono e ci sono tutte le possibilità per affrontarlo. Non c’è altro da fare. E c’è altro da dire. L’infausta notizia del “caso Gallipoli” (ammettiamolo, ci ha colto tutti di sorpresa), fa pendant con il Rapporto Svimez 2013 sull’economia del Mezzogiorno. Da far paura.
In caduta libera è il Sud intero, a rischio desertificazione industriale, con forte decrescita in valori assoluti e disoccupazione galoppante (28,6%). Altre cifre allarmanti: male manifatturiero e edilizia e maglia nera (dopo il Molise) per la caduta libera dei mutui erogati per abitazioni (-5,5%). Una situazione così preoccupante da far dire allo stesso Presidente Vendola che è giunta l’ora (per il Sud) di rialzarsi e di combattere gli stessi nemici del Sud che a Sud stanno, un pezzo di classe dirigente – afferma Vendola – collusa e corrotta. Sulla stessa linea d’onda il Presidente del Consiglio Regionale Introna: “un Mezzogiorno da cataclisma, penalizzato e tartassato”. Requiem.
C’entra qualcosa con questo Gallipoli? Certo, che sì. Perché col crimine si compromette il turismo, oggi forse la più importante industria che abbiamo. A dire il vero (sempre la Svimez), giusto rilievo dobbiamo riconoscere alle produzioni di qualità nel settore agricolo (un settore in timido risveglio),con un vero boom delle esportazioni (+25% lo scorso anno). Speriamo soltanto che per il terribile batterio o fungo che sia, la xilella fastidiosa” che colpisce gli ulivi, al pari del crimine organizzato, si trovi l’antidoto e si ponga il giusto rimedio.
Luigi Nanni