NARDO'/BRUXELLES - La prima tiroide creata artificialmente porta la firma di un giovane ricercatore salentino. Si chiama Francesco Antonica, è di Nardò, e da quattro anni vive e lavora a Bruxelles. Nei giorni scorsi il suo gruppo di lavoro ha concluso un progetto che accende una grande speranza per i soggetti con disfunzioni alla tiroide.
Il neritino Francesco Antonica è un giovane biotecnologo laureato all'università di Milano-Bicocca: «Cinque mesi prima di completare gli studi accademici - rivela il ricercatore - avevo già contatti con il centro di ricerca di Bruxelles». Antonica sarebbe disposto a tornare subito in Italia a patto che «la situazione cambi radicalmente, con più risorse per la ricerca e concrete speranze per chi, con grande passione, si dedica all'attività scientifica». Proviamo a capirci qualcosa in più.
- Qual è il successo della sua ricerca, pubblicata sulla celebre rivista specializzata "Nature"?
«Il gruppo belga di Sabine Costagliola (I.R.I.B.H.M. - Université Libre de Bruxelles) è stato in grado di creare la prima tiroide funzionante in provetta. Per riuscirci, abbiamo utilizzato cellule staminali pluripotenti e la loro capacità naturale di differenziarsi nei numerosi tipi di cellule che costituiscono un organismo vivente. Dopo il trapianto in topi privi della tiroide, il tessuto tiroideo creato in vitro è stato in grado di produrre ormoni tiroidei in modo definitivo ed efficiente tale da curare l'ipotiroidismo».
- Come siete riusciti a farlo e quali sono state le principali difficoltà incontrate?
«Abbiamo ingegnerizzato geneticamente cellule staminale embrionali in modo tale da indurre l'espressione simultanea di due proteine (NKX2-1 e PAX8) che normalmente vengono co-espresse solo nella tiroide. Successivamente coltivandole in presenza dell'ormone TSH, che stimola la tiroide, si sono trasformate in cellule tiroidee. Queste cellule, però, per essere funzionanti devono organizzarsi in una particolare forma tridimensionale. Devono formare piccoli follicoli sferici con all'interno una cavità dove lo ioduro, un componente essenziale degli ormoni prodotti dalla ghiandola tiroidea, può concentrarsi prima di essere utilizzato per la sintesi dell'or mone».
- In futuro, magari anche a breve termine, sarebbe possibile generare una tiroide per gli esseri umani?
«Stiamo già cercando di impostare un protocollo di differenziazione del tessuto tiroideo umano. I tempi però si allungano. Le prospettive per il futuro sono quelle di poter utilizzare tali cellule staminali pluripotenti indotte, derivate da pazienti affetti da ipotiroidismo, per cercare di replicare i risultati ottenuti nei topi sugli esseri umani, in modo tale da metter in luce nuovi geni implicati nello sviluppo abnormale della tiroide. Inoltre, una volta che il protocollo di trapianto di tiroide umana verrà creato, in un futuro molto lontano si potrà pensare di utilizzarlo in pazienti malati di cancro qualora le ghiandole tiroidee debbano essere rimosse».
- Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«Vorrei fare un post-doc in un paese come il Regno Unito. Sicuramente rimarrò nel campo delle cellule staminali, in particolare sono interessato nello studio dei meccanismi molecolari che fanno sì che una cellula indifferenziata come le staminali decida di differenziarsi in specifici tipi cellulari.
Inoltre sarei anche attratto dalla medicina rigenerativa, e in questo caso, usare le cellule staminali per creare un pancreas in provetta che possa funzionare così come abbiamo dimostrato per la tiroide e curare una malattia endocrina abbastanza diffusa, come il diabete».
Il giovane Francesco Antonica ha scritto una pagina importante della scienza medica mondiale, donando con la sua "curiosità e passione" - come egli stesso definisce le motivazioni che lo spingono verso l'attività di ricerca - una speranza in più ai tanti malati di tiroide.