NARDO' - Dichiarazione choc, con l’aggiunta che vuole riaprire i manicomi, per i tanti pazzi che dice d’incontrare sulla sua strada. Imbarazzanti dichiarazioni che ignorano la stessa Costituzione. Sconcerto tra gli stessi suoi estimatori.

Al sindaco di Nardò Pippi Mellone che invoca la riapertura dei manicomi e en passant la pena di morte ci sarebbe subito da dire, rammentando: “chi di facebook ferisce, di facebook perisce” (su facebook il suo “pensiero”); il tutto riferito alla dolorosa vicenda di Giulia, la ragazza assassinata dal suo ex fidanzato.
Tra l’altro, bisogna aggiungere che, nel paginone-sommario sulla vicenda del Quotidiano del 21 novembre, il cronista non gli rende un buon servizio, mettendo “a fronte”, con tanto di foto da carta d’identità, le sue gravi dichiarazioni con quelle di tutt’altra natura di docenti, amministratori, politici di livello nazionale che, sul tema della violenza alle donne argomentavano con passione, con proposte di chiamata in causa di famiglie, scuola, società tutta.
Non so poi immaginare cosa hanno pensato leggendo il post di Mellone. Sta di fatto che dal “confronto” tra i diversi soggetti ne esce un quadro preoccupante, dove Mellone fa la figura dell’alieno, calato in terra per depositare i suoi foschi propositi. E, per stare alle date, una regressione di oltre ottant’anni, considerando la cancellazione in Italia della pena di morte dalla Costituzione del 1° gennaio 1948. Stupisce che un amministratore pubblico si avventuri su tali propositi. In quanto ai manicomi, poi, ignora la grande fatica di tutto l’ordinamento sanitario degli ultimi decenni, la grande civiltà che ha portato ad abolirli, grazie alla visione e lungimiranza dello psichiatra Franco Basaglia e tutto con legge entrata in vigore il 13 maggio 1978!
Del resto, la vicenda che ha scosso l’intera comunità nazionale non meritava di accogliere pronunciamenti choc e desueti come, volendo ripetere, per la riapertura dei manicomi e istituire la pena di morte in Italia! Cominciando, evidentemente, col ragazzo in questione, Filippo, l’ex fidanzato che ha ucciso la povera Giulia. Immaginando un sottotesto per dire che, da sindaco di provincia gli fosse poi data possibilità di diventare Primo Ministro e anche di più, semmai con un “superpremierato” da sballo, (altro che Meloni!), farebbe “cose buone” in quella direzione, per l’appunto, rinchiudendo i tanti pazzi che dice esserci in giro, e soprattutto manderebbe a morte quanti si macchiano di omicidio, come nel caso di Giulia. Prendiamola alla leggere ma, sindaco, non si usano certe parole!
Un fatto grave, ad essere indulgenti, voce dal sen fuggita, di cui probabilmente il sindaco Mellone sisarà già pentito, ammettendo sulla questione la sua esuberanza emotiva. Per poi sottolineare il fatto (l’aspetto più importante) che il suo intervento è un concentrato di grumi che tardano a riconoscere la stessa evoluzione sociale e politica del Paese, non tengono conto degli apprendimenti “civili” che hanno formato intere generazioni, ignora quanto s’è fatto (lo recita la Costituzione!) per costruire un Paese di uomini e donne liberi approdati alla democrazia con la lotta al fascismo.
E, dunque, intervenendo in quel modo, invocando la riapertura di manicomi e oplà, invocando la pena di morte, obiettivamente si mette da sé, volontariamente, fuori dal consesso democratico, ampiamente riconosciuto. Per inciso, da avvocato qual è, sbaglia doppiamente, sul voler dare la pena di morte “quando non c’è nessun dubbio sull’autore!” Sbrigativo. Credo che Mellone voglia almeno aspettare la conclusione del processo, prima di mettere il cappio al collo dell’ex fidanzato di Giulia!
Qui non si tratta della libertà (sic!) di esprimere la propria posizione, quanto di monitorare la reazione che queste dichiarazioni scomposte possono generare e che hanno inteso solleticare sentimenti negativi e bassi istinti. Colpisce anche il non tanto velato disprezzo per tante competenze (diremmo, già passate al vaglio, riferendoci ai grandi studi di sociologia, psicologia e anche psichiatria). Una posizione, se ne può essere certi, che ha spiazzato tanti suoi fedeli elettori.
Ed ecco Mellone: ”quando sento molte analisi sociologiche, tanti intellettuali indaffarati a illustrare le ragioni, come le migliori menti della nazione intente a scavare nelle ragioni più profonde, mentre i telegiornali ogni giorno raccontano storie sempre più assurde e dolorose”.
Periodare un po’ contorto e anche altezzoso, da non capire dove voglia andare a parare. Nessuna preoccupazione, è lo stesso Mellone a darci la ricetta: “col pragmatismo (ipse dixit) che tutti mi riconoscono (al solito, esagerato), io penso che vadano riaperti i manicomi (o come diavolo li volete chiamare!) perché le strade sono piene di pazzi autentici e, per dar retta ai perbenisti, la povera gente piange lacrime amare. E penso pure che bisognerebbe riformulare l’educazione, insegnare e bla bla bla …ma poi di fronte a delitti efferati come questo (Giulia ndr) (quando non c’è nessun dubbio sull’autore!) io sono per la pena di morte ”.
E’ così incredibile quello che è stato detto da dubitare che il cronista abbia riportato esattamente le sue parole; alternativamente che non sia attribuibile al sindaco il post “monstre” e ci sia stato fraintendimento. Purtroppo non è così!
Alla fine, forse è bene (e forse no) che sulla vicenda (le gratuite dichiarazioni di Mellone) cada un mesto silenzio, anche perché c’è una disomogeneità evidente, una mancanza di temi tali da favorire un possibile dibattito. Come si può parlare di manicomi quando la civiltà (occidentale!) li ha ormai relegati nel dimenticatoio e invocare la pena di morte ( il sindaco avrà senz’altro letto qualcosa di Cesare Beccaria, sentito parlare di rispetto della dignità umana, della libertà individuale; della sacralità della vita) oggi fosco retaggio di regimi dittatoriali? E dunque, Mellone l’ha fatta grossa, ma non è questo il tema, fintantochè tali opinioni restano confinate in un ambito di cerchia ristretta, in questo caso addirittura personale. La cosa che invece bisogna considerare è quella di non essere svagati e indulgenti di fronte a simili dichiarazioni. Trovando anche l’occasione per dirglielo.
Luigi Nanni