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UN ALTRO RICORDO - Scritto dall'ingegnere Pantaleone Pagliula

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NARDO' - "Cari amici, In questo giorno del 25 Aprile c'è un'altra Liberazione, meno nota, meno popolare, ma che non va dimenticata".
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E' quella degli IMI, gli internati militari italiani che dopo l'8 settembre 1943 avevano detto no con coraggio e sapendo di rischiare.

Sono circa 650mila persone che furono catturate e mandate nei campi di lavoro nell'area del Reich (Germania, Austria, Polonia e Cecoslovacchia) da cui non tornarono in 50mila. Gli altri soldati alla Liberazione dell'aprile del 1945 tornarono dopo aver fatto le famigerate 'marce della morte' lungo tutte le strade dell'Europa centro-orientale, in condizioni di grande disagio, psicologico oltre che fisico.        

Rimisero piede a casa e vollero dimenticare così come tanta parte degli italiani. Voluto da loro stessi o dalla società cadde l'oblio su quelle migliaia di ex militari internati, chiusi nel silenzio della loro brutale esperienza.

Gli Imi, in base all'accordo siglato il 20 luglio 1944 tra Hitler e Mussolini, da internati militari divennero 'lavoratori civili' e questa trasformazione rese più efficiente lo sfruttamento coatto da parte della Germania, in violazione di ogni residuo di diritto internazionale. Lavorarono nelle fabbriche, nei campi, nelle miniere e nello sgombero delle macerie, si svegliavano prima dell'alba e scortati da guardie armate percorrevano a piedi i luoghi di impiego.

Dopo l'annuncio dell'Armistizio dell’8 settembre con le forze alleate, letto alla radio dal maresciallo Pietro Badoglio, centinaia di migliaia di soldati e ufficiali, disorientati dal caos di quei giorni e dalla mancanza di direttive furono ammassati nelle caserme e costretti a consegnare le armi ai tedeschi. Stipati nei treni, 40 e più in ogni vagone senza possibilità di sdraiarsi e dormire, vissero, in alcuni casi anche 15 giorni, una situazione di fatto insostenibile. Dopo la terribile prigionia nei lager tedeschi gli ex deportati sopravvissuti tornarono in modo confuso e dopo estenuanti giorni di viaggio, vennero convogliati per essere avviati alle loro case.

Per onorare questi nostri cari vi invitiamo a visitare il Museo della Memoria e dell’Accoglienza di Santa Maria al Bagno di Nardò dove ci sono foto, riconoscimenti e memorie di IMI della nostra città e provincia che per un coraggioso NO hanno dato un importante contributo alla nascita della Repubblica e rappresentano oggi una delle forme più alte di opposizione pacifica e convinta al fascismo e nazismo.

Famigliari degli IMI