NARDO' - Grazie a Dio per avermi permesso di incontrare monsignor Vittorio.
L'anno della sua nascita al Cielo coincideva con l'inizio del mio "cammino missionario" verso l'Albania e, poi, il Kosovo, in quell'anno fortemente segnato da una terribile ed atroce guerra!
Era maggio... partii con la sua benedizione - non ero ancora entrato in seminario ma da qualche tempo gli avevo già confidato di pregare (anche) per me, per meglio capire cosa realmente mi stesse chiedendo il Signore Gesù - lui era ricoverato in ospedale a Tricase e mi disse di informarlo del mio arrivo e di dargli un numero di telefono per essere rintracciato.
Così feci.
Qualche giorno dopo una suora, missionaria in Albania, mi disse, al mio rientro dal campo di accoglienza profughi, dove c'erano in particolare vecchi e bambini, - oh che ricordi! Tenerissimi e nello stesso tempo terribilissimi! - che quella mattina aveva telefonato, presentandosi, e chiedendo del "giovane Riccardo" il vescovo Vittorio e che avrebbe richiamato in serata.
Così avvenne!
Ancora mi batte forte il cuore... E gli occhi si inumidiscono...
Riccardo è il vescovo mi disse, verso la fine della cena, credo, suor Armanda (o Riccarda?).
"Pronto Eccellenza, come sta?
Sono in ospedale. Soffro. Prego. Tu come stai? Dormi? Quante ore dormi?
Eccellenza anche qui c'è tanta sofferenza... Tanti volti segnati e attraversati dal dolore e dall'angoscia, soprattutto di bambini... Mi benedica ancora! Dormo circa 6 ore poi subito al campo... Sto bene.
Figlio mio 6 ore vanno bene ma non dormire di meno... Mi raccomando (mi colpirono da subito queste parole... Avvertii immediatamente la sua profonda ed attenta umanità e paternità).
Domani mattina me lo fai un favore?
Sì, certo mi dica Eccellenza.
Al primo bambino che ti verrà incontro gli farai un segno di croce sulla fronte, gli darai una carezza e gli dirai che sono gesti come fatti dal tuo vescovo che è gravemente ammalato e che offre il suo dolore anche per lui e il suo popolo (solo il Signore sa quanta forza ho dovuto avere per rispondergli qualcosa! Ero molto commosso, mi sentivo un bambino sebbene già avessi 27 anni. Piansi, piansi tanto quella notte e, ricordo nitidamente, d'aver pregato il salmo 22: Il Signore è il mio pastore...).
Certo Eccellenza lo farò!
Grazie. Quando rientri vieni a trovarmi e a raccontarmi. Ti aspetto. Ti benedico. Buonanotte.
Buonanotte a lei".
Il giorno seguente mi corse incontro un bambino di 7/8 anni, Mohammed, bellissimo (tutti i bambini sono bellissimi, poi se segnati dalla guerra, fame, freddo, paura, sono ancora "più" bellissimi) e sporchissimo (nessun bambino dovrebbe - deve! - essere sporco!) e con le manine (mi sembra di accarezzarle ancora adesso) oltre che sporche tanto callose e tagliate.
Gli segnai la fronte, gli feci una carezza e, sebbene non potesse comprendermi, ugualmente gli dissi, lentamente, le parole del "mio" vescovo così buono e padre, mio e di lui pure...
Da quel giorno Mohammed è sempre presente nelle mie preghiere e con lui ogni bimbo e persona incontrata in quei tristissimi giorni.
Al rientro subito mi recai a Tricase dal vescovo Vittorio.
Ricordo che c'era tanta gente in sala d'attesa e molti sacerdoti. Ne conoscevo pochissimi, allora. Qualcuno mi disse più o meno così: "Puoi pure andare via... Non ti riceverà/non ti faranno entrare". Nonostante la mia estrema (allora e, verosimilmente, pure ora) timidezza, eredità della mia amata mamma Ida, citofonai e dissi, a chi dall'altra parte mi rispose, che ero Riccardo, venuto dall'Albania, per disturbare il vescovo solo per qualche minuto.
Di lì a poco ero già nella sua stanza.
Mi fermo qui... I miei venticinque lettori mi perdoneranno.
Non so, ora, scrivere quelle emozioni intense e descrivere quell'incontro.
Al rientro piansi... di gratitudine e privilegio per aver avuto a che fare con un piccolo uomo così Uomo!
(Don Riccardo Personè)