NARDO' - Non piangete anche voi quando il nostro amico americano si commuove. La fine del video, infatti, è struggente. Studenti e insegnanti potrebbero raccontare questa storia, e mostrare questo filmato, nelle classi. Anche quelle virtuali. Oggi è il giorno adatto.
Dedicare una sala del Museo della Memoria a Vittorio Perrone. Il Giorno della Memoria è ormai alle porte e Perrone, importante testimone dei fatti accaduti a Santa Maria tra il 1943 e il 1947, è scomparso due giorni fa. Ma da oltreoceano una voce apparentemente lontana chiede che la sua opera viva ancora, nel ricordo e nella testimonianza che va passata idealmente, e non solo, ai giovani. Jakob Ehrlich è nato a Sarajevo, ed è rinato a Santa Maria al Bagno.
Giovanissimo, dopo aver perso amici e parenti durante le persecuzioni razziali, arrivò nel Camp 34 allestito nella marina dall’Unrra e trovò amici sinceri. Come Vittorio Perrone con il quale correva in bicicletta tra le Cenate e Santa Caterina e che da anziano ha poi riabbracciato, in diverse occasioni. Ecco perché quel filo non si è interrotto mai, il solco dell’amicizia e della riconoscenza era ed è profondo. Tanto che oggi, dalla lontanissima Miami dove Ehrlich risiede insieme alla moglie Norma, arriva un inatteso appello video, grazie alla moderna tecnologia.
Commosso e con il volto stravolto da questa morte improvvisa dice a Vittorio: “non dovevi farci questo scherzo”. “Vorrei che una delle sale di Santa Maria portasse il tuo nome – continua – proprio una di quelle nelle quali tu hai raccontato a migliaia di ragazzi le vicende riguardanti noi profughi ospitati proprio nella località. Mi piacerebbe tornare ancora una volta a vedere il museo e mi piacerebbe sedermi nella sala “Vittorio Perrone” e ricordare i vecchi tempi.
Penso che dedicarti una sala nel museo sarebbe come vederti ancora tra noi, come sentire la tua voce amica che racconta ai giovani le vicende di oltre settant’anni fa, la storia della nostra grande amicizia, la storia della rinascita e di una vita normale dopo la follia nazista”.
Ehrlich si commuove e ricorda quando, dopo mezzo secolo, è arrivato a Nardò per riabbracciare Vittorio dopo alcuni scambi di mail: “mi sentivo a casa mia. Adesso sei andato via senza dire addio -conclude Jakob - ma devi tornare perché ti sei dimenticato di portare con te la nostra bicicletta. Ti aspetto, caro amico. Tuo Giacomo, come tu mi chiamavi”.