Cronaca

Quanto sei diventato noioso (e prevedibile), sindaco Pippi Mellone

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NARDO' - Fermatevi qua. Perché il Comune è proprietario dell'edificio ma non dei principi democratici, degli ideali e delle basi educative e didattiche di una Scuola intesa come istituzione e non come quattro muri messi in fila con un tetto sopra di essi.

Sempre alla ricerca di uno strapuntino per fare vedere che è lui a rappresentare "l'unica" destra. Sempre talmente ansioso da voler conquistare un titoletto sui "suoi" giornali preferiti. Va bene, di lavoro farai politica, lo abbiamo capito. Ma anche basta così.

L'ultima trovata. Non pago di aver deciso di abbattere la storica scuola media "I Nucleo", intitolata alla memoria di Dag Hammarskjöld (segretario delle Nazioni Unite), decide anche di non conservare il vecchio nome ma la sua giunta delibera di dedicare la scuola a Sergio Ramelli.
Sì, proprio quel giovane di destra ucciso nel 1975 a Milano e diventato un simbolo dei neofascisti di tutta Italia.
Proprio a Ramelli è legato un curioso episodio della carriera politica di Pippi Mellone: prima di diventare sindaco fu immortalato da una videocamera mentre guidava la cerimonia del "presente" a Nardò, un trito rituale degli estremisti di destra per rinvigorire le proprie origini.

Oggi, con un atto palesemente prepotente, la giunta decide al posto del dirigente, del consiglio d'istituto, dell'ufficio scolastico regionale, dei genitori e delle famiglie, degli studenti: la Melloniade decide per tutti che il nome dev'essere quello di "Sergio Ramelli".
Un nome che divide, che ha l'odore forte della politica, che tende a far litigare invece che a pacificare.
Guardate tutti i nomi delle scuole di Nardò: gli istituti sono dedicati ai padri nobili della Cultura, a grandissimi educatori e padagogisti, filosofi, scrittori, poeti.
Aristide Gabelli, Gianni Rodari, Carlo Collodi... e poi San Giovanni Bosco, Don Lorenzo Milani, Maria Montessori. Fermiamoci qua. Fermatevi qua. Anche perché il Comune è proprietario dell'edificio ma non dei principi democratici, degli ideali e delle basi educative e didattiche di una Scuola intesa come istituzione e non come quattro muri messi in fila con un tetto sopra di essi.

Mellone cerca solo i riflettori, in questa ansia spasmodica di apparire. Anche in questo caso i nomi vengono usati, lanciati in pasto dei polemisti e dei giornali.
E poi vuole spostare l'attenzione da quella che è la sua vera preoccupazione: l'impopolarità dell'abbattimento del vecchio edificio e il posizionamento della nuova scuola in mezzo ai palazzoni della zona 167. Una follia fatta solo in onore del denaro piovuto grazie al Pnnr. 
Non c'è afflato ideale, non c'è uno sguardo verso il futuro. Solo un cupio dissolvi di un uomo sempre più ansioso nel vedere spegnersi la fiamma (ci sta!) di questa sua politica di continui rilanci, di fibrillazioni nervose nei confronti dell'elettorato. Un'ansia drogata da continue aspettative e novità, ma una più balorda dell'altra. Uno strumento di distrazione di massa in un rotolamento scomposto e fangoso nel quale sta scivolando buona parte di una comunità che è stata spesso unita, volenterosa e intonata.

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