NARDO' - Arriviamo alla fine del viaggio di Laura Manieri e Lelè Pagliula. Grazie a loro anche a nome delle migliaia di lettori che hanno letto il loro reportage. Li salutiamo con queste frasi: "Gli occhi delle persone che abbiamo incontrato in Armenia ci chiedono con la loro speranza, la loro gioia e la loro bellezza di continuare a parlare della loro storia e della loro verità. Un augurio per noi tutti, insieme alla nostra città, è di percorrere il ponte costruito dall’Uomo Santo Gregorio che ha dato tanta forza, identità e cultura al suo popolo e a noi tutti".
IL GENOCIDIO DEL POPOLO ARMENIO
E’ fondamentale dare un accenno storico a cominciare dal 1800 per aiutare a capire le diverse ondate di sterminio ai danni del popolo Armeno.
L’immenso Impero Ottomano alla fine del XIX secolo è in uno stato di completo disfacimento. La corruzione serpeggia in ogni angolo dell’impero che vede scomparire i suoi domini in Europa con la nascita, dopo secoli di barbara oppressione, degli stati nazionali balcanici. I Turchi, che si erano installati nell’Anatolia di millenaria cultura greco-armena, temono la possibilità di rivendicazioni elleniche sulle coste dell’Asia Minore e soprattutto la nascita di una nazione armena.
Con la salita al trono di Abdul Hamid nel 1876, l’impero ottomano conta una forte presenza cristiana insieme a minoranze etniche costituite da greci, armeni e assiri. Gli Armeni sono concentrati nell’est dell’impero e non richiedono l’indipendenza ma solo uguaglianza e libertà culturale. Abdul Hamid viene duramente sconfitto dai russi ma le conseguense per l’impero non sono gravi poiché il primo ministro inglese Disraeli, spinto dal favore verso i Turchi dell’Inghilterra, fa in modo che non si venga a formare uno stato libero Armeno. Dopo che l’Inghilterra ottiene l’isola di Cipro, il sultano, temendo una futura ingerenza europea nella questione armena con la conseguente perdita di territori, dà inizio alle repressioni che portano all’uccisione tra il 1894 e il 1896 dai due ai trecentomila armeni ad opera dei battaglioni curdi appositamente costituiti dal sultano. Inizia una campagna di conversione forzata all’islam degli armeni che fallisce completamente e provoca forti persecuzioni e ondate migratorie. Inizia una grande serie di massacri che durerà almeno trenta anni sotto tre diversi regimi turchi con un immobilismo dell’Europa, dove ogni nazione ha paura che un’altra assuma maggiore rilevanza nello scacchiere caucasico e medio orientale.
Un nemico dell’Armenia molto più temibile del sultano, è stato il movimento dei “giovani turchi “ ed il loro partito “ Unione e Progresso “ imbevuto da dottrine socialiste e marxiste adattate per compiacere la strategia del sistema turco. I giovani turchi dal marxismo avevano ripreso la volontà di uguaglianza, ma concepita in modo che, per essere tutti uguali, devono essere tutti ottomani e per essere ottomani tutti dovevano essere turchi e musulmani. Per l’attuazione di questo principio che doveva portare alla formazione di un unico blocco megalitico turco, l’unico ostacolo era costituito dagli Armeni e dai Curdi.
Per i “ giovani turchi “, i curdi potevano essere facilmente assimilati non possedendo una forte identità e cultura mentre gli Armeni dovevano essere annientati ed eliminati perchè oltre ad essere cristiani, possedevano una cultura millenaria, professavano un’altra religione e avevano una loro lingua e alfabeto.
Quindi i “ giovani turchi “ avviarono una prova generale del genocidio nell’Aprile del 1909 eliminando oltre trentamila armeni. Poi tramite una dittatura militare pianificarono un genocidio perfetto imponendo il principio della omogeneizzazione della Turchia tramite la forza delle armi e organizzando una vera e propria macchina di sterminio di massa. Il sanguinario ministro della guerra Enver assoldò un corpo speciale composto da trentamila avanzi di galera che provocando trasferimenti forzati e azioni di guerriglia fecero massacri senza lasciare traccia. Iniziò una ignobile follia, un genocidio apparentemente mascherato che gli armeni chiamano METZ YEGHERN ( il grande male ) che portò in sei mesi allo sterminio di due milioni di armeni.
Nel museo dell’olocausto abbiamo annotato le modalità e gli scopi stabiliti dai turchi per lo sterminio:
- Eliminazione del cervello della nazione armena con l’arresto il 24 aprile 1915 degli esponenti dell’elite culturale armena. Intellettuali, deputati, prelati, commercianti,professionisti saranno deportati all’interno dell’Anatolia e massacrati.
- Eliminazione della forza della nazione armena. Gli armeni dai 18 ai 60 anni vengono chiamati alle armi. Questi da bravi cittadini si arruolavano e subito dopo vengono disarmati e a gruppi di cento isolati e massacrati. Di 350.000 soldati armeni non si salverà nessuno.
- Eliminazione di donne, vecchi e bambini. Nei luoghi vicino al mare e nel lago di Evian si procedeva all’annegamento sistematico di donne, vecchi e soprattutto bambini. Lo sterminio veloce e diretto per annegamento veniva applicato nelle zone in cui incombeva l’avanzata russa per il timore che alcuni si potessero salvare.
- Deportazioni e massacri. Si avviava la deportazione motivata dall’esigenza di spostamenti da zone non protette dalla guerra. Si costringevano gli armeni ad abbandonare le loro case e i villaggi che poi i curdi e i turchi confiscavano e depredavano dei beni. I convogli venivano privati dei carri per poter eliminare facilmente le persone per fatica e senza dover usare proiettili, venivano sempre attaccati e depredati e il bottino veniva diviso tra lo Stato e dato in premio agli esecutori materiali. Alle donne, se non venivano uccise e violentate, veniva data una possibilità di salvezza se si convertivano all’Islam, sposavano un turco ed affidavano i loro figli allo Stato. I pochi superstiti venivano portati nei campi di sterminio in pieno deserto, poi stipati in caverne, cosparsi di petrolio e bruciati vivi. Nel museo dell’olocausto a Yerevan abbiamo letto il rapporto del 1917 del medico militare tedesco Stoffels che racconta di avere visto, in grande numero di villaggi, chiese e case dove giacevano corpi bruciati e decomposti di donne e bambini. I corpi di queste vittime non sono stati identificati e non hanno trovato ancora sepoltura.
Il mausoleo innalzato dagli Armeni a Deir el-Zor a ricordo del loro olocausto è stato raso al suolo dai miliziani dell’Isis nell’autunno del 2014. L’Auschwiz degli Armeni non esiste più.
Abbiamo ancora negli occhi le foto che abbiamo visto nel Museo dell’Olocausto di Yerevan. Fotografie di stragi, violenze e carneficine di innocenti. Riflettendo su quanto abbiamo visto nei giorni della nostra permanenza in Armenia siamo sempre più convinti che la storia di questo popolo fatta di continue violazioni dei più sacrosanti diritti di umanità, di religione e nazionalità non morirà mai. Abbiamo fede che la giustizia per questo popolo risorgerà come le sue croci sempre di più e sarà sempre più viva.
Gli occhi delle persone che abbiamo incontrato in Armenia ci chiedono con la loro speranza, la loro gioia e la loro bellezza di continuare a parlare della loro storia e della loro verità. Un augurio per noi tutti, insieme alla nostra città, è di percorrere il ponte costruito dall’Uomo Santo Gregorio che ha dato tanta forza, identità e cultura al suo popolo e a noi tutti.