NARDO' - In questi ultimi tempi è stato scritto tanto sull’Ospedale di Nardò e sulla sua imminente chiusura, però quello che nessuno ha avuto il coraggio di dire il perché oggi si giunge a questa sentenza perentoria e rigida da parte degli organi amministrativi regionali.
Il perché è stato così facile da parte della regione Puglia decretare l’interruzione di un pubblico servizio sanitario.
E badate non sono qui nella maniera più assoluta a giustificare nessuno dei politici che hanno deciso con un tratto di penna di eliminare un’esperienza sanitaria significativa ed importante per la nostra comunità e non solo. Ma bensì cercare di indagare in una chiusura annunciata già oltre 10 anni prima, quando un “famoso” direttore generale, oggi politico ritornato in auge, decise di farsi truccare le carte, d’accordo con i dirigenti locali sanitari ed amministrativi, con un’operazione congegnata per dimostrare alla Regione Puglia che ostetricia, nido e pediatria dovevano sparire da Nardò.
Se vogliamo il declino è iniziato allora, ma per ricercare meglio e bene ed esporre la verità vera sulle effettive ragioni politiche e sanitarie bisogna rifarsi ad ancor prima quando nel nostro Ospedale c’erano due baroni: si appunto due grandi potenti ”signori”, (signori si fa per dire) feudatari che per più di trent’anni hanno fatto il bello e il cattivo tempo.
Primari-Baroni che hanno rivestito ruoli e incarichi amministrativo-sanitari tanto da far convergere su di sé funzioni di più primariati, mansioni multiple che facevano si che l’Ospedale non crescesse di Divisioni e servizi sanitari.
Infatti per decenni non si sono fatti concorsi per direttore sanitario, per coordinatore, per primario di nessuna delle poche Unità Operative esistenti perché i politici locali dei vari consigli d’amministrazione prima e comitati di gestione dopo la riforma del 1978, d’accordo con quelli sindacali, hanno lasciato che i “DUE” despoti decidessero sulla testa di medici, infermieri, ausiliari e ovviamente quel che è peggio dei cittadini.
Pensiamo per un attimo ai ricoveri lunghi, a tutte quelle persone che senza avere nulla di veramente patologico stazionavano in Ospedale per mesi, solo perché amici- clienti paganti, conoscenti dei baroni.
O pensiamo alle visite che per decenni sono state incamerate dai baroni senza versare nulla all’Ospedale.
O ancora a tutti quegli incarichi dove per ogni funzione c‘era un’indennità d’oro, alla faccia del bandire un nuovo concorso.
O peggio dello scegliere e selezionare un infermiere in base al suo credo politico e sindacale: ma quel che è peggio in base al suo silenzio o deliberata incapacità di parlare.
Ma intanto i cittadini erano ignari e non hanno mai saputo la verità, se non avanzare qualche pallida ipotesi su ciò che accadeva in quel Presidio, magari se eroicamente veniva raccontato dal sottoscritto, puntualmente e sempre smentito dal sindacalista lecca piedi di turno.
Ad ogni professionista serio ed esterno che si avvicinava per intraprendere una carriera professionale nel nostro Ospedale o al semplice medico che avesse l’ardire di avanzare con coraggio un cambiamento, anche piccolo, nel metodo e nel merito, veniva stroncato e represso e messo in condizioni di andare via e non nuocere all’andazzo di una pratica medica che era irta e velenosa costruita ad hoc per avere un tornaconto ed un profitto solo per baroni e pochi eletti.
Questo è stato per decenni il Presidio Ospedaliero di Nardò, un centro di potere, un luogo buono dove arricchire uomini associati ai vari clan e logge massoniche locali che tenevano sotto ricatto e soggiogavano politici e sindacalisti felloni.
Una vera e propria ragnatela di interessi, che aveva sede all’esterno del Nosocomio, che collocava i suoi uomini dove meglio credeva, che con i politici aveva stabilito un patto di non belligeranza o peggio di non intrusione ed ingerenza perché si sa quando sono i poteri occulti che dispongono c’è poco da fare.
Dunque queste le ragioni della mancata crescita sanitaria dell’Ospedale di Nardò.
Sempre ci siamo chiesti ma perché a Nardò non c’è mai stata la cardiologia, una unità coronarica, un centro rianimazione, una chirurgia d’urgenza, ecc…. il motivo è semplice quando si poteva costruire, come tranquillamente è stato fatto con i Presidi vicini, c’è chi lo ha impedito con forza perché altrimenti perdeva potere.
E siccome perdere potere non è mai stato nella cattiva indole di certi, anche se piccoli, autocrati specialmente se medici che per classe, chiusa in sé, avevano costituito fin dagli inizi del secolo scorso un mondo a parte dove nessuno aveva il diritto di interferire e disturbare.
Allora ecco spiegato che se oggi Nardò è privo di assistenza sanitaria e lo sarà ancor di più tra qualche mese lo dobbiamo, oltre che ad una politica sanitaria regionale fallimentare e disastrosa, ad una cattiva gestione locale che risiede nelle ragioni e nei fatti sopra illustrati.
Maurizio MACCAGNANO