NARDO' - I rapinatori “sfacciati” vengono arrestati per il colpo al “Re dell'oro” di Nardò che fruttò 160mila euro in ori, orologi e pietre preziose. Ai ferri sono finiti Marco Russo, già agli arresti domiciliari per esser stato fermato, in flagranza di reato, durante una rapina a Martina Franca il 21 agosto nella gioielleria “Kloof”, e Davide Di Lena un sorvegliato speciale già noto per reati specifici e ricorrenti.
Nonostante la giovane età, 21 e 23 anni, i due brindisini in trasferta a Nardò si comportarono da veri professionisti: era il tre agosto quando, ad un quarto alle undici, i due entrarono nella gioielleria di Massimo Quintana.
Attesero pazientemente che una coppia con un bambino di pochi anni andasse via dal negozio, facendo finta di mostrarsi interessati all'acquisto di alcuni monili.
Poi, all'uscita della coppia di futuri sposi, scatenarono il finimondo: una giovane commessa venne presa per il collo con la minaccia di una pistola alla tempia; il proprietario strattonato e malmenato dal secondo malvivente che lo stese per terra legandogli, poi, mani e piedi con alcune fascette nere in plastica utilizzate nel giardinaggio e nell'edilizia. Stesso trattamento venne riservato alle altre due commesse e, ad ognuno dei presenti, venne tappata la bocca con il nastro adesivo.
In cinque minuti, infine, i due riempirono alcune borse con ori e gioielli, lasciando sugli scaffali solo argento e collane di perle, per un valore commerciale complessivo di circa 160mila euro.
Fu lo stesso Quintana a liberarsi insieme ad una commessa e correre, a piedi, verso il commissariato che dista dal negozio solo un centinaio di metri.
Da quel giorno parte l'attività investigativa della polizia di Stato che incontra il punto di svolta quando gli uomini della questura di Brindisi effettuano una perquisizione in casa di un noto ricettatore e trovano alcuni orologi ed un “tennis” che appartenevano al bottino neritino. Ed è il primo tassello.
Il secondo arriva con la comparazione di altre rapine effettuate nel brindisino mentre l'ultimo pezzo del rompicapo va al suo posto grazie all'arresto effettuato a Martina Franca: il gioielliere neritino visiona le foto segnaletiche dell'arrestato e del suo presunto complice e riconosce gli autori della rapina consumata ai suoi danni. Operazioni effettuate con la collaborazione della Squadra mobile di Lecce e sotto il coordinamento della Pm Carmen Ruggero.
De resto Quintana ci aveva visto (e sentito) giusto sin dall'inizio quando aveva riferito agli investigatori, senza alcuna perplessità, che i due si esprimevano con un inequivocabile accento brindisino.
Tre giorni fa il Gip Alcide Maritati ha emesso un’ordinanza di carcerazione che gli agenti hanno eseguito nella notte per Russo, che era ai domiciliari. Mentre Di lena, sorvehgliato speciale, è stato acciuffato a Brindisi. Per entrambi i reati contestati sono molto pesanti: sequestro di persona e rapina aggravata.
SCHEDA
“Nessuna impronta digitale, nessuna traccia lasciata sul posto: hanno avuto anche la fortuna che il sistema di videosorveglianza fosse dalla loro parte, perché rotto, malfunzionante”. Il commissario di Nardò, Leo Nicolì, con queste premesse, evidentemente non sperava in una felice conclusione di questo brutto episodio. Ma la “sfacciataggine”, così la definisce, dei due che arrivarono a Nardò, in pieno centro, ed entrarono nel negozio a volto scoperto li ha traditi. “L'accento – dice – e poi le fattezze del volto che molte persone hanno avuto modo di osservare per parecchi minuti”.
Ma è l'attività investigativa che dà il colpo di grazia all'ardire e alla spregiudicatezza dei due, giovanissimi ma dediti alle rapine per mantenere il proprio tenore di vita ma anche per “vizio”, come i criminali degli anni Settanta. Russo, in particolare, nato a Pompei e residente a Brindisi, proviene da una famiglia perbene, di impiegati, e non ha certo di bisogno di rubare per campare.
I due sono apparsi, agli inquirenti, impuniti e determinati: le commesse raccontavano che i due facevano veder loro le pistole e mostravano il caricatore. Quasi a dire: “meglio se state buone”.
Ma Nardò è una tappa privilegiata per i delinquenti in teasferta, soprattutto brindisini? La cruenta rapina ai danni di Arte Orafa di Davide Ronzino, il 4 novembre dell'anno scorso, sembrerebbe confermarlo. Anche in quel caso l'autore materiale, Davide Piliego, risultò essere brindisino ed anche in quel caso venne arrestato dalla polizia.
Nicolì non conferma: si tratterebbe di trasferte occasionali. E, per la verità, l'impressione è proprio che i delinquenti, nei due espisodi che non hanno alcun collegamento tra loro, abbiano deciso di prendere di mira le gioiellerie di Nardò con una certa casualità, sol perché animati dalla propria spregiudicatezza. Entrambe le gioiellerie, infatti, sono state assaltate in orari centrali e si trovano, entrambe, a cento metri dal commissariato. Veramente un azzardo.
Concludiamo con il gioielliere: la soddisfazione di Quintana per la cattura dei due c'è ma resta circoscritta perché la sua merce chissà dov'è, e i tre orologi col tennis rappresentano una porzione minima del bottino. Per altro si trattava di beni non assicurati per cui s'è trattato di un brutto colpo per il commerciante neritino.
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