NARDO' - Domani la giunta regionale approverà le linee di indirizzo per i piani industriali. E subito dopo licenzierà i nuovi piani di riclassifica, chiudendo una vertenza storica che riguarda l’agricoltura pugliese: quella dei Consorzi di bonifica, che negli ultimi vent’anni si sono trasformati in un buco nero per l’impossibilità di incassare gli oneri di contribuenza. E contribuendo così a creare un deficit da 390 milioni di euro. Ma da Nardò suona la sirena: quanto, chi e quando bisognerà pagare? Ed è giusto che arrivi un nuovo salasso per i magri risparmi dei cittadini?
QUI NARDO'
Neritini, domani la Giunta Regionale delibererà un salasso non da poco per i cittadini pugliesi.
Infatti, il governo Vendola è pronto a varare i Piani Industriali e i nuovi Piani di Riclassifica dei Consorzi di Bonifica tra cui anche quello dell'Arneo.
Questo in "soldoni" (è proprio il caso di dire) significa che bisognerà ricominciare a pagare le cartelle dei Consorzi, arretrati compresi (per essere chiari dal 2003 ad oggi).
È appena il caso di ricordare che la voragine di debiti contratti dagli Enti in questione si aggira intorno ai 600.000.000 di euro che dovranno essere, quindi, inevitabilmente ripiantati dal solito "Pantalone".
Secondo la Regione, il provvedimento che la Giunta si appresta ad approvare dividerà equamente tali somme a seconda del beneficio che il proprietario riceve dalle opere di bonifica.
È evidente però, che i cittadini la pensano diversamente considerate le decine di migliaia di osservazioni che gli stessi hanno presentato verso i suddetti Piani.
In ogni caso una cosa è certa, questa ennesima batosta peserà come un macigno sulle già fragili economie delle famiglie neritine e pugliesi.
Noi x Nardò
Mino Natalizio - coordinatore
Paolo Maccagnano - consigliere comunale
Andare Oltre
Pippi Mellone - consigliere comunale
QUI BARI
«Siamo vicini a un traguardo importante - dice l’assessore regionale Fabrizio Nardoni -: credo che a fronte di un servizio idoneo e valido, gli agricoltori saranno ben lieti di contribuire». Mentre i due del Foggiano funzionano (quello della Capitanata chiude abitualmente i bilanci in attivo), i 4 consorzi della Puglia centro-meridionale (Terre d’Apulia, Arneo, Ugento, Stornara e Tara) sono stati commissariati dalla Regione a luglio 2011. Il compito più importante affidato al commissario Giuseppantonio Stanco era appunto la redazione dei piani di riclassifica, una sorta di piano regolatore che stabilisce chi (e quanto) paga il tributo di bonifica a fronte dei servizi offerti dal consorzio. Tutti i piani sono stati adottati intorno alla primavera del 2012: e nonostante la pioggia di osservazioni depositate dai proprietari delle aree (oltre 15mila quelle avanzate al consorzio di Ugento), il commissario ha concluso il procedimento. Ma il via definitivo spetta alla Regione, che dopo l’ultimo approfondimento ha deciso di procedere.
Il precedente tentativo di approvare i piani di riclassifica, datato 2004, finì con l’annullamento da parte del Tar di Bari: il Consiglio regionale aveva già deciso di annullare le cartelle per gli anni dal 2000 al 2002, e così dal 2003 non vengono più riscossi i contributi consortili: nei circa 400 milioni di deficit (ma è una cifra «diplomatica», destinata a crescere) ci sono anche 187 milioni di anticipazioni erogate negli anni dalla Regione che i consorzi sono obbligati a restituite.
Anche stavolta, c’è da scommetterci, i piani di riclassifica verranno impugnate davanti al tribunale amministrativo. Ma nel frattempo il commissario procedera ad emettere i nuovi ruoli, chiudendo di fatto la fase della gestione straordinaria. Il principio, sancito nelle linee guida, è che si dovrà pagare secondo un principio di equità: maggiore il beneficio che il proprietario riceve dalle opere di bonifica, maggiore il contributo che gli sarà richiesto. Bisogna però capire come verrà affrontato il problema del pregresso, che non può ovviamente essere rovesciato tutto d’un colpo sugli agricoltori senza causarne il tracollo.
Ma la strategia complessiva della Regione passa anche attraverso un contemporaneo abbattimento dei costi per l’approvvigionamento idrico. L’agricoltura, infatti, è il principale utilizzatore dell’acqua prodotta in Puglia, con pesanti ricadute sotto il profilo ambientale: l’idea è di scoraggiare l’uso dei pozzi privati (aumentando i costi, come aveva provato a fare l’Arif prima che una polemica politica bloccasse tutto), e spingere verso l’utilizzo dell’acqua affinata che diventerà molto conveniente.
Per questo motivo Nardoni firmerà a breve un protocollo d’intesa con l’Acquedotto Pugliese e con l’Arif, per destinare una quota di finanziamenti europei del periodo 2014-2020 agli impianti di affinamento. L’idea è che, abbattendo gli oneri di gestione, l’acqua affinata costerà molto poco (qualche centesimo di euro a metro cubo), e comunque infinitamente meno rispetto a quella erogata dai consorzi e dall’Arif (che già oggi costa tra i 30 e i 45 centesimi a metro cubo). «Gli emungimenti dai pozzi - ricorda Nardoni - devono essere eliminati o comunque ridotti drasticamente per preservare la falda. Allo stesso tempo, l’acqua affinata secondo i parametri della tabella 4 è utilizzabile in quasi tutti i tipi di coltivazione: questo fornirà agli agricoltori un vantaggio reale in termini di beneficio economico».