NARDO' - Le POSTE che “volano” in Borsa, debbono intervenire. E l’Amministrazione è chiamata ad avere un ruolo. In ballo, la dignità dei lavoratori e i diritti dei cittadini.
E’ proprio vero, come dalle difficoltà si possano ottenere opportunità, cacofonia compresa. Prendiamo “Una giornata particolare” alle Poste di Nardò, concentrandoci sulla “Posta Piccola”, come viene chiamata. E’quella di via Celso. Intanto una doverosa precisazione: per parlare di un personale qualificato, sempre disponibile con la clientela. E non da ieri. Una notazione non di contorno o incidentale, ma doverosa per far capire che ci si adopera, si fa sempre tutto il possibile, ma che questo talvolta non basta, perché spesso e volentieri i problemi restano insoluti e c’è chi se la prende in alto, Roma e Milano fa lo stesso, come ama sottolineare un utente di lunga attesa allo sportello, “lupescenfitescetilacapu”.
Il pesce sarebbe la Posta. E tutti a ridere. Nel senso di voler dire che persistono i problemi di organizzazione, di logistica più volte rappresentati e forse anche di personale, con risorse umane insufficienti, come in forma paludata vengono oggi denominate, per poi pretendere di offrire il meglio possibile. A denti stretti e occhi chiusi c’è l’ammissione anche di un lavoratore del settore che qualcosa non va. Siamo d’accordo. Per il resto, dovendo aspettare, rassegnati, ci incuriosiscono le argomentazioni delle persone in attesa, che organizzano artigianalmente il loro turno d’accesso. “Chi è l’ultimo” – tuona l’ultimo arrivato che, su questi ovviamente, fisserà il suo orientamento. In questi giorni (per tre volte alla Posta, ma presto ho rinunciato per la lunga fila), spezzoni di argomenti per tradire l’attesa. Per i più informati addirittura il Pnnr, ma anche l’inflazione che pochi riescono a spiegare. Per il resto si andava a braccio o a tasca, parlando dell’aumento di luce e gas e pensioni con le quali “oggi si comprano meno cose”. “Mentre – non dispiace questa osservazione – deputati e consiglieri regionali italiani sono i più pagati al mondo!”
Forse non c’è molto approfondimento, ma che importa! Sul Covid danno molti aggiornamenti e con questo non c’è più bisogno di vedere qualche stracco servizio televisivo o informarsi sui giornali. Certo, l’occhio va sempre alla porta d’ingresso, in attesa del proprio turno o della chiamata ( gli stessi operatori cercano di fare il meglio possibile per evitare assembramenti). Sì, perché succede questo, dovuto soprattutto al Covid: si entra uno alla volta, per una capienza massima di alcune unità. E’ lì che avviene la vera “prenotazione” (ma c’è anche quella online), in attesa poi di effettuare l’operazione prevista. All’esterno, però c’è da attendere sempre tanto; alcuni escogitano un rimedio, portandosi dietro un giornale, una rivista, un parente come pegno. Senza nervi, disposti anche a chiacchierare.
Gli argomenti open air non hanno una loro linearità, ma concretezza sì, poiché ciascun utente in rassegnata attesa imbastisce un dialogo che a mano a mano si allarga, coinvolgendo altri a dire la loro. Ad esempio, cosa succede se c’è una giornata di pioggia, ma anche solamente pioggerellina vaevieni, freddo o vento forte? Una domanda retorica poichè la risposta è: niente! Non c’è una pensilina, non c’è una sedia, per giunta la strada è trafficata e c’è sempre qualcuno che vorrebbe parcheggiare d fronte alla “Posta Piccola”. La prima cosa che è venuta in mente a un combattivo vecchietto è stata questa: “non vedono che la sede è piccola, perché non si trasferiscono?”
E giù cenni si assenso, per poco non gli battono le mani. Quando si dice: il buonsenso che la vince sempre.
Ma è la lunga attesa a far soffrire, con utenti che vi hanno rinunciato due, tre e anche quattro volte a fare la fila. Molte volte si tratta di anziani accompagnati da qualche familiare, cui non fa certo bene stare in piedi per così tanto tempo. Ricordiamo il fatto che qualche sedia sta all’interno, appannaggio però, se disponibile, di chi è già entrato (ho assistito, però, al personale adoperarsi a far entrare comunque qualche persona bisognosa di riposo e persona cedere volentieri il suo posto). E qui scatta la domanda: è mai possibile che una città come Nardò abbia una “Posta Piccola” in queste condizioni? E per giunta con un orario limitato (da lunedì a venerdì 8.30-13.35 e il sabato dalle ore 8.20 alle 12.35?). No, non è possibile ma, ripetiamo, non è certo colpa del personale che – si conviene - è sotto pressione proprio per la condizione descritta. E’ ovvio che ci fosse altro personale potrebbe restare aperta anche di pomeriggio. Direte, “ma c’è anche la “Posta Grande” di Corso Garibaldi! Ci mancherebbe altro che non fosse così, ma il calcolo l’abbiamo già fatto ( e, con questo, chiariamo subito il problema). E risulta insufficiente, cioè Posta Grande più (somma) Posta Piccola, per le necessità di una popolazione così importante. Quella di Nardò. Perché poi. alla fine, è un fatto di numeri, di rapporto che si deve considerare. E considerare – cosa da tenere ben presente – l’aumento esponenziale dei servizi negli ultimi anni, le Poste che volano in Borsa e sono temibili concorrenti per le stesse banche. Insomma, alla Poste non si va soltanto per pagare la bolletta della luce!
E, dunque, qui c’è un problema da risolvere, chiamando in causa tutte le Autorità competenti, a cominciare ovviamente dalla stessa Amministrazione Comunale che deve adoperarsi per alleviare i disagi dei suoi cittadini. In contemporanea o a seguire l’Ente Poste e sempre per le stesse necessità rappresentate. Come nel caso delle pensioni di questi giorni. Chiamiamolo “pensioni dimezzate” o, più precisamente, “a rate”, ridotte sensibilmente al momento dell’erogazione. Non che ci fosse un re-editto alla Amato (ricordate, quando il ministro Dc del tempo, con uno scippo, impoverì i poveri cristi togliendogli nottetempo il 6 per mille dai poveri conti correnti?). No, non è successo questo, soltanto che al momento della riscossione tanti pensionati si sono sentiti dire che potevano riceverne soltanto un terzo, una metà della pensione. Non c’erano soldi sufficienti in cassa. E’ stato così necessario tornare in Posta un’altra e un’altra volta ancora. Forse un’emergenza inaspettata, più probabile una mancata accortezza, per utenti “deboli”, senza grande forza contrattuale. Facciamo in modo che ciò più non succeda.
Ma queste sono le considerazioni del cronista che sta al calduccio e non deve ritirare la pensione, troppo cauto nelle sue considerazioni. Ma gli altri? Quelli della “Posta Piccola” che si lamentano della cosa, non si danno pace e poi si quietano, rassegnati. Per tornare all’attacco e fare le loro proposte. Ne hanno per tutti: governo, partiti, sindacato. C’è chi si infervora e per farsi capire abbassa un po’ la mascherina. Scatta anche un moto di solidarietà nel drappello in attesa. C’è chi fa amicizia istantanea, una ragazza potrebbe anche trovare lì il suo fidanzato, parlicchiano, si vede che sono in sintonia. Sintonia in altri due di pari età (però, avanzata); per poco non ci scappa un invito a pranzo. Ma l’orologio resta la stella polare, ma anche la loro dannazione; lo si guarda continuamente quasi a chiedergli aiuto.
P.S. Abbiamo voluto parlare semplice, senza entrare in tanti tecnicismi che l’argomento pure contempla, però registrando “de visu” un problema che in tanti conoscono. Potevamo interpellare la Direzione delle Poste (la Sede Centrale) per avere, come si dice, un quadro esauriente della situazione, ma per intanto non l’abbiamo ritenuto urgente e nemmeno necessario farlo poiché, per quello che s’è visto e appurato “ sul campo” (attenzione: non si tratta di giorni o settimane, della solita emergenza che poi “rientra”), tutto ciò basta e avanza. Ovviamente siamo sempre interessati a quello che le Poste (ma anche l’Amministrazione Comunale) vorranno dire, soprattutto sulla necessità di risolvere criticità che si protraggono da sin troppo tempo.
LUIGI NANNI