“IL CAVALLO DI TROIA” DI BERLUSCONI
Ovvero, il grande bluff (per la sinistra il rischio del trabocchetto)
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Per comprendere bene il senso di questo articolo bisognerebbe sapere come si gioca a poker, in subordine può bastare lo stesso titolo in alto, aiutandoci con quella reminiscenza storica e ricordando come tutto si è svolto. E, dunque, ne capiamo il senso anche solo scorrendolo. Sì, perché, secondo una vulgata, di un tale personaggio, di Berlusconi, non si dovrebbe nemmeno parlare, tanti e tali sono stati i suoi inciampi, le sentenze passate in giudicato (altri processi alle porte), a cominciare dalla c.d. legge ex Cirielli, legge ad personam, che in molti casi è riuscito a salvarlo, grazie alla prescrizione. Ma l’elenco è davvero lungo, tra condanne (servizi sociali) e decadenze (da senatore), senza considerare la sua appartenenza alla P2 , ai presunti rapporti con la mafia, nei i contatti avuti con la stalliere Mangano e con quel Marcello Dell’Utri, trait-d’union tra Berlusconi e apparati mafiosi. Non è nemmeno inutile parlare poi del gigantesco conflitto d’interessi che nessuno, in un quarto di secolo, è riuscito e voluto intaccare.
Pertanto, accertato che non si tratta di gioco, come può venire in mente a un personaggio del genere la voglia di diventare Presidente della Repubblica? E ‘l modo ancor m’offende”, avrebbe dovuto prontamente pronunciare, richiamando Dante, ogni singolo “sincero democratico”, che certo non mancano nei vari raggruppamenti. E, invece, se ne parla quasi con deferenza, riconoscendogli legittimità a partecipare. Se ne parla, eccome! Anzi, in questo momento è la sola voce in campo, la clamorosa candidatura che ha avuto il pregio della “chiarezza”, di una “discesa in campo” (lo ha ricordato a sé stesso), che deve aver scosso altri formazioni politiche e (forse) le ha indotte a riflettere sul loro attendismo.
Ricordiamo che la sua candidatura è apertamente sostenuta da Lega e Fratelli d’Italia, oltre ovviamente a Forza Italia e che a quei voti potrebbero aggiungersene altri, da qualche “cespuglio” e segnatamente dal Gruppo Misto, verso il quale Berlusconi conta di sfondare. E si arriva al conteggio: se confermata in toto la fedeltà dei suoi, a Berlusconi mancherebbero alcune decine di voti (quindi, un bel po’) che, come si diceva, conta di trovare nel Gruppo Misto e in qualche altra sparuta rappresentanza. Ne mancherebbero, comunque, sempre un certo numero (non tanti, però). Ovviamente tutto si giocherebbe dalla quarta elezione in poi, quando basta la maggioranza semplice per essere eletto (1.009 elettori, maggioranza 505). Sempre che la situazione non venga di colpo capovolta con l’indicazione chiara e netta di Mario Draghi da parte delle maggiori forze politiche (potrebbe cominciare a dirlo con nettezza il Pd!) e in quel caso, logicamente, basta il primo scrutinio, quando Draghi sarebbe eletto con oltre i due terzi dei voti necessari. A quel punto Berlusconi rientrerebbe nelle retrovie e non se ne parlerebbe più. E’ certo, comunque, che tutto è più complicato e non siamo in questa situazione.
Il bizantinismo di questa cattiva politica è una vera fuga dalle responsabilità. Tutti gli attori paiono giocare una partita personale, attenti alle loro appartenenze, ignari del terremoto politico che potrebbe travolgere il Paese, soprattutto sul fronte del governo. Insomma, non manca tra i nostri rappresentanti il “Muoia Sansone con tutti i filistei!” Pronunciato da più d’uno ( il riferimento riguarda la possibile fine anticipata della legislatura con tutta l’incertezza dovuta alla riduzione prevista dei componenti di Camera e Senato e la certezza per tanti di non essere più eletti).
Ma sulla “novità” di Berlusconi c’è un mix di tattica e strategia e non è dato sapere quanti se ne siano accorti. Il centrodestra sa bene di essere maggioranza nel Paese ( i ripetuti sondaggi dicono ciò), da parte sua la sinistra pare prendere atto di questa nuova situazione. E lo si comprende come all’annuncio berlusconiano non si siano scandalizzati, per non dire indignati, parlando sempre della necessità di “grandi intese”, di ricercare “una grande figura”, oltre a non lasciare in pace Mattarella e ancor meno il povero David Sassoli, eretto a giusto modello, ma che purtroppo non c’è più. In questa precisa fase, generiche litanìe, ma altro è la sostanza delle cose. Insomma, tutto dice di un trabocchetto teso dalla destra.
Che – attenzione – gioca la sua partita, convinta però che Berlusconi non potrà farcela a raggranellare 505 voti. Lo sanno bene. Mancano un po’ di voti, ancor più con gli inevitabili loro “franchi tiratori”, ma che importa? Sanno, invece, Salvini e la stessa Meloni, che con quell’anticipo su tutti, Berlusconi ha reso chiara una situazione e (si vedrà) indicato una soluzione. In più, gli ha dato una sponda, nel senso dell’iniziativa presa, facendoli uscire dal pantano. Fin qui la tattica che, bisogna dire, pare aver messo tutti nel sacco. A volerla smontare ci vorranno capacità, decisione e tempi stretti. Il secondo tempo parla invece di una sorta di strategia, realizzata retoricamente con un assioma: “Visto e considerato che… e che noi abbiamo fatto il primo passo …rilevato che … non avete ancora riposto alla nostra richiesta …constatato che il cavaliere Berlusconi non gode del vostro appoggio, tenuto conto del poco tempo a disposizione … si decide di andare alla conta anche con altro candidato. Una letterina con …linguaggio amministrativo all’ingrosso, immaginando la nuova situazione.
E dunque, quale candidato al posto di Berlusconi, dopo che la sinistra ha detto di non poterlo mai votare? (però, a …bassa voce). Pari e patta. Tocca ora alla sinistra fare i suoi nomi (che con tutta probabilità la destra non accetterà)), sentendosi rispondere che questa volta il presidente spetterà ad essa (la destra). Che fare a questo punto, anche per l’incognita (!) covid che rischia di prolungare all’infinito la votazione? Si dovrà far presto, anche sotto l’incalzare della pubblica opinione stremata dalla pandemia. Fin qui il pallino l’ha avuto sempre la destra; in tutto il periodo non l’ha lasciato un minuto alla sinistra (nicchia su Mario Draghi che, ripetiamo, farebbe saltare il banco e rimanderebbe al loro posto i modesti duellanti).
Si torna al punto di partenza, con la destra che può far valere il disegno messo in atto. In che modo? Indicando uno, due, tre, quattro “suoi” “apparatcik” ( esempio: uno di questi potrebbe essere Marcello Pera, ex senatore di Forza Italia, un altro la Presidente del Senato Alberti Casellati (e avremmo finalmente una donna!). Come si farebbe a dire di no? “Questa volta tocca a noi!” – ripetono – Si suppone che In caso contrario, di rifiuto, la destra minaccerebbe di prolungare le sedute sino alla vigilia di …Pasqua. Ovviamente si tratta di uno scenario politico che la mossa di Berlusconi fa in qualche modo intravedere.
E, dunque, il pericolo per la democrazia di recitare il consummatum est, soprattutto per una sinistra ingobbita e stralunata, dove spicca l’incerta posizione del Pd a cui gli elettori, che lo premiano nei sondaggi, chiedono forte iniziativa e non arrendevolezza. Direte, ma che c’entra il poker con tutto questo guazzabuglio? Un po’ s’è capito col Cavallo di Troia, e un altro po’ perché, lo diciamo ora, rimandando al gioco del poker; con quell’astuta operazione, Berlusconi, lui stesso e il centrodestra (somma d’intesa?), hanno messo in atto il clamoroso bluff, ma non pare che dall’altra parte se ne siano nemmeno accorti.
Luigi Nanni