NARDO'/GALATONE - Un fronte di fiamme lungo almeno cinquecento metri che poi si è allungato fino ad unire contrada Fiume alla Montagna spaccata. Decine di ettari di contrada "La Reggia". sono finiti in cenere, tra macchia mediterranea e vegetazione ad alto fusto come quella di pini ed eucalipti. Le fiamme hanno lambito la litoranea scendendo dal monte per almeno duecento metri.
Il bravo cronista decide di seguire i forestali intorno al minuto 3 ma non ha lo stesso fegato di quanti sono abituati a combattere gli incendi. Al 4° minuto i forestali sono in azione ma trenta secondi dopo gli insetti, in fuga disperata (li vedrete volare verso l'obiettivo) iniziano a colpire la telecamera del giornalista che decide per il meglio: darsela a gambe. Il muro di fumo resta comunque un'immagine devastante.
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La lotta impari, ieri intorno alle 13, di una decina di forestali della Regione Puglia, dell'ex ispettorato ripartimentale delle foreste oggi Arif, è duranta almeno un paio d'ore. Sono arrivati sul posto che già il fronte del fuoco era lunghissimo e non poteva essere un caso: qualcuno, sicuramente, ponendosi “sotto vento” ha appiccato i focolai lungo una direttrice, una linea retta. Poi le fiamme si sono propagate perché alimentate dal forte vento di Ponente. Alla fine è rimasta solo una distesa di carbone che andrà via con la prima pioggia e la nascita di nuova erba.
Il terreno, ricadente quasi per intero nel territorio di Galatone (è la proiezione della fascia di terreno che da Galatone si proietta, a monte, fino al villaggio Santa Rita) storicamente appare troppo interessante per i piromani: la vegetazione di stagione resta incolta e cresce fino ai caldi quando, più o meno con frequenza, qualcuno non decide di dargli fuoco. Stavolta, però, la manovra è stata talmente azzardata da mettere a repentaglio le abitazioni in direzione delle Quattro Colonne e il bosco che si trova sotto la masseria della Montagna Spaccata.
Inutile dire che in ogni occasione si sprecano le illazioni sulle presunte manovre speculative atte a carbonizzare la zona per poi tentare di poterri edificare ma appare altrettanto evidente che un'area così vasta salvata dalla speculazione edilizia dovrebbe suscitare l'interesse di una salvaguardia e valorizzazione da parte dei proprietari e delle amministrazioni competenti.