«Fermiamoci tutti subito, perché questo congresso è truccato e risulta estraneo alla nostra tradizione. Anzi è caratterizzato da metodi che noi abbiamo sempre contrastato». A dirlo sono due che la politica la masticano da diversi decenni: l’ex parlamentare e attuale esponente di minoranza a Palazzo Carafa Antonio Rotundo e il vicepresidente del Consiglio regionale Antonio Maniglio.
I due, dalla Federazione di via Tasso, ieri hanno fatto un’analisi del tesseramento in corso, in provincia di Lecce, partendo da dati piuttosto impietosi: «Otto mesi fa, alle Politiche di febbraio, il Pd ha dimezzato i voti, ottenendo in provincia di Lecce 86.600 preferenze - ha ricordato Rotundo - Siamo diventati la terza forza del territorio, abbondantemente terza forza, perché abbiamo cinque punti in meno rispetto al Movimento 5 Stelle di Grillo. E’ il peggior risultato del centrosinistra salentino. Nel 1990 il solo Pci aveva raggiunto quota 98mila voti nel Salento».
Rotundo ha descritto un «partito assente nei comuni» e, laddove è in maggioranza, «ha un ruolo subalterno, governando insieme a liste civiche eterogenee, spesso con la destra. Senza trascurare - ha proseguito - che questa è l’unica Federazione in Puglia, commissariata. E questo la dice lunga sulla crisi che stiamo vivendo ». Di contro, i segnali del tesseramento 2013 vanno in senso opposto: «In alcuni centri gli iscritti superano del 30 per cento i nostri elettori - ha osservato - Immaginavamo di fare un congresso che potesse dare risposte ai problemi della gente. La domanda è: c’è un congresso? Dove sono le questioni cruciali, le analisi critiche, le ricette? ». Una campagna congressuale che, secondo Maniglio, prescinde dai temi importanti, come Tap e Regionale 8.
«Quanto alle elezioni dei segretari, noi avevamo proposto primarie aperte a tutti - ha ricordato il vicepresidente del consiglio regionale - Avremmo evitato questa lievitazione di tessere. Perché è chiaro che se a fronte di circa 4mila iscritti del 2012, quest’anno si chiudesse il tesseramento a quota 7-8mila, c’è qualcosa di patologico. Meglio fermarsi prima. In caso contrario, non ce ne staremo zitti rispetto ad un congresso che è chiaramente truccato». Sia Rotundo che Maniglio, negli anni ‘90, hanno guidato il maggior partito del centrosinistra, allora sotto la forma di Pds. Ora entrambi sono schierati con la mozione di Matteo Renzi.
«Ma non abbiamo convocato questa conferenza stampa come aderenti ad una mozione specifica - hanno chiarito - Siamo semplicemente indignati davanti allo spettacolo che stiamo offrendo.
E’ stato dilapidato un patrimonio e una tradizione straordinari. Rispetto a questa situazione, nessuno può far finta di non vedere. Si tratta di uno spettacolo inqualificabile, qualcosa che è sempre stato non solo estraneo alla nostra tradizione, ma anche oggetto di contrasto forte da parte nostra. Per questo ci permettiamo di richiamare tutti alla decisione di fermarsi e fare un passo indietro».
Secondo i due, la decisione di rinviare tutto a oggi, in un nuovo vertice della Commissione nazionale sarebbe un errore: «Avrebbe dovuto prendere una decisione già la scorsa settimana - hanno detto - Qui in discussione non è l’onorabiltà dei singoli, il danno lo stiamo facendo all’intero Pd. E se non ci fermiamo subito, resteranno solo macerie».