NARDO' - "Analizzando la questione dell'ampliamento dell'Area Marina Protetta al tratto di mare prospiciente Portoselvaggio - dice Mino Natalizio - viene da chiedersi se l'assemblea dei soci dell'AMP, durante gli "approfonditi" dibattiti sull'argomento, si sia mai impegnata a stilare un bilancio di previsione finanziario contenente l'analisi delle risorse e degli interventi, o abbia invece solo pensato a scrivere "piagnucolose" letterine in cui si afferma che non ci sono soldi, senza preoccuparsi neanche di individuarli".
Ritengo che la volontà di difendere la cosa più preziosa che abbiamo, cioè il nostro Ambiente, meriti qualche sforzo in più. Eppure, considerato che l'area da ampliare non presenta particolari criticità di gestione rispetto a quella già istituita, basterebbero poche migliaia di euro per raggiungere lo scopo.
È evidente che se ci fosse davvero la volontà di ampliare l'AMP si dovrebbe lavorare seriamente per produrre al Ministero una relazione esaustiva in cui presentare un piano per l'individuazione delle entrate che consentirebbero agevolmente di far fronte alle attività di gestione della nuova perimetrazione dell'AMP. Queste potrebbero essere individuate, per esempio, oltre che attraverso un aumento delle quote associative, anche attraverso proventi per il rilascio di autorizzazioni per lo svolgimento dell'attività subacquea svolta da parte di diving e/o privati (che nel tratto oggetto di ampliamento sono attività molto praticate); e ancora fondi derivanti dal rilascio di autorizzazioni per la pesca sportiva in zona "C" ai non residenti (la parte da ampliare è tutta zonizzata "C" quella per intenderci con vincoli meno restrittivi); proventi derivanti dalla vendita di gadgets e svolgimento di altre attività; entrate per sanzioni amministrative; finanziamenti comunitari; ecc.
Una sorta di "autofinanziamento" che, come succede in molte altre Aree Marine Protette d'Italia, porterebbe, se ben gestito, a maggiori entrate rispetto ai costi.
Insomma, sindaco Risi, prima di andare a Roma per parlare con i vertici del Ministero, sarebbe opportuno provare a trovare "in casa" la facile soluzione. Questo metterebbe fine anche alle "voci di corridoio" che confermano le parole di Legambiente, e cioè che "dietro la scusa della mancanza di risorse si cela la paura di vincolare il territorio".
Mino Natalizio