NARDO' - Non siamo più convinti che il candidato sindaco di Nardò sia Pippi Mellone. Pensiamo, invece, che sia Michele Emiliano in persona. Il sillogismo si chiude così: anche il Pd neritino sta, ormai quasi tutto, con Mellone.
Troppi indizi portano in questa direzione. Nardò è diventato l’eden del presidente. Un giardino incantato dove cogliere ampi consensi in vista, dicono i beninformati, della necessaria candidatura (ed elezione) del braccio destro del governatore, Claudio Stefanazzi, alle prossime Politiche.
Tutto da questo snodo passerebbe: l’elezione del capo di gabinetto alla Camera. La costruzione di vere e proprie roccaforti, dunque, passa dal consenso di sindaci amici, biondati dalla benevolenza del sole che splende a Bari. I riscontri sono sotto gli occhi di tutti: un sindaco con estrazione di estrema destra che viene indicato dal Governatore come proprio delfino e favorito al punto che uno stuolo di consiglieri regionali lavora per le liste del sindaco amico da rieleggere.
Sono diversi i candidati individuati dai consiglieri regionali di centrosinistra per portare acqua al mulino del sindaco di destra.
La politica sparisce sotto i colpi del calcolo elettorale.
Come è sparito il Pd in città, dilaniato (ad arte) per favorire questo progetto.
Facciamoci due conti: Mellone ha dalla sua l’endorsement del presidente Emiliano e diversi candidati individuati direttamente e per conto di consiglieri regionali di Emiliano.
Il suo principale antagonista, di centrosinistra ma senza parecchio centrosinistra (che sta con Mellone), è Carlo Falangone la cui candidatura è sostenuta dal vicepresidente di Emiliano, il pentastellato Cristian Casili che governa in Regione col presidente.
Che cosa resta nel centrosinistra? Un Pd che si sta dilaniando, invaso da cavalli di Troia riempiti di greci da alcuni consiglieri regionali che fanno finta di criticare Emiliano ma, di fatto, sostengono la corsa di Mellone liberando il campo da possibili rivali. E facilitando la vittoria di Mellone al primo turno.
Altrimenti non si spiega l’ennesimo tentativo di dividere il partito portandone una parte verso Falangone e una parte verso un candidato “X” che oggi si chiama Maurizio Leuzzi e domani potrebbe essere un altro nome. Ma l’unico movente vero è sempre lo stesso: portare l’elettorato progressista nel campo dell’incertezza, della confusione. Disperdere potenziali candidati, addomesticare tentativi di affrancare il centrosinistra dalla morsa di Mellone ed Emiliano.
Perché arriviamo a questa conclusione?
Poniamo qualche domanda.
Appartiene al filone della politica (intelligente) consentire a Daniele Piccione di svolgere il ruolo di delegato di Stefano Minerva in Provincia, seduto accanto al delegato di Andare Oltre (cioè di Mellone)?
Non è stato suicida, per il Pd, consentire le dimissioni del segretario Salvatore Falconieri?
Non sarebbe stato più saggio, in seguito, commissariare il partito con una personalità più autoritaria ed in grado di imporre una linea (una…) ad un gruppo allo sbando?
Al momento, per fare sintesi, la situazione è questa: il gruppo Siciliano propende per la candidatura di Carlo Falangone, dopo averla apertamente avversata.
Il direttivo del Pd, che si è riunito nonostante il commissariamento, si è espresso a maggioranza per incardinare la candidatura di Maurizio Leuzzi.
Un uomo che, in questa scelta, potrebbe fare la differenza nella decisione, il consigliere comunale Daniele Piccione, pare mantenersi in equilibrio tra le due opzioni.
In questo scenario la commissaria del partito avvisa che non esiste alcun direttivo (in quanto il partito è commissariato) e che quindi la volontà di scegliere una strada diversa “dagli impegni presi” porterà solo alla distruzione del Pd a Nardò.
Non esistendo un direttivo, dunque, la commissaria si confronterà solo con i due subcommissari. E, probabilmente, passeranno ancora giorni preziosi. Intanto la nota di convergenza del Pd su Falangone, attesa già da una decina di giorni, per ora non pare vedere la luce. Men che meno quella che individua Leuzzi, ci pare di capire.
Torniamo a bomba all’inizio di tutto: la volontà, unica ed esclusiva, è del Pd sovracomunale. Ed è quella di sgominare qualsiasi forza che sia da ostacolo per l’ascesa di Pippi Mellone a Nardò. Perché il Pd di Nardò, consapevolmente o no, sta già con Mellone e tutta questa frammentazione lo testimonia apertamente.
Mino Natalizio, assessore melloniano, è stato solo l’avanscoperta. Ora tutto si sta compiendo. Poi ai consiglieri regionali tutto ciò torna comodo: Nardò resta la masseria dove andare a mietere voti quando sarà il momento.
Non sappiamo come si evolverà la situazione, siamo onesti. Ad oggi un patrimonio immenso di consensi e di opinione sta per essere disperso e sperperato perché la politica è sparita ed ha lasciato spazio al calcolo di chi teme di perdere il seggio in Consiglio. Invece servirebbe il proverbiale sussulto di orgoglio: "ma chi se ne fotte dell'elezione! Facciamo politica!"
Tutto questo gioco politico perverso sta imprigionando forze realmente progressiste e libere perché persino le anime più oneste del Pd non riescono a rivelare i lati oscuri del progetto Mello-Emilianico, tanto è ben orchestrato. Si tratta di una ragnatela fittissima.
Speriamo solo che i progressisti veri trovino una valvola di sfogo che li porti, perlomeno, a non disertare le urne. Solo questa iattura mancherebbe a completare il piano di devastazione del centrosinistra.