NARDO’- I cinquestellini propongono una breve analisi dei fatti che hanno trasformato la discarica di Castellino in una sorta di “metastasi” per la città di Nardò. Iniziano chiedendosi: “Come si sanerà la situazione, date le proporzioni del disastro ambientale presente e che ci attende in futuro?”. Dal canto del primo cittadino giunge risposta: "Sin dal mio insediamento (giugno 2011) mi sono confrontato con la Provincia di Lecce per avviare con rapidità il procedimento di messa in sicurezza".
Ecco l'analisi del movimento 5 stelle : “Nel 1992 la discarica di Castellino (rifiuti solidi urbani e speciali assimilabili), autorizzata dalla Provincia di Lecce (Deliberazione della Giunta Provinciale nr. 650 del 27/03/91), entrava in funzione, per intercettare le necessità di 6 comuni Salentini, che, a seguito dell'emergenza ambientale del 2001, diventavano 46.
La Commissione del Comune di Nardò dava un parere ampiamente favorevole. A pochi giorni dalla richiesta di realizzazione della discarica, la società proponente, la Mediterranea Castelnuovo, si trasformava in Mediterranea Castelnuovo 2.
Nell’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Lecce si stabiliva che la MC2 avrebbe dovuto garantire, per i 10 anni successivi alla chiusura, l’attività di raccolta e stoccaggio del percolato e la combustione del biogas prodotto, a questo scopo presentava fideiussione di 700 milioni di lire (attuali € 361.520,00); inoltre, la MC2 assumeva l’impegno contrattuale di realizzare una bretella di collegamento, mai realizzata (in fondo alla presente, uno storico della situazione), tra la S.S. 174 e la discarica, al fine di impedire il transito ai potenziali mezzi pesanti di trasporto nel cuore della città di Nardò.
A questo scopo la MC2 presentava fideiussione di 270 milioni di lire (attuali € 139,443,00) all’Ente Comunale. Nel 2001 Raffaele Fitto, in qualità di Commissario Delegato dal Governo per l’emergenza ambientale, autorizzava la creazione di altri lotti (Decreto nr. 92 del 10/08/01), con i pareri favorevoli della Provincia di Lecce e del Comune di Nardò. Contestualmente invitava la MC2 a trovare un accordo col Comune di Nardò circa le modalità di accantonamento dei fondi finalizzati alla bonifica post chiusura.
Nello stesso anno, gli ispettori della Provincia di Lecce trasmettevano notizia di reato alla Procura di Lecce, poiché la MC2:
1) non rendeva regolari i profili di scarpata;
2) lasciava i rifiuti esposti invece di ricoprirli;
3) non poneva i teli impermeabilizzanti sui profili di scarpata e sul terreno di vegetale;
4) non realizzava la cunetta per la raccolta delle acque;
5) non raccoglieva il percolato.
Nel successivo anno 2002, Raffaele Fitto, sempre in qualità di Commissario, interveniva ancora (Decreto nr. 238 del 31/07/02 e Ordinanza nr. 20 del 17/09/02), ampliando la discarica ed invitando la MC2 al versamento dei fondi al Comune (rappresentato all’epoca da un Commissario Prefettizio), in attesa che venisse costituita l’Autorità per la gestione dei rifiuti urbani LE2.
Nel 2003, un decreto legislativo (D. Lgs. nr. 36 del 13/01/03) portava fino a 30 anni dopo la chiusura della discarica, il lasso temporale nel quale il gestore si sarebbe dovuto preoccupare di captare e smaltire il percolato; il biogas, invece, veniva destinato alla produzione di energia o, in alternativa alla termodistruzione.
A seguito di detto decreto, la MC2 presentava il proprio piano di adeguamento alle nuove norme e contestualmente chiedeva alla Provincia di Lecce di confermare o meno la capienza della vecchia fideiussione di 700 milioni di lire. A riguardo non si hanno notizie di alcun genere!!!
Nel 2004, lo stesso Fitto ordinava (Ordinanza nr. 28 del 22/09/04) la MC2 a sopraelevare il colmo della discarica per poter accogliere ulteriori tonnellate di rifiuti.
Nel 2005, la Polizia Municipale di Nardò trasmetteva notizia di reato alla Procura, poiché:
1) invece di coprire i rifiuti con 30 cm di tufina, lo si faceva con “solo” 17 cm di materiale, circa la metà;
2) non erano nemmeno iniziati i lavori di messa in sicurezza dei lotti dimessi;
3) la centrale elettrica (?), gestita dalla Celtica Energy, per la produzione di energia elettrica da biogas non era in funzione e non lo era nemmeno la torcia che avrebbe dovuto bruciare i biogas.
Nello stesso anno il Settore Urbanistica (Il Dirigente era l’Ing. Nicola D’Alessandro), constatato che la MC2 non metteva in sicurezza i lotti esauriti, provvedeva ad una stima sintetica dei costi necessari per la chiusura definitiva, avendo come riferimento l’elenco prezzi delle opere pubbliche della Provincia di Lecce (anno 2004) edito dalla libreria Arching di Lecce e curato dall’Ing. Maggio: importo del preventivo 2.760.000 euro.
Bretella di Collegamento.
Nel 1991 il Comune di Nardò concedeva gratuitamente il permesso di costruire la strada di collegamento tra la statale e la discarica (Concessione nr. 72 del 1991), accettando una cauzione da parte della MC2 di 270 milioni di lire.
Il firmatario del progetto era l’Ing. Giuseppe Formoso mentre il R.U.P. (responsabile unico del procedimento) era l’Ing. Piero Formoso, nella qualità di Dirigente Settore LL.PP.
Nel 1996 la MC2 manifestava al Comune l’impossibilità di acquistare i terreni; il Comune, inoltre, non completava la variante al PRG, pertanto la Regione non poteva autorizzare la MC2 a realizzare la strada.
Nel 1998 la MC2 chiedeva al Comune informazioni circa espropri e autorizzazioni regionali alla variante.
Nel 1999 si riuniva il Consiglio comunale che deliberava nuovamente (Deliberazione del Consiglio comunale nr. 31 del 1999) il rilascio della autorizzazione in favore della MC2 a realizzare la bretella di collegamento; purtroppo, però, si autorizzava il progetto già proposto nel 1991, invece di autorizzare il nuovo progetto, a firma del medesimo progettista, presentato nel 1998. Inoltre, la MC2 rilevava diversi vizi di forma nelle concessioni che il Comune approvava, smarcandosi da ogni ulteriore addebito.
Arriviamo ai nostri giorni, dove nel silenzio mortificante delle istituzioni e di chi è incaricato a tutelarci, assistiamo al graduale insabbiamento dei fatti e dei dati; ad oggi non si hanno notizie o tabelle sui valori presenti in falda degli agenti inquinanti, che dagli ultime misurazione effettuate e datate 2004, esponevano la presenze di ammoniache nelle acque dei pozzi sentinella.
La situazione attuale ci preoccupa a causa dell’elevata incidenza dei tumori ed è per questo motivo che, valutiamo indispensabile accendere una luce sulla drammatica emergenza in atto, informando i cittadini della situazione in cui versa la città di Nardò, evitando, comunque, allarmismi.
Si reputa indispensabile un rapido interessamento della Magistratura, più volte sollecitata a riguardo anche da un valido e informato comitato cittadino.
Inquietante, poi, il comportamento della Provincia di Lecce, che prima col Presidente Gabellone e poi con il Consigliere Siciliano, chiedono lumi alla Regione, ente, all'epoca dei fatti, estraneo alla questione “Castellino”. Come si evince dagli atti pubblici da noi esaminati, versamenti e fidejussioni sono stati effettuati a favore della Provincia di Lecce e del Comune di Nardò. Se poi vorranno chiarire il ruolo ed il flusso di denari tra tali enti locali e l’Autorità per la Gestione dei rifiuti, renderanno un servizio minimo alla collettività.
Pertanto chiediamo conto e ragione alla Provincia di Lecce ed al Comune di Nardò, di quanto rappresentato, proponendo una serie di carotaggi preventivi per il monitoraggio della discarica e la realizzazione di un nuovo preventivo per la messa in sicurezza e per la bonifica aggiornato alle attuali e mutate condizioni, riservando al prosieguo l’interessamento della Regione, del Governo italiano ed della Comunità Europea”.
E di seguito, riportiamo la risposta del sindaco. "La messa in sicurezza della discarica di “Castellino” è una delle emergenze ambientali della Città e, pertanto, una delle priorità dell’Amministrazione Comunale.
Per queste ragioni sin dal mio insediamento (giugno 2011) mi sono confrontato con la Provincia di Lecce e segnatamente con il Presidente, Antonio Gabellone e con il Consigliere, Giovanni Siciliano per avviare con rapidità il procedimento di messa in sicurezza della discarica.Sono trascorsi sette anni da quando il Presidente Vendola, accogliendo le forti sollecitazioni della comunità neretina, decise di chiudere definitivamente la piaga Castellino.
Il Comune è già impegnato a richiedere i nuovi preventivi per la messa in sicurezza e per la bonifica di cui parlano i rappresentanti locali del Movimento 5 stelle".