NARDO' - Ormai siamo al climax della vicenda se è vero che la conduzione del congresso viene definita "una farsa, per giunta mal recitata".
CONGRESSO PD: CHI HA VINTO E CHI HA PERSO?
Da un po' di anni, volutamene, ho evitato di scrivere sulla situazione politica ed amministrativa di Nardò perché ho maturato la convinzione che non ne valesse la pena.
Quando però si passa il segno, c'è un dovere etico che ci spinge ad intervenire.
E' il caso del recente congresso del Pd a Nardò
1) I fatti: convocato per l'1 e 2 marzo, è stato chiuso lo stesso 1 marzo in un'ora e tre quarti circa, con l'elezione del segretario per alzata di mano di circa 40 presenti, (più o meno gli stessi che sono entrati nel direttivo!) da un imbarazzato Abaterusso junior in veste di garante provinciale che, come si può vedere alla fine del video, (CLICCA QUI, 7 marzo 2014) dice di usare questa procedura "in deroga". Ha egli il potere di "derogare" dalle norme e di annullare la regolare votazione del giorno seguente ? Quale funzione di garanzia sarebbe venuto a svolgere?
2) Si può celebrare un congresso in aperta violazione delle norme ?
Il Regolamento per l'elezione dei segretari e dei direttivi dei circoli, approvato dalla Direzione Regionale del PD Puglia il 4 ottobre 2013 (che recepisce l'art.15, comma 4 dello Statuto nazionale) all'art. 9, comma 1 infatti così recita: "L'iscritto/iscritta esprime il suo voto tracciando un segno nel riquadro che contiene il nominativo del candidato Segretario prescelto, oppure - nel caso di un solo candidato a segretario – tracciando un unico segno in uno dei riquadri che contiene il SI e il NO", mentre l'art. 8 comma 7 prescrive: "L'elezione degli organi provinciali e di circolo avviene in ogni caso a scrutinio segreto". Non c'era quindi nessuna possibilità per Abaterusso di annullare il voto del giorno seguente e di procedere per alzata di mano dei presenti.
3) Per avallare questo imbroglio, che vanifica nei fatti il principio di democrazia, mentre lo si proclama a parole, è stato preso a pretesto il vecchio articolo 5 del capo I del Reg. del 2 marzo 2009 (superato, ovviamente, da quello del 4 ottobre 2013) che parla di voto palese. Anche in questo caso, però, basta una lettura non dico intelligente, ma di buon senso per capire che esso sarebbe applicabile solo nel caso in cui tutte le componenti del partito fossero concordi nell'indicare un unico candidato. Ma neanche questo è avvenuto.
Cambiano i segretari provinciali ed i dirigenti, ma i metodi restano identici. Con tutta evidenza il PD ha un problema!
4) Siamo sicuri che le componenti che non hanno partecipato al voto rappresentino la minoranza ? Per formarsi un'idea in merito occorre fare riferimento agli unici dati disponibili: i risultati della votazione per l'elezione del segretario provinciale nel congresso del 27 ottobre scorso che furono:
PICONESE (Sindaco +assessori Falangone e Marinaci + giovani democratici): Voti 260;
RAMPINO (Antonio Tine + Lorenzo Siciliano): voti 104;
TOMA (Noi x Nardò + Costruire Insieme): voti 167;
SANTORO (assessore Leuzzi): voti 26; Schede nulle 3, bianche 7; votanti 561. (Per la cronaca di detto congresso vedi: CLICCA QUI, 28 ottobre 2013) Questi risultati evidenziano chiaramente che la componente che fa riferimento al Sindaco Risi ha conseguito 260 voti contro i 291 delle altre componenti. Possiamo correttamente ancora dire che non ha partecipato al congresso del 1° marzo la minoranza del partito ? Questi elencati sono fatti, non chiacchere fumose.
A questo punto risulta evidente che con questa forzatura fuori dalle regole Risi ha sancito, con l'avallo della segreteria provinciale, la spaccatura del partito, al di là della retorica e del bla-bla. Gli è convenuto politicamente ? Veda lui. Anche il partito, con un congresso siffatto, esce perdente in credibilità e serietà presso l'opinione pubblica.
La lezione che si ricava da vicende come questa è che ormai nei partiti, specie dalle nostre parti, manca un pensiero che li sorregga, perché sono in mano a piccoli gruppi che si alternano fra di loro
e condividono un interesse di fondo: evitare di incrementare la democrazia e la libera partecipazione interna che è di disturbo al "particulare" che essi coltivano.
Pantaleo Dell'Anna