NARDO' - Un ricordo bellissimo. La sua avventura artistica ed umana raccontata in punta di penna.
Come può succedere che una comunità si stringa attorno alla figura di un suo concittadino e lo “riconosca” per il suo carisma; in ogni caso figura di spessore che ha lasciato tracce di passione e sapere? E’ successo poiché la persona di cui parliamo è PAOLO ZACCHINO, infaticabile anima culturale della città, figura non accademica e nemmeno nutrita dei cosiddetti studi regolari, ma che ha saputo scalare montagne che possono essere viste proprio nella diffidenza mostrata da taluni verso un sapere che proveniva da un artigiano e pertanto da non ritenere nella dovuta considerazione. Ovviamente non è così e nemmeno il caso di richiamare vecchie chiusure mentali di fronte a una realtà, quella di un personaggio, questo sì, fuori contesto e sorprendente e tale da costituire nel tempo una straordinaria eredità culturale e umana.
E proprio sotto questo aspetto, Paolo Zacchino richiama davvero la figura evangelica del seminatore, di chi ha tanti semi nelle mani e che dovrà sapere come impiegare. Così come dal Vangelo, non li ha buttati “lungo la strada” con gli uccelli che presto li mangiarono, né “fra le spine”, ma “sulla buona terra” e “portarono frutti e dettero il cento per uno”.
La sua, l’avventura artistica e umana durata tutta una vita, tra antiche passioni celate e roboanti manifestazioni d’interesse ma anche straordinari risultati ottenuti. Dove, dando merito a tutti i suoi collaboratori, la sua figura spicca di luce propria, impreziosita da un quid che è difficile trovare in giro. Niente di artefatto, né vanagloria, ma quell’affannosa ricerca del sapere, rendendosi conto del compito da portare avanti, quasi una missione, e che sarebbe poi culminata nel teatro, la sua massima manifestazione.
Sotto questo aspetto, il primo “seme” fu messo a dimora nel lontano 17 novembre 1974 quando con atto del notaio Gallo fu sancita la nascita del Piccolo Teatro “Città di Nardò” con i seguenti soci che è davvero doveroso riportare: Paolo Zacchino, Cesare Monte, Antonio Buccarella, Mario Mennonna, Cosimo Sasso, Cosimo (Mimino) Spano, Gino Alemanno, Gregorio Caputo, Giuseppe Russo, Gerardo Bottazzo, Egidio Presicce, Salvatore De Benedittis, Cosimo Perrone, Ferruccio Ronzino, Riccardo Leuzzi, Antonio Martano, Cosimo Russo, Edmondo Rizzelli, Pasquale Congedo, Luigi Ruggeri, Emanuele Pasanisi, Renzo Romanello, Antonio Perrone, Bruno de Razza, Renato Muci, Saverio Casaluce.
Presto iniziarono le stagioni dello spettacolo presso il cinema-teatro “Augusteo” e si preparava la prima e fortunata commedia “L’Occa ti la gente” dal testo dialettale di Mimino Spano, scenografia di Egidio Presicce e regia di Paolo Zacchino. La sua azione fu davvero infaticabile, sia sul versante della produzione di altre commedie, sia su quello di stimolo dell’attività culturale cittadina. E’ stato il caso del Teatro Comunale, chiuso dagli anni ’50 e in degrado. Dopo alterne vicende, Paolo Zacchino riuscì a sensibilizzare l’Amministrazione Comunale del tempo, con lavori fatti in economia, su progetto dell’ing.Felice Salvatore e grazie all’opera gratuita da parte di maestranze locali. Questa attenzione venne rivolta anche verso tanti suoi amici che gli dettero una mano, come Fioravante Nanni, allora Segretario Generale alla Scala di Milano, che fece dono di storiche poltrone per il teatro restaurato. Davvero una bella pagina di socialità, non soltanto locale.
Ma innumerevoli furono le tappe, ben difficile da enumerare, segnate dal nostro Paolo Zacchino, scomparso il 9 aprile 2013. E oggi lo si ricorda con tanto affetto e manifestazioni (il concerto il sua memoria il 7 aprile nella Chiesa di San Giuseppe Patriarca, promosso dalla Schola Cantorum “San Gregorio Armeno” e dalla Galleria l’Osanna di Riccardo Leuzzi e sempre presso detta Galleria, dal 4 al 7 aprile la mostra intitolata “Paolo e l’Arte”). Mostra fortemente voluta dallo stesso Riccardo Leuzzi e curata da Stefania Romano, anch’essa artigiana come Paolo e depositaria di tanti bei ricordi che lo richiamano.
Ma se nel teatro può essere visto il suo soffio vitale (con lui, Gregorio Caputo e Gerarda Gravili a racchiudere un’epopea), la sua figura ne esce oltremodo arricchita dalla sua stessa vita. Umile, appassionato, generoso ma anche duramente colpito dalla prematura morte dell’adorata figlia Giovanna, l’insopportabile dolore del genitore che sopravvive alla morte del figlio. Si dirà, cose della vita, ma è certo che dal quel momento tutti i suoi pensieri furono poi rivolti all’insù, a saperla tra le nuvole.
LUIGI NANNI