NARDO' - "Un progetto senza basi e dannoso per tutto il movimento turistico leccese e salentino, alle prese con un’iniziativa che non esiste in tutt’Italia".
L’ARCIDIOCESI DI LECCE TASSA LE SUE CHIESE
Un progetto inutile e dannoso per tutto il movimento turistico
Una cosa che non s’ha da fare. Quella di polemizzare con l’Arcidiocesi di Lecce sul progetto di far pagare l’ingresso in quattro chiese con un ticket di 10 euro a persona. Per quale obiettivo? Quello di “rendere fruibile per un periodo più lungo e idoneo parte del prezioso patrimonio storico-artistico della città e di garantire da una parte la cura e la manutenzione dei beni in questioni, dall’altra la crescita economica della comunità”. Ancora: “ nei mesi da maggio a settembre le chiese, il museo e il chiostro saranno aperti per 12 ore al giorno dalle ore 9 alle 21 e il servizio, tra l’altro, garantirà la pulizia, la presenza del personale addetto che vigili sul decoro e sulla corretta fruibilità e il reperimento dei fondi, attraverso il costo del biglietto, per la custodia e la manutenzione degli stessi beni”. Il tutto –aggiungiamo noi – attraverso il braccio operativo della Cooperativa sociale Art Work che dal 10 maggio intende avviare il progetto “LeccEcclesiae”.
Davvero - siamo noi a parlare - un progetto senza basi e dannoso per tutto il movimento turistico leccese e salentino, alle prese con un’iniziativa che non esiste in tutt’Italia, quando al di là di singolarissimi casi di ingresso a pagamento, si è sempre consentito l’accesso ai luoghi di culto, come peraltro stabilito dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana). Ingresso che “non può essere condizionato al pagamento di un biglietto d’ingresso”. E che riafferma tale principio, tipico della tradizione italiana, in virtù della quale “l’apertura delle chiese è gratuita, in quanto luoghi dedicati primariamente alla preghiera comunitaria e personale”.
“Non è rara, invece, la scelta – a fronte di notevole afflusso – di contingentare il numero delle presenze, imponendo una turnazione al fine di assicurare la conservazione e la sicurezza del bene”. Insomma, si tratta di modalità ben note alle guide turistiche che sono normalmente impegnate a farle rispettare. Sin qui, diremmo, tutto normale. Ma quando si entra nel merito del progetto, si vede subito che questo fa acqua da tutte le parti e, fatte salve le buone intenzioni, indifendibile nonché velleitario, che amplifica la stessa portata dei flussi turistici di Lecce e non tiene in alcun conto il ruolo degli operatori. Sicché, voler far pagare un ticket di 10 euro a persona per la visita di quattro chiese dell’Arcidiocesi (Duomo, Santa Croce, Sam Matteo, Santa Chiara), risulta davvero un’enormità, ma anche modalità spericolata che non ha analogo modello in Italia.
Sorprende, dunque, come l’Arcidiocesi di Lecce (nella eminente figura dell’Arcivescovo Metropolita Michele Seccia, autore della calorosa Lettera Pastorale “Ascolta Popolo mio”; da leggere con attenzione), abbia potuto mettere in piedi un’iniziativa che semplicemente non si vede in giro, imponendo un ticket costoso per affacciarsi in chiesa e ammirare il barocco leccese. Ma che tutta l’operazione desti forti perplessità, sta nella modalità, stavolta davvero singolare, di concedere la “gratuità” (sic!) per i residenti della Diocesi di Lecce e – leggete con attenzione – “per tutti i bambini al di sotto degli undici anni e per i fedeli nei momenti di preghiera individuale e collettiva”.
Credete, non c’è un solo caso in Italia che lontanamente gli somigli. Come si fa a far pagare agli studenti della scuola dell’obbligo l’ingresso in una chiesa, concedendo la gratuità sino agli undici anni? Questa cosa mi ricorda quando si andava al circo o al lunapark dove la gratuità era legata all’altezza del bambino, ad esempio, non più alto di un metro o giù di lì.
Spiace davvero, a questo punto dover contestare questo progetto “ in solitaria” della Curia, senza aver prima coinvolto le guide turistiche, gli operatori, il Comune di Lecce, l’Ente Provincia e la stessa Regione che pure in passato hanno avuto uno specifico ruolo nel prolungamento dell’orario delle chiese. Si parla sempre di “tavoli” per poi disertarli con disinvoltura. Ripeto, una cosa mai vista. E nemmeno certi che le veemente proteste di tanti operatori turistici italiani e stranieri che ne sono venuti a conoscenza sia sufficiente a bloccare il progetto. Ma, è certo, la situazione è destinata a infuocarsi. Ci vorrebbe che qualcuno dicesse di essersi semplicemente sbagliato o facesse atto di contrizione. Oppure un miracolo, pur sempre possibile, mentre si sta in giro ad ammirare le quattro chiese tassate.
LUIGI NANNI