“IMPRESSIONI DI SETTEMBRE” - RIEN NE VA PLUS!
Elezioni alle porte. In attesa di scoprire se Nardò si accontenta del populismo o crede in un futuro diverso
Vogliamo essere prudenti e non più avventurarci in previsioni, pronostici; al limite qualche congettura o supposizione. Ci sarà tempo, ammesso che riusciremo a sopravvivere alle conseguenze di una campagna elettorale sub-umana. Per dire qualcosa o qualcos’altro, in aggiunta a quanto pure abbiamo già scritto (vogliamo sottolinearlo), senza alcun infingimento.
Oggi è giunta l’ora ed è giusto manifestare rispetto per tutti e per ogni cosa, per propositi e speranze, in attesa che lo stesso venga ricambiato. Questo è “l’avviso ai naviganti” che sommessamente (l’avverbio che Giorgia Meloni usa una cinquantina di volte al giorno) rivolgiamo a tutti i protagonisti.
Il rien va plus, per chi ha una qualche dimestichezza col gioco, è il momento topico, la scadenza accettata dalle parti, una sorta di gong o carte scoperte dopo tanto affannarsi e anche poca chiarezza. Dopo ci che il “tribunale” di Kafka dirà la sua. La metafora per dire che le acque si sono come calmate. “Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto”, si sente dire. E forse sarà così, senza voler obiettare e avventurarsi in distinguo e precisazioni.
Abbiamo assistito al comizio (oggi non si dice nemmeno così; si trattava della presentazione della coalizione di centro-sinistra) di Carlo Falangone che con le sue cinque liste (Movimento 5 Stelle, Futuro Comune, Nardò Progressista, Collettiva, Partito Democratico), cerca di contendere la leadership a Mellone. Il candidato Carlo Falangone ci ha fatto una bella impressione. Soprattutto per il tono usato, pacato ma fermo e severo, portato al ragionamento e senza dileggiare l’avversario politico. Efficace soprattutto – il suo punto di vista – quando ha smontato la retorica melloniana e smascherato le tante menzogne dette. Dicendo questo, e senza darlo molto a vedere, Falangone, si è però rammaricato del fatto che tanti cittadini di Nardò possano essere rimasti abbagliati dall’inganno, dal tamburo battente di una pubblicità rozza, senza gusto e misura.
“Non vogliamo – ha detto Falangone – che Nardò si svegli di colpo da tanta ubriacatura per scoprire che i suoi cinque anni non hanno portato benefici alla città”. Cominciando col contestare ( ma qui Falangone ha usato il sarcasmo) il topos melloniano :“quelli di prima non hanno mai fatto niente”. Falangone ha facilmente contestato l’affermazione per elencare puntigliosamente tutte le opere realizzate sino all’”avvento” di Mellone. A cominciare dalla cura e restauro di buona parte del centro storico (sottolineando il fatto che proprio con questa grande operazione è coinciso lo sviluppo turistico della città). L’elenco è stato davvero lungo e anche “inaspettato” per quei cittadini “super partes” presenti alla manifestazione e che erano intervenuti per rendersi conto e valutare. E, poi, ovviamente, decidere chi votare. Così dicendo, Falangone avrebbe segnato un bel punto a suo favore.
Alternativamente, ha constatato il flop delle sue tante promesse. “E’ rimasto – ha chiosato Falangone – l’uomo da solo al comando”, lasciando Nardò ferma al palo”. Anche qui l’elenco ha riguardato tutto quello che Mellone e la sua amministrazione avevano promesso e non hanno fatto, limitandosi – così Falangone –ad asfaltare qualche strada o realizzare un rondò, qualche altra opera pubblica, opere dovute, di “ordinaria amministrazione, altrimenti un’amministrazione cosa ci sta a fare?”. Per il resto (!?) – Nardò (temi trattati anche dal M5S Cristian Casili, vicepresidente del Consiglio Regionale) manca sempre di un valido PUG, lontanissimi poi dal risolvere gli annosi problemi dell’impianto di depurazione delle acque, la discarica di Castellino che sta sempre lì a significare l’arrendevolezza della nostra città rispetto a promesse regionali mancate.
Eppoi – ancora Falangone - il disastro sanitario. Senza dire della chiusura dell’ospedale (inganno perpetrato alla città, altro nostro pensiero), e della volatilizzazione della promessa e cosiddetta “medicina del territorio”. Tutti slogan fasulli, come si è dimostrata – ha aggiunto Falangone – l’altra promessa di Mellone: quella di “far nascere finalmente i bambini a Nardò”. Pertanto, nasceranno sempre altrove. Una vera presa in giro che ogni cittadino di Nardò ha potuto ben verificare. “Ma ci sono altri indicatori per capire che Nardò è ferma – ha insistito Falangone – e riguarda l’indice demografico, con un calo della sua popolazione giovane, diplomati e laureati, costretti a emigrare”.
Insomma, non sono mancati gli argomenti, noi stessi non vogliamo aggiungerne altri. Tante persone vorrebbero anzi, avrebbero voluto, che la disputa fosse all’insegna della civiltà e, quantomeno, del “riconoscimento” reciproco. Così non è stato. Per il momento, finiamola qui, anche perché, contrariamente alle impressioni (di settembre, Premiata Forneria Marconi) si nota difficoltà e finanche fastidio ad approfondire certi temi della campagna elettorale. Insomma, siamo al rendez- vous, o al rien ne va plus richiamato (oggi, tutto alla francese) quando probabilmente i giochi sono già fatti e lo spoglio delle urne 4 ottobre ci dirà come poi è andata.
LUIGI NANNI