NON E’ TEMPO PER PRENDERSI UN CAFFE’. E FINIRLA LI’
A Nardò il primato delle “liti” tra gli stessi amministratori e tra amministratori e cittadini
Piano piano e poi non così tanto, Nardò si avvia a conseguire un primato difficilmente battibile in fatto di contenziosi, liti, temerarie o di sostanza che siano e che riguardano strati di popolazione civile e politica. In un modo e nell’altro, al centro della scena, c’è sempre l’attuale amministrazione melloniana, che si vanta di “marciare come un treno” (questo assioma è ribaltato nel significato dall’opposizione, specificando che di per sé questa cosa non significa niente, anche perché bisogna vedere a quale velocità marcia e soprattutto riconoscere il suo percorso) e di fare strame di ogni regola o regolamento che sia e che, a volerli compulsare, sono a disposizione di tutti.
E’ stato il caso ultimo della delibera del consiglio comunale con la quale i consiglieri di maggioranza hanno eletto quale nuovo presidente del Collegio dei Revisori dei Conti il commercialista Alessandro Sanasi, già candidato nella lista “Liberi Popolari”, ma non eletto nelle ultime elezioni comunali, a sostegno del sindaco Mellone. E, dunque? “Illegittima” – dice l’opposizione - e pertanto, regolamento alla mano, deve essere immediatamente revocata!”.
Alludendo allo Statuto comunale, art.82 (composizione e nomina del Collegio dei Revisori) che non contempla, anzi vieta espressamente una simile indicazione. A dare manforte, si è unito l’ex sindaco Marcello Risi per il coordinamento cittadino di Italia Viva, che ha ulteriormente specificato i termini della questione, accelerando con iniziative che da una parte chiamano in causa il Prefetto al quale si chiede esplicitamente di intervenire al fine di ripristinare la legalità, dall’altra portando gli atti all’attenzione della Procura della Repubblica, apparendo ravvisabili – scrive Risi – ipotesi di reato.
Ora, cari lettori, non so se avete, se abbiamo tutti ben capito. Non si tratta di questione interpretativa, di lana caprina, quanto di accertare la linearità e, diciamo pure, la liceità di una tale indicazione. Vale a dire se, ab initio, si sapeva già che eleggendo “quel” Presidente dei Revisori dei Conti si stava infrangendo il regolamento, forti anche dei numeri in consiglio comunale.
A questo punto bisognerebbe fare una considerazione e non accontentarsi di poco. C’è in ballo la serietà delle proprie azioni, ripeto la liceità, ma anche l’onorabilità a cui tutti è dovuta. E ciò per significare che quando tutto sarà appurato (mettiamoci pure, quando il Prefetto avrà risposto, quando la Procura avrà letto e risposto), l’esito non potrà/dovrà essere senza conseguenze. Sempre per ipotesi, di fronte al “nulla quaestio” (e, dunque, nulla di male da parte del’amministrazione), Risi e l’opposizione tutta dovrebbero chiedere asilo alla vicina Galatone (lì a breve si vota).
In caso contrario, vale a dire con l’opposizione e il coordinamento di Italia Viva che la spuntano, pensiamo che dovrebbero esserci conseguenze per la maggioranza. Fila il ragionamento? Lo fa intendere sempre Risi per il coordinamento di Italia Viva, nella parte del comunicato che evidenzia come quell’elezione “forzata” sia stata fatta per accontentare un assessore (Lupo ndr) e che tale elezione fosse manifestamente illegittima in forza dell’art.82, sapendo anche di farlo, avendolo richiamato, come è stato evidenziato nel dibattito poi trascritto e che ha preceduto l’elezione di Alessandro Sanasi.
Ma questo è soltanto l’inizio. La guerra (meglio non nominarla) senza quartiere aveva già infiammato l’intera ultima campagna elettorale, con la faccenda delle cosiddette “firme false” e che secondo i ben informati, a breve avrà un’importante accelerazione. Anche qui, vogliamo essere equanimi. Ma che giustizia è questa/quella che NON si esprime? Basta dire un SI’ o un NO! E farla finita! Non c’è nemmeno la giustificazione del poco tempo trascorso, quando il quesito era dirimente, fondamentale e – secondo i ricorrenti -metteva in discussione la stessa regolarità della competizione. E, invece, niente. Si vorrebbe …semplicemente sapere come sono andate le cose, se c’è un colpevole, se la lite dei ricorrenti è stata temeraria, tale da pagarne le conseguenze. Alternativamente, potrebbero però aver ragione. Quello che si può aggiungere è la disistima non certo della Magistratura, ma del suo funzionamento (per poi scoprire che, prima di noi, lo hanno già detto milioni di italiani!).
Dire che non ci sia pace a Nardò non è una frase fatta. Lo scontro, il livore, la lite ha raggiunto livelli di guardia. Anche stavolta, nel tempo, si è cercato di sapere di chi è la …primogenitura. Certamente Mellone ci ha messo del suo. A dirlo, basterebbero le sue offese “generazionali”, quando parla degli anni politici che lo hanno preceduto, come periodo di arretratezza e …barbarie. Ebbene, chi scrive e che non è certo d’accordo con questo “postulato”, è stato una volta tentato di imbastire una causa e chiedergli un tot di risarcimento morale, “visto e considerato” che una parte della mia vita (non so con quali risultati, ma questo poco importa), unitamente a tantissimi sodali, l’ho messa a disposizione della comunità in cui vivo. Ovviamente, vincendo, con quella cifra accordatami, avrei dato tutto in beneficenza.
Quella stessa beneficenza che Mellone ha ostentato per aver avuto la meglio nel contenzioso (offese ricevute) con un ex consigliere di opposizione, facendo bella mostra dell’assegno risarcito. In altro periodo, ebbe la peggio con altro consigliere dell’opposizione e stavolta è stato lui a cacciare i soldi. Poi s’è saputo che l’ex sindaco Marcello Risi ha chiesto centomila(!) euro sempre per la questione delle firme e situazioni connesse. Certamente mi sfugge qualcos’altro di già avvenuto e non bisogna essere indovini per prefigurare altri accadimenti.
In questo duro periodo, tutti pensano alla pace. Che finalmente potrebbe scoppiare! La pace. Semmai dinanzi a una tazzina di caffè (sempre che non ce lo razionino). Ma sentire questa storia, un po’ buffa. L’imprenditore Antonio Quarta (caffè), un bella realtà non solo per il Salento, col suo consorzio creato ad hoc, tempo fa ha interpellato l’Unesco (Organismo Internazionale di Tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Culturale) per il riconoscimento del “Caffè-Espresso” (la tazzina che beviamo al bar), a “patrimonio immateriale” dell’Unesco.
A sostenere la candidatura tutti gli appassionati potevano votare sui relativi siti. E’ successo poi che la candidatura non ce l’abbia fatta e l’Unesco stavolta abbia premiato il canto, la lirica. L’iniziativa era senz’altro simpatica, ma conveniamo c’è una certa esagerazione in questo continuo rivolgersi all’Unesco per richieste che francamente lasciano un po’ perplessi. Non si vede tutta questa tradizione che meriti un simile pronunciamento, anche perché di questo passo non c’è prodotto italiano che non pretenda di essere messo in campo! In ogni caso, Antonio Quarta ha detto che ritenterà.
LUIGI NANNI