ACRE IL SAUTE’ DI COZZE E INSAPORI I FILETTI DI PESCE SU… LETTO DI VERDURE
Forestierismi a parte, manteniamo i piedi per terra e cerchiamo di migliorare la nostra cucina. Il Touring Club ci sprona a farlo.
Ma per il Salento e Puglia intera ci sono altre cose che fanno davvero rabbrividire.
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Divagazione. Aspettiamoci gli interventi, anzi si sono già affacciati di quanti, (tra amministratori, politici, imprenditori), gettano acqua sul fuoco del fenomeno criminale che ormai pervade la Puglia. Nel senso di voler – in buona fede, s’intende - attutire la portata dei provvedimenti esecutivi dell’autorità giudiziaria e semmai dire che tutto è esagerato o che niente è vero. Per parlare sempre di poche “pecore nere”, anzi pochissime, che non fanno testo, mentre tutto il resto intorno è intonso e immacolato. Succede anche questo, quando le comunità sono invece fortemente allarmate e la voce del silenzio riguarda proprio coloro che quell’allarme dovrebbero lanciare.
Faccio un solo esempio (per capirci): dopo “i fatti di Nardo” (giorni fa, una dozzina di “fermi” per traffico di droga e reati vari) c’è stato solo silenzio. Da parte di tutti. E, senza voler mettere la croce addosso a nessuno, a voi pare questa cosa normale? Ci saremmo aspettati che qualcuno (!?) prendesse carta e penna o semplicemente dettasse questa dichiarazione alla Stampa: “A nome della cittadinanza tutta, esprimo preoccupazione per quanto avvenuto nella nostra città e confido nel lavoro delle Forze dell’Ordine, degli inquirenti ecc.ecc”. Niente di tutto questo è avvenuto, per avere poi conferma, per niente clamorosa, con gli arresti di queste ore a Lecce, tra gli altri, di un noto ex assessore leccese. Da brividi alcune intercettazioni intercorse col mondo criminale “se rimane la giunta ci prendiamo la città”, cioè Lecce (ndr). Ma la geografia del crimine parla dell’intera regione. Ovviamente, in un caso e nell’altro, niente è successo e niente succederà sino al giudizio finale. Ricordiamo le formule dialettiche della “presunzione d’innocenza”, e il voler lasciare in pace la giustizia “che seguirà il suo corso”. C’è tempo per possibili sviluppi.
Oggi, invece, voglio lasciarmi indietro ogni angustia e intrattenervi con qualche curiosità del turismo nostrano, (riavviatosi dopo la lunga pandemia e bisognoso di recuperare il tempo perduto), avendo avuto modo di accompagnare per alcuni giorni un gruppo di turisti provenienti da altra Regione. Piccole e grandi difficoltà in un quadro che dice chiaramente che bisognerà migliorare i servizi e l’accoglienza tutta. Non è la prima volta che tocchiamo l’argomento. Il nostro viaggio parte da Lecce, bella senz’altro ma –pensate- sostanzialmente senza bagni pubblici nel centro storico. Fuga del gruppo verso un paio di bar, dove già c’è una discreta fila e il titolare (causa Covid) che non fa stazionare nei pressi, ma sistema in fila gli ospiti all’esterno. Ingresso contingentato. Pazienza.
Un problema vecchissimo e che non dovrebbe essere irrisolvibile per un’amministrazione che in pochi mesi ha incassato cinque milioni di euro per quasi 100 mila (!) contravvenzioni per una contestatissima svolta vietata in città (altezza ex carcere dei Bobò). Trovatemi un caso simile sulla faccia della Terra! In più, ai cinque milioni vanno ad aggiungersi ben quattro milioni all’anno di euro di tassa di soggiorno (che, si ricorda, deve essere reinvestita nel settore!) Resta, poi, il problema della visita delle chiese, quattro delle quali ormai da un paio d’anni a pagamento da parte della Curia. Una decisione in solitaria, senza nessun raccordo con altre città d’arte pugliesi.
In poche parole, a Lecce il turismo è stressato. Si paga il parcheggio al check-point (e nei 7.000 stalli ceduti alla SGM), si paga la tassa di soggiorno (novità: Porto Cesareo l’ha persino aumentata, senza il corrispettivo dei servizi necessari), si paga per entrare in chiesa, si paga la toilette se qualcuno si avventura nella Villa Comunale (fornirsi di moneta metallica per potervi accedere; vi lascio immaginare ogni volta la tribolazione per un gruppo nemmeno numeroso di turisti). Poi, altra curiosità, la Regione Puglia in grave ritardo sulla stagione turistica, commissiona un spot inutile e costoso, ingenerando aspre polemiche per quello che è sembrato un alto spreco di denaro pubblico.
Il viaggio, dopo Lecce, prosegue per altra località sulla costa dove si avrà il pranzo. Locale a quattro stelle e anche rinomato. Strapieno. Con abbondante ritardo sull’orario previsto, i pochi camerieri si affannano con taccuino e penna e anche tablet a prendere le ordinazioni. Il gruppo è tranquillo e non protesta. Si comincia con i termini della nouvelle cuisine: sautè di cozze. Di cozze ce n’erano davvero poche e senza alcun sapore. S’è inzuppato appena una mezza fetta di pane. A seguire (non sto ad annoiarvi) un primo e un secondo piatto obiettivamente senza pretese. Alla fine, anche mangiabili. Ma il bello/brutto deve ancora venire. In un chiasso indescrivibile (già solo a parlare, un centinaio di persone) faceva capolino la musica di un violino e poi la voce gracchiante di una povera e incolpevole ragazza che intendeva certo allietare i commensali. Non una buona idea. E’ davvero banale osservare come tanti titolari di strutture (in questo caso, gastronomiche) non si rendano conto di quello che è bene fare e di quello che bisogna evitare. E’ l’ABC ormai codificato delle varie Guide- Ristoranti in materia.
Non lo capì nemmeno un altro ristoratore (bella località e ottima struttura) che accoglieva i suoi commensali con il suo Tv 55-60 pollici, ultimo modello, sempre acceso e soprattutto ad alto volume. Ogni volta, col gruppo a pranzo, una lotta: gli dicevano di abbassare il volume, chi di cambiare canale, più volte io di spegnerla o di cercare un canale con un bel documentario sul mondo animale, a bassissimo volume; alla fine, di lasciare il gruppo a consumare il pasto come dio comanda. Niente da fare. Il ristoratore era troppo innamorato del suo televisore. Non ci sono più tornato. In altra occasione, altro ristorante, veniva servito il vino in piccole bottiglie con vetro doppio un dito e dal colore scurissimo, tale da non fare indovinare il contenuto. Gli feci osservare (ma lo facevano anche i turisti) che così non andava bene e che doveva rimediare. Non ci fu verso di fargli cambiare idea.
Viaggiando, poi, in pullman (il mezzo maggiormente utilizzato dai gruppi organizzati), dall’alto si vede meglio la strada. E resta incomprensibile il fatto come tante amministrazioni non provvedano a renderla percorribile in sicurezza e tranquillità. Vale ovviamente per tutte le strade del mondo. Restando all’itinerario,e sempre abbandonandoci a qualche esempio, lascia perplessi che “l’ultimo miglio”, il biglietto da visita, prima di arrivare a Gallipoli (l’ingresso della città!), sia tutto toppe e buche, come anche percorrendo la Superstrada (sic!) da Brindisi a Lecce o viceversa, per prendere l’aereo a Brindisi, non c’è un solo metro quadrato di asfalto sano! E, dunque, pericolosa. Percorretela e mi darete ragione. Strada tutta sconnessa per trattamenti (si vede!) parziali e anche irregolari. Considerata longitudinalmente, la strada è sforacchiata da pericolose fenditure. Ci sarebbe da chiedere se da lì passano le varie polizie stradali, politici di ogni risma e imprenditori che potrebbero certo farsi sentire e valere. Se, come sempre dicono, hanno bisogno di buone infrastrutture e collegamenti.
Luigi Nanni