NON CHIEDETE SEMPRE ALLA STAMPA DI SERVIRVI IL PIATTO BELL’E PRONTO!
Paradossali casi di disimpegno e anche cittadini … dimezzati
Anche dopo un articolo su Nardò letto da 5mila persone
“Ciascuno si assuma le proprie responsabilità!” A furia di ascoltarla non meno di una ventina di volte al giorno; per strada, radio e Tv, web e carta stampata, questa frase lapidaria, una sentenza, la vedetta sul buon vivere, rischia di perdere velocemente sostanza. Nel senso che la si ripete ma che, come per tanti pronunciamenti, se non osservati, col tempo si svuotano e assumono forma liturgica. Ovviamente, siamo dell’idea che mai questo debba succedere.
Il vostro cronista ogni giorno osserva tutto ciò, finendo con l’assorbire incertezza e scarsa convinzione non tanto sul piano professionale, quanto come persona che sta al mondo come voi e nulla chiede se non che le cose (per tutti) vadano nel migliore dei modi. E, invece, pare che questo non sia possibile. E non succeda nemmeno che il cronista si debba arrabbiare, poiché poi scrive male, lancia accuse e improperi col rischio di sbagliare bersaglio e per giunta beccarsi una denuncia. E stavo proprio rischiando di andarci vicino, quando una persona che nemmeno conoscevo mi ha fermato per strada per dirmi di scrivere sui servizi della Posta di Nardò (eravamo vicino alla “Posta “piccola”), sul disagio dell’attesa all’esterno, sul locale angusto, sul vento che soffiava e la pioggerellina di quella giornata, la confusione e quasi lo strattonamento per evitare i veicoli a motore che tranquillamente passano da quella viuzza.
Confesso di essermi un po’ risentito, pensando al fatto che proprio su quella Posta avevo scritto qualche settimana addietro, orgoglioso (!?) del fatto che l’avessero letto su Portadimare in ben 5.000 (cinquemila). E, dunque, avevo la “pretesa” che anche lui l’avesse letto. Gli era sfuggito. E va bene. Ma si era sempre in tempo per fare qualcosa? (questo lo dirò nell’ultima parte del pezzo). Ovviamente dal giorno dell’articolo scritto sulle Posta nulla è successo ma, questo, non è certo colpa del cronista. Che si “adoperò” anche con un contatto personale, per quanto episodico, con un assessore di questa amministrazione (che, forse, aveva letto l’articolo). L’assessore mi guardò con fare indagatore, non comprendendo i termini della questione.
Cosa c’entrasse le Poste con l’Amministrazione! Gli spiegai, per farmi meglio capire, che la sua amministrazione, cui non si poteva certo imputare quel disservizio, invece, poteva adoperarsi presso la direzione (nazionale?) delle Poste e dire chiaro e tondo che i suoi concittadini non potevano essere così maltrattati. L’assessore parve capire e annuì. Fino a questo momento non è successo proprio nulla.
Questo breve racconto l’ho poi “riportato” all’attenzione di questa persona che mi aveva fermato per strada. La chiacchierata di una decina di minuti. L’ho vista delusa, ha ringraziato, non poteva certo invitarmi a scrivere un altro articolo, sarebbe stato inutile (a distanza, la informo che certamente lo farò!).
Sempre a proposito di quella frase sulla responsabilità e l’impegno da assumere in prima persona, e che come epitaffio proponiamo di scolpirla su pietra dura e renderla anche luminescente, quest’altra storia s’intreccia, quasi come un minimo comune denominatore di tante e analoghe situazioni. Come altre volte, sono stato “convocato” da una persona, amica di lunga data.
Non aveva il mio numero, ma oggi è facile ottenerlo (il mio e tutti gli altri) con una triangolazione telefonica. L’area interessata dei lavori è dalle parti di Parco Raho.
Leggiamo dal cartello: “Riqualificazione dell’insediamento di edilizia residenziale…”
La persona mi chiama, è arrabbiata per quanto di malfatto e brutto la ditta ha consegnato. Chiede che io scriva un articolo. Sempre la stessa storia. Faccio un sopralluogo. Non sono un tecnico, ma non c’è bisogno di essere tali per capire. Io stesso dubbioso, successivamente chiedo il parere, stavolta sì, di un tecnico mio amico. Il giudizio è lapidario. I lavori non sono stati fatti nel migliore dei modi. Spiego alla persona che mi conosce, che in quest’occasione l’articolo non serve, non riuscirebbe a dire più di quanto ella stessa mi dice: che i lavori non le piacciono, sono stati fatti male, bisogna porvi rimedio.
Le consiglio di parlare col sindaco Mellone. Risponde che l’ha già fatto; conosce anche un consigliere della maggioranza. “Meglio ancora – dico – la cosa sta sotto controllo, questo consigliere glielo ricorderà al sindaco”. Se poi, a distanza di giorni, la persona mi richiama e dice di scrivere comunque l’articolo cosa ciò significa? Che non ha ottenuto nulla e con lei gli altri condòmini che – si lamenta – non si sono interessati di niente.
E siamo all’epilogo di questa strana vicenda, non volendo ammannire i lettori con storie che conoscono quanto me. E che comunque – sempre come si dice – meritano una riflessione. Che è questa: la storia delle Poste a Nardò (segnatamente parliamo della Posta “Piccola” di via Celso), è tale e quale, cioè quella di sempre, con i disagi che subiscono i cittadini e con servizi che sono inadeguati per un’utenza così numerosa. Forse dovrebbero essere loro a prendere l’iniziativa. I lavori fatti male al condominio stanno sempre lì, poiché la ditta incaricata ha tolto le tende e mai più si vedrà. Con la persona che è rimasta insoddisfatta, macchè infuriata, per il brutto lavoro consegnato. E che ci teneva che scrivessi un articolo. Non l’ho fatto e gliel’ho pure spiegato. E dicendole anche che chi “comanda” spesso e volentieri non solo non tiene in considerazione la stampa, ma nemmeno si perita di stare ad ascoltare i suoi concittadini. Anche perché siamo lontani da ogni elezione e, come si dice a Nardò, “lu fattu è fattu e l’arciprete è muertu!"
Insomma, non so se abbiamo capito la lezione. Assumersi le proprie responsabilità significa che spetta a ciascuno pretendere i propri diritti (e osservare i doveri); ma bisogna interessarsi alle cose, metterci la faccia, impegnarsi, e non sempre delegando, con la speranza che altri (disinteressatamente) agiscano per nostro conto. Per non dover poi capitare come quella volta (a me, ancora una volta!) che un conoscente, e anche di lunghissima data, mi chiedesse di interessarmi ti lu canale ti Santu Cosimu, sulla via per Lecce, preda di miasmi, acqua limacciosa, zanzare e topi a volontà. Questa persona, che ovviamente abitava nei pressi di quel canale, diceva anche altre cose e di una certa sostanza.
Spesso lo incontravo all’edicola “ANTONELLA” (purtroppo ha smesso l’attività) e ogni volta mi sollecitava il problema, l’urgenza di scrivere un articolo. Non l’avevo ancora fatto, ma quella volta che sempre all’edicola m’incalzò e quasi mi mostrava infastidito per il ritardo, più non indugiai e decisi subito di mettermi all’opera.
“Va bene, Francesco (nome di fantasia), scriviamo una bella cosa, però è utile fare un sopralluogo della zona per rendermi conto dei problemi del canale e scattare pure qualche foto”. Francesco mi prese per un braccio e ricordo che forse mi ringraziò per la disponibilità mostrata. “Luigi – disse Francesco – scrivi quello che vuoi, però non voglio che nell’articolo compaia il mio nome”. Non ricordo bene cosa gli risposi, invece benissimo che non scrissi una riga sulla “sua” necessità.
Luigi Nanni