NARDO' - "Il consigliere provinciale Giovanni Siciliano ha perso un' occasione per tacere!"
Egli, infatti, nel ricordare volutamente la mia brevissima responsabilità nel PDL vuole mistificare le cose facendomi passare per responsabile della chiusura dell’ospedale di Nardò.
Sono fuori dall’amministrazione dal 1995 e quindi poco plausibile attore delle cose che insinua e sostiene.
Nel contempo, però, artatamente dimentica la sua lunga militanza in Forza Italia, negli anni più positivi e cruciali per la sanità pugliese e dove per ben 2 quinquenni si è candidato per essere eletto al Consiglio Provinciale.
Dimentica inoltre che negli ultimi 15 anni è stato "magna pars" nell'Amministrazione della città di Nardò producendo fibrillazioni e crisi amministrative continue fino alla capitolazione di Città Nuova con l’abbandono dei suoi amici Consiglieri comunali in altre formazioni politiche.
E ancora dimentica di aver affisso manifesti a suo nome per assicurare la popolazione che l’ospedale di Nardò non avrebbe mai chiuso i battenti.
E in seguito cosa ha fatto, quali interventi ha sostenuto per il bene della salute dei cittadini?
E’ facile addossare la colpa agli altri mistificando la verità!
La sua storia politica, non è una novità, è costellata da contraddizioni e da continua mancanza di coerenza.
Egli stesso come ondivago politico, oltre ad avere militanze varie, negli ultimi anni si è iscritto anche al PD divenendo delegato al Congresso regionale.
Queste sue diverse militanze, se avesse lavorato per il bene della Città, gli avrebbero consentito di sortire qualcosa di positivo, appartenendo egli a partiti, gestori di grande potere amministrativo.
Comprendo il suo disagio e l’inconscio riveniente dalla lettura e comprensione della mia nota perché gli fa estremo male sentire che la nascita e divulgazione dell' anti politica è dovuta proprio a chi come Vendola e compagni ( senza dimenticare la sua candidatura nella civica lista provinciale della Capone ) vendono solo fumo e parole.
Dall’alto della sua ostentata sensibilità non riesce a confutare nulla, né la frammentazione partitica, né la visibile debolezza della stessa, né la mediocrità imperante che emerge dalle varie liste civiche (e fra queste la sua come altre), né la conflittualità derivante da tantissime posizioni reclamanti sempre e comunque visibilità (intendendo con questa solo assunzione personale di potere ).
I partiti di un tempo (con tutti i possibili difetti) avevano però la forza e la capacità di ragionare, di dialogare, di determinare scelte su parametri generali, di rispettare certe esigenze, selezionando, filtrando e compensando i vari interessi collettivi.
Le tante liste di oggi sanno creare solo caos, crisi continue, protezioni particolari, rivendicazioni d’ogni genere.
Nel chiamare in causa gli anni settanta, ha ignorato che all’epoca non vi era la necessità di provincializzare l’ospedale di Nardò e come militante e dirigente della DC di allora, nessuna obiezione è venuta fuori dalla sua cosciente militanza nella DC, in quanto lo stesso presidio godeva di ottima salute, né si poteva preventivare l’ascesa al potere dei vari Vendola e l’attuale globale strozzante congiuntura economica.
Il Siciliano, a proposito poi di meriti e demeriti, si è sentito in dovere di esaltare e difendere chi non ha bisogno di alcuna difesa, dal momento che nessuno ha chiamato in causa Pendinelli e Gianfreda.
Una difesa d’ufficio, peraltro, fuori luogo e gratuita, anzi viziata perché chiama in causa inopportunamente situazioni personali non comprese nella nota.
Comprendo la sua voglia di dimostrare pubblica amicizia e vicinanza ad un amico, di essere considerato un importante pezzo sull’onda, ma il modo pedestre di esaltare i meriti si è trasformato in un boomerang nefasto sull’amico e su chi lo ha evocato.
Il bisogno insopprimibile di intervenire nei meriti ha evidenziato la mancanza del suo impegno per Nardò, affidandosi al destino, alle promesse vendoliane e riconoscendo di fatto l’assunto, riportato dai giornali, che la ristrutturazione ospedaliera è stata frutto di compromesso fra partiti.
L’illustre Consigliere provinciale in carica non confuta minimamente, col suo dire, il metodo del compromesso né evidenzia l’esistenza di un parametro asettico, capace di valutare i meriti o i demeriti degli ospedali presenti in Provincia.
Riconosco che la permanenza dell’ospedale di Scorrano è dovuta certamente alle forti personalità di Pendinelli e Gianfreda, che evidentemente hanno fatto valere le proprie ragioni.
Gli amici, Mario Pendinelli e Aurelio Gianfreda, sono stati politici bravissimi e solerti nel salvare Scorrano, a differenza di qualcuno altro, per sua intrinseca ammissione derivata, non ha nemmeno mosso un dito per Nardò, addossando le colpe a Vendola, rifugiandosi dietro il passato remoto degli anni ‘70, dribblando quello recentissimo del quale è silente manovratore.
La sua è una replica per stare in pagina, come fa da tempo, non una confutazione di argomenti e l’inopportuna ingerenza, nei fatti di Scorrano, vale solo a insinuare nei lettori ombre e dubbi che nessuno ha mai posto.
Nel leggere la sua replica, ingenuo o mirato autogol, non posso non dispiacermi per la chiamata in causa da parte sua dei 2 amici nel tritacarne della cattiva politica poiché mi lega loro una vecchia conoscenza e militanza nella DC.
Chiedo scusa, per me e per Siciliano, agli amici incautamente evocati da quest’ultimo.
A Siciliano, infine, porgo l’invito a "lavorare" concretamente per la Città, visto che il nostro paesaggio è a rischio più che mai e non è più il tempo di "iperboli terminologiche" ma di azioni responsabili per l'occupazione, la difesa del bene comune e lo sviluppo del territorio.
Fine della querelle!
Ad mayora!
Nardò, 11 giugno 2012
Giovanni PERO’