NARDÒ E GALATONE - Una antica disputa tra i due municipi scoperta dall'avvocato e giornalista Paolo Nuzzo.
C’è stato un tempo in cui i Comuni confinanti si facevano causa per ampliare il territorio e tirando fuori carte vecchie di secoli. Un caso singolare, per come si sono evolute le cose successivamente, riguarda la florida località di Santa Maria al Bagno, oggi una piccola cittadina e frazione di Nardò con notevoli risorse turistiche come lidi, alberghi e ristoranti.
Nel 1926, però, ci fu una vera e propria causa davanti ai burocrati baresi: fu il commissario prefettizio Lorenzo Annicchiarico ad “allettare i cittadini di Galatone nella prospettiva di allargare i propri confini”.
Il cavaliere Annicchiarico, infatti, per un “pio desiderio di civica espansione del Comune di Galatone” aveva suscitato una “sentimentale manifestazione di demanialità da far sconfinare nel territorio di Nardò”.
Proprio a discapito del Comune neritino, dunque, che sulla località aveva posto il limite dei propri confini. Oggi è merito dell’avvocato Paolo Nuzzo, appassionato cultore di storia locale, se questa vicenda acquisisce la dignità di fatto documentato.
Nuzzo, infatti, in un archivio di famiglia ha ritrovato un rarissimo, quasi sconosciuto, libretto: “La spiaggia di Santa Maria al Bagno nelle pretese del Comune di Galatone”. Con lo stesso scritto il podestà neritino, Angelo Onorato, difende le prerogative della sua città e ribatte ad Annicchiarico che lo “jus adacquandi, piscandi et pascolandi”, rinvenuto dai fieri confinanti galatei nel catasto onciario del 1745, non avesse motivo di essere applicato.
Interessante scoprire anche come il gergo sia cambiato negli anni. Il podestà, infatti, che scrive la sua memoria difensiva nel 1929 e quindi in pieno ventennio fascista, produce le sue osservazioni nell’interesse del Comune e dei “comunisti” che rappresenta.
Il podestà Onorato, dunque, protegge i confini della sua città e scrive una lunga relazione, molto articolata, all’alto Commissariato regionale per la liquidazione degli usi civici nelle Puglie di Bari. Il “sindaco” dell’epoca contesta la ricostruzione effettuata da Galatone che vorrebbe estendere i propri possedimenti addirittura fino al pizzo dell’Aspide, annettendosi dunque l’intera località di Santa Maria al Bagno. E per sostenere le proprie argomentazioni inizia addirittura dal secolo XI, quasi mille anni prima.
Ecco alcuni passaggi tra i più arguti e pungenti di Onorato: “da una pura e semplice dichiarazione di servitù, quella del 1745, giungere poi a decantare un possesso su quel demanio non può far pensare che vi siano veramente dei poveri di spirito i quali si illudano, per le vie demaniali ed alla chetichella, si possa giungere a strappare la spiaggia di Santa Maria al Bagno dalle visceri di Nardò”.
Ma il capolavoro politico e dialettico del podestà Onorato arriva quando, per ripicca, minaccia Galatone di volersi riprendere 320 “tomoli” di macchia attribuiti alla cittadina confinante nel 1816. Quelli che, ancora oggi, consentono al comune galateo di affacciarsi per un breve tratto nel mar Ionio in località “Reggia”.
“All’opposto – rilancia Onorato nel suo libello – appartengono all’Università di Nardò i 320 tomoli di terreno erroneamente attribuiti a Galatone nel catasto fondiario del 1816 che sono congiunti alla restante costa marittima Bagno o Fiume, dalla casetta detta La Reggia fino alla torre dell’Alto Lido”.
Galatone, a quel punto, rischiando persino una penalizzazione inattesa, si ritirò in buon ordine e risultò contumace nella successiva udienza. Così Nardò mantenne quella che, all’epoca punteggiata solo da ville signorili appartenenti anche e soprattutto a nobili di Galatone, diventò poi una delle perle turistiche della costa ionica.
Resta ancora oggi, però, la titolarità a favore di Galatone dei cosiddetti “usi civici” nella zona delle Quattro Colonne anche se si ignora l’esistenza dell’atto costitutivo che potrebbe essere rintracciato, in forma di sentenza, presso il Commissario per gli usi civici a Bari. Per altro nessuno potrà mai togliere ai galatonesi il toponimo storico delle Quattro Colonne che, negli annali, sono identificate come “la Torre del Fiume di Galatena”.