NARDO' - Dopo circa due anni si è tenuta un'assemblea pubblica del Pd. La storia travagliata del partito è nota ai più, a cominciare (ma anche prima) dalle ultime elezioni comunali. QUI grazie ad Ubaldo Villani Lubelli (Le ideologie? Roba da vecchi ubriaconi) potreste divertirvi a riscoprirle grazie ad un contributo "raccontato". Ma la vera "perla" la trovate all'interno di questa notizia con la solita e vivida fotografia di Luigi Nanni. Buon divertimento con la "real politik" di Antonio Maniglio e dei reduci diessini. Se sono rose (rosse) fioriranno. Se sono sbiadite pure ma poi, quelle, appassiscono presto. Come si è visto.
Non succede tutti i giorni, anzi ci sono voluti due anni prima che il Partito Democratico di Nardò si mostrasse alla città.
Clandestino? No, non si può dire e nemmeno abusivo, considerando che oggi occupa con Antonio Tiene lo scranno della Presidenza del Consiglio. Tutto ciò è stato reso possibile con un’assemblea pubblica, faticosamente organizzata, alla presenza di Antonio Maniglio, vicepresidente del Consiglio regionale pugliese, chiamato (meglio, invocato) nella veste di commissario del Circolo di Nardò a mettere mano a una situazione difficile.
Con un partito letteralmente sparito dopo le ultime elezioni che lo avevano visto attestarsi su posizioni opposte rispetto alla coalizione di Marcello Risi ( poi, affermatasi nell’ultima competizione). Una lunga storia e travagliata, che si è cercato di mettere da parte, con la volontà di far emergere il dato positivo di un partito “utile” non soltanto a Nardò (sempre, “la seconda città della provincia di Lecce”).
In un salone affollato, da posti in piedi (l’un l’altro ci si guardava meravigliati) e reso pulitissimo per l’occasione, Antonio Maniglio si è sforzato di stemperare gli animi, proponendo una tregua, ma soprattutto indicando l’obiettivo di superare le contrapposizioni.
Non è mancata l’analisi, il Pd e il governo Monti, il rischio di diventare un “donatore di sangue” senza essere nemmeno ringraziati. Non è mancato l’accenno alla situazione (anch’essa difficile) alla Regione Puglia. Di sfuggita Emiliano è stato citato una sola volta e qualcuna in più Vendola, soprattutto quando si è voluto ricordare la vicenda dell’ospedale di Nardò.
Davvero, non si poteva fare finta di niente e Maniglio ha fatto la sua parte. Dicendo un paio di cose chiare e che possono essere anche apprezzate. La prima: “scordiamoci l’ospedale e andiamo avanti”. Però, brutale. Il piano di rientro – ha aggiunto - non consente operazione diversa da quella che è stata messa in atto. Vale a dire il suo smantellamento. Se mancano servizi essenziali, poi, si vedrà. L’art.20 della legge 68 stanzia altre risorse per altro tipo di interventi. Campa cavallo. La seconda: mano all’autocritica (come si diceva un tempo) e un “rimprovero” a Vendola nella parte in cui è venuto clamorosamente meno.
L’aver promesso cose che non poteva mantenere. Non è poco. Ma non era questo (anche questo) il succo dell’assemblea nel Circolo di Piazza Pio XI. Là sono convenuti vecchi iscritti, figure istituzionali e qualche simpatizzante. Una rimpatriata che faceva effetto, facce che non si vedevano da tempo, discorsi che sembravano provenire dal diffusore, qualche titubanza e qualche passo felpato.
Obiettivamente, non si sapeva bene da dove cominciare. Sicchè, l’intervento di Maniglio ha fornito l’aiuto e tolto l’imbarazzo per riprendere la barca. Invitando a superare d’un colpo tutte le difficoltà. Poche parole d’ordine che hanno fatto breccia (lo si è visto poi nei numerosi interventi), riducendo a estrema sintesi il suo ragionamento. Chance, speranza, credibilità ( tutto al femminile), riferite alla situazione. Eppoi,organismi (veri), tessere (vere). Un percorso netto, ma che comporta difficoltà.
Quelle che si vorrà superare ricostruendolo grazie all’aiuto di quanti, a vario titolo, si sentono di appartenere al partito. Di qui, alcuni passaggi necessari che hanno avuto l’intento di mondare i rami secchi di un partito malato. Pertanto, l’assemblea appena fatta – ha detto Maniglio – è soltanto il primo passo di questo cammino. Fatto, poi, di altri incontri, tesseramento ed elezione degli organismi dirigenti. Tutto in un paio di mesi. Anche perché (può esserci sfuggito) ,da un anno il Pd di Nardò ha chiuso i battenti e tutti sono tornati nelle loro case.
Per conseguenza, l’assemblea ha fornito l’occasione di intervenire (cosa che, comunque, non era mai mancata, con prese di posizione su giornali e rete). Interventi critici che hanno riguardato la conduzione del partito (provinciale e regionale) e necessità di voltare pagina. Scongiurata la bagarre.
Su tutto, però, è nettamente prevalsa la volontà di ricostruire il Pd “forza di cambiamento a Nardò e in Italia”, di dover dare una mano all’amministrazione Risi. Contributi di qualità di figure che, come si dice, sono stati, sono, la storia del partito: i sindacalisti Giuseppe Guagnano e Fernando Fiorito, i vecchi segretari Rino Giuri e Gino Andriani, gli attuali consiglieri Rocco Luci e Daniele Parisi, Rina Calignano dell’associazione “Costruire Insieme” e altri ancora. Senza contare la bella novità dell’elezione di Lorenzo Durante a segretario dei giovani Pd.
Al termine della riunione, Antonio Maniglio, coadiuvato nell’occasione da Gori Napoli, appariva visibilmente sollevato.