NARDO' - A margine, ma nemmeno tanto della vicenda, qualcuno si toglie il primo sassolino dalla scarpa: "qualcuno della maggioranza sapeva solo parlare di me nei bar". Ma è interessante anche leggere Pippi Mellone che, per la prima volta parla di un futuro del suo movimento senza di lui.
Una vicenda che è diventata surreale. Perché il candidato, poi eletto presidente del Collegio dei revisori dei conti del Comune di Nardò, si era schierato con la lista Liberi Popolari guidata da Gianpiero Lupo, prima nominato assessore e recentemente estromesso dalla giunta da parte di Pippi Mellone. Non senza strascichi. Dunque la condotta di Lupo e del suo gruppo, che avevano difeso la nomina di Sanasi sia dal punto di vista tecnico che politico, ora appare corretta. E Mellone farà fatica a dirlo senza, come gli succede sempre, parlare solo di se stesso.
Un paio di elementi interessanti vanno ricordati. Marcello Risi si è "immolato" anche perché l'opposizione consiliare ha tenuto, sulla vicenda, un atteggiamento prudente preferendo astenersi durante il fatidico voto. Ciò ha lasciato nelle mani del solo Risi, per coerenza col suo ruolo di ex sindaco, la possibilità di denunciare l'accaduto.
Tornando alla defenestrazione di Lupo, infine, va detto che l'operazione non è stata indolore ma ha avuto un violento strascico politico.
Due consiglieri, infatti, eletti con la maggioranza di Mellone si sono resi indipendenti, si sono posti all'opposizione (Alberto Egidio Gatto e Pierluigi Tarantino) e hanno assunto il nome del gruppo consiliare afferendo ai Fratelli d'Italia.
Un vero e proprio "smacco" nei confronti di Mellone che, dopo essersi sganciato da Michele Emiliano, si è sempre professato l'uomo del centrodestra nella speranza di ricavarne uno spazio d'azione per future, e per ora non ancora arrivate, presitigiose candidature di livello sovracomunale.
Chiudiamo con l'unico personaggio politico uscito realmente vincitore dalla vicenda, Gianpiero Lupo: "Sono contento dell’esito processuale della vicenda, sul quale in verità non nutrivo alcun dubbio, anche se sono rammaricato del fatto che in questi mesi non sono mancati gli attacchi personali dovuti soprattutto al “fuoco amico”.
Come si ricorderà le forze di opposizione in Consiglio comunale, sulla questione della nomina del revisore dei conti, si erano astenute e non avevano sollevato alcun dubbio sulla legittimità degli atti amministrativi.
Solo una persona estranea al Consiglio comunale ha intravisto profili penali che, è oggi evidente, erano solo immaginari.
Se, però, è legittimo che qualche oppositore pensi di fare ricorso alla magistratura per cercare di far cadere un’amministrazione comunale, evidentemente non intravedendo altra possibilità che questa, l’amarezza viene quando si è costretti ad ascoltare le chiacchiere da bar di qualche componente della maggioranza che in questi mesi non ha perso occasione per criticare il mio operato.
Chissà se rifarà il giro dei bar neritini per ammettere la propria ignoranza in tema di attività amministrativa e sottolineare la legittimità del mio operato. Ecco, su questo ho molti dubbi".
Per completezza d'informazione riportiamo anche il solito animoso comunicato del sindaco Pippi Mellone. Che, però, merita la lettura per la chiosa finale.
“DENUNCIA GROTTESCA E CAMPAGNA DIFFAMATORIA, A VUOTO LA SPALLATA GIUDIZIARIA”
Il sindaco Mellone commenta duramente l’archiviazione del procedimento per abuso d’ufficio
Sull’archiviazione del procedimento per abuso d’ufficio a carico del sindaco Pippi Mellone e di altre 21 persone tra assessori, consiglieri e dirigenti, interviene con una dichiarazione lo stesso primo cittadino.
“Intanto – sottolinea con forza Pippi Mellone – basterebbe la lettura dell’ordinanza del Gip per farsi un’idea molto chiara della vicenda. Marcello Risi non è legittimato, da privato cittadino, ad essere considerato persona offesa dall’eventuale reato d’abuso d’ufficio. In secondo luogo, nel merito, la stessa fattispecie di reato presuppone violazioni di legge e lo Statuto comunale è un atto di natura regolamentare. La sua grottesca denuncia, pertanto, non ha alcun senso logico prima che giuridico, una “lettura” dei fatti che fornisce Alcide Maritati prima che Pippi Mellone. Come un operatore del diritto come Risi possa incappare in clamorosi scivoloni come questi (non è il primo, peraltro), in harakiri giuridici, resterà un mistero.
Ancora una volta – prosegue – sono i fatti a dare ragione a me e alla mia maggioranza. Anche se questo passa stavolta da una vergognosa campagna diffamatoria orchestrata da Risi e dall’opposizione, con foto sui giornali degli indagati e sentenze emesse troppo velocemente su Facebook e nei bar. Ma le sentenze le fanno i giudici e le persone perbene sanno aspettare, con dignità e buona educazione. Anche al cospetto di questi barbari della politica e della vita civile.
Ai cittadini di Nardò, oltre a questo verdetto eloquente, mi preme spiegare in più che io e la mia maggioranza ci siamo difesi nelle aule giudiziarie con i soldi delle nostre tasche e non con quelli dell’ente, come accadeva con altri sindaci e altre maggioranze. Un altro fatto che ci distingue da un passato oscuro, dal Medioevo che questa città ha conosciuto con la vecchia politica.
Questa vicenda – tira le somme il primo cittadino – ha una verità giudiziaria, elementare, e una politica, magari non immediatamente intuibile. Ma è il caso di spiegarla. L’obiettivo di questi signori dagli esposti facili, non è tutelare l’ente, l’interesse pubblico o i neretini (del resto, non lo hanno mai fatto quando governavano loro), ma solo e soltanto mettere fuori gioco gli avversari con la complicità della Legge Severino. Tentare di dare una spallata giudiziaria al mellonismo, non riuscendo a farlo politicamente e nelle urne. Una strategia vomitevole, che sa di muffa, che ha lugubri echi nel passato della peggiore Sinistra. Ma sia chiaro a Risi e a chi ancora ha il fegato di andargli dietro, che il mellonismo non morirà con Pippi Mellone”.