NARDO' - Ci sono aspetti nella vita di tutti che restano quasi sconosciuti, comunque non percepiti, "sentiti veramente” solo quando si finisce per impattare duramente contro una realtà che ci lascia senza "armi" e senza "difese".
La salute, le cure, i trattamenti, i farmaci, le malattie, accertamenti medici, sanità... tutto molto ovvio, si potrebbe pensare, ma in realtà tutto molto poco considerato fino a quando, in prima persona o per un familiare o un amico, non si ha a che fare con qualche problematica. Sono note le tantissime carenze strutturali ed economiche della sanità nelle regioni del centro e sud Italia, eppure sembra che ci sia una mancanza di volontà chiara non solo nel risolvere determinate problematiche ma anche semplicemente impegnarsi per migliorare le condizioni dei servizi offerti.
Nel dibattito nazionale ritornano spesso notizie come il numero chiuso delle facoltà di medicina e delle altre facoltà affini, il mancato potenziamento dei campus universitari di medicina e degli altri corsi di laurea afferenti, fino alla soluzione tampone trovata dalla Regione Calabria con l'assunzione di personale medico ed infermieristico proveniente da Cuba (pare professionalmente anche molto preparato).
E queste riflessioni occorre farle anche sulle condizioni che interessano il nostro territorio, la Puglia, il Salento, Nardò... è di poche settimane fa la notizia della nascita di un Comitato a tutela della salute nato dal basso, da professionisti e cittadini (e del quale mi onoro di far parte), con lo scopo di recuperare e implementare i servizi sanitari presso l'ex ospedale S. Giuseppe Sambiasi di Nardò; comitato nato dopo una serie di situazioni estreme e gravi, così come riportato anche dalla stampa locale.
E non solo. Una voglia (e rabbia) dei cittadini neretini di dire la loro e manifestare tutto il disappunto per i tanti torni subiti (a partire dal 2002) e per le più recenti promesse roboanti non mantenute dall’amministrazione comunale.
Bellissima e lodevole l’iniziativa della costituzione di un Comitato civico e apartitico, occorre sottolinearlo per non dare spazio a furbesche bugie e provocazioni, che possa portare avanti le istanze del nostro territorio rimarcando le carenze e pretendendo la presenza di servizi sanitari minimi.
Premetto che l'ospedale come precedentemente concepito non si potrà riavere, sia per motivi normativi ed economici, sia per motivi tecnici (non è semplice realizzare sale operatorie ecc.). E’, però, importante rivendicare tutti quei servizi minimi da erogare a favore dei cittadini, come il primo intervento, visite e analisi di laboratorio, esami medici, ecc; tutto, tra l'altro, ricompreso in un Protocollo d'intesa firmato da Comune di Nardò, Regione Puglia e ASL Lecce nel lontano 2013 e ritenuto allora necessario proprio per sopperire alle carenze dovute a seguito della chiusura dell'ospedale e alla mancanza di servizi sanitari indispensabili per run territorio che conta circa 50mila abitanti (Nardò, Seclì, Galatone e non solo) e che nel periodo estivo vede triplicare tali numeri.
L’urgenza è soprattutto di natura “politica”, politica che deve essere davvero attenta alle necessità e alle legittime pretese dei territori e delle popolazioni presenti, perché altrimenti non è politica, è tutt'altro, tutto tranne che politica.
ORMAI LA GENTE HA FAME DI SALUTE E SANITA'! Possibilità economiche sempre più risicate, popolazione sempre più anziana, diffusione sempre maggiore di malattie e disturbi, creano una maggiore divisione nella società tra ricchi e poveri, tra chi può permettersi cure ed analisi e chi no, tra chi ha una qualità di vita migliore e chi no. Senza poi contare tutte le ulteriori necessità legate alla disabilità, sindromi e via dicendo.
Ed è giunto anche il momento di avviare una serie di impegni e scelte politiche atte a far ritornare la sanità pubblica ad alti livelli, con i servizi dei privati che siano complementari e non sostitutivi della sanità pubblica per dare la giusta rilevanza sociale anche alla “sanità privata”, rilevanza verso i cittadini e verso i ceti più deboli.
Ed è giunto anche il momento di avviare una serie di impegni e scelte politiche atte a far ritornare la sanità pubblica ad alti livelli, con i servizi dei privati che siano complementari e non sostitutivi della sanità pubblica per dare la giusta rilevanza sociale anche alla “sanità privata”, rilevanza verso i cittadini e verso i ceti più deboli.
E’ giunto il momento di impiegare maggiori risorse nella sanità (assunzioni, macchinari, laboratori), invece di finanziare la sagra dei “tarallucci e vino”.
Paolo De Benedittis