NARDO' - In un documento diffuso alle testate giornalistiche nella mattinata, la consigliera Maria Antonietta Coppola (foto) rassegna le proprie dimissioni e lascia il gruppo Sel in Consiglio per dichiararsi indipendente. Di seguito (la lettera è stata inviata al segretario Angelo Cleopazzo e alla segretaria provinciale Anna Cordella) leggerete anche la reazione dell'assessore Vincenzo Renna che è chiamato in ballo ed è il primo che rischia di uscire dalla giunta: non parla in prima persona ma manda il commento di "una donna di sinistra".
Non per parafrasare qualcuno, però anche noi nel nostro piccolo siamo stati determinanti alla vittoria di Marcello Risi.
Anche noi rimaniamo scioccati per tutto ciò che si sta verificando all'interno di questa maggioranza e non solo. Spesso e volentieri sta prevalendo l'infantilismo politico.
All'assessore diciamo espressamente questo: non può stare dietro a considerazioni personalistiche, non è quello il suo ruolo. Anche perché ognuno di noi per il ruolo ed il lavoro che fa può essere strumentalizzato.
Da sempre all'assessore abbiamo riconosciuto una certa conoscenza delle cose e professionalità. Spesso, però, queste due cose si combattono e a volte si fondono con un suo egocentrismo esasperato. In politica bisogna essere preparati, avere acume politico e voglia di fare qualcosa per il bene della comunità. Ma soprattutto occorre umiltà. Occorre stare tra la gente e saperla ascoltare. Alla città di Nardò, ai pensionati, ai disoccupati, agli operai "non gliene frega un fico secco" dei contrasti tra l'assessore e i suoi colleghi. Alla gente di Nardò, in sostanza, interessa sapere cosa si sta facendo per aiutare i propri cittadini per affrontare la crisi che ci attanaglia.
Ci siamo iscritti a Sel non perché il circolo neritino fosse conosciuto all'opinione pubblica: tutt'altro. La nostra adesione a Sel è scaturita, invece, da una visione più ampia della politica e abbiamo visto in Vendola l'unico politico capace di smuovere le acque stagnanti della sinistra italiana.
Appena entrati in questo circolo abbiamo avuto la netta sensazione di avere sbagliato qualcosa. Abbiamo avuto la percezione di essere stati usati per le elezioni comunali tant'è che subito dopo ci siamo sentiti esclusi, benché alcuni di noi facessero e fanno parte del coordinamento del circolo, da ogni decisione importante.
Ed è in quel momento che abbiamo scoperto che nel circolo di Nardò vigeva e vige il "cerchio magico". Altrimenti non si spiegherebbero tante prese di posizione del segretario, dell'assessore e di altri pochi intimi non condivise da molti. Morale della favola nel circolo c'è poca democrazia, se discussione c'è non serve a niente, tanto è sempre il cerchio magico a decidere. Non c'è voglia di aprirsi con gli altri né tanto meno confrontarsi con gli altri.
Come possiamo noi, gente di sinistra, che quotidianamente sta a contatto con la gente che vive e che si immedesima nei problemi di questi ultimi, e che nello stesso tempo conosce la democrazia, le sue regole e la sua essenza, convivere con questo circolo?
Che dire dell'ospedale?
Una materia così delicata che nessuno aveva il coraggio di affrontare serenamente. Solo la tenacia di Maria Antonietta Coppola ha fatto sì che la nomenclatura barese si impegnasse di trovare soluzioni alternative valide alla chiusura dell'ospedale di Nardò. La nostra profonda delusione è scaturita dalla evanescente proposta barese assolutamente non idonea ai bisogni reali di una città di Nardò.
Di qua la decisione di uscire da Sel.
Questo non significa uscire dalla maggioranza in cui si rinnova la nostra fiducia. Con serenità comunichiamo anche che non risponderemo a nessuna strumentalizzazione di sorta. La nostra è una posizione presa com molta sofferenza ma liberamente.
I firmatari sono, oltre alla Coppola: Giuseppe Bollino, Salvatore Vangelio, Angela Presta, Giuseppe Rutigliano, Francesca Antonica, Salvatore Falconieri, Luigi Catasto e Sergio Dell'Anna.
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Al Circolo SEL Nove Aprile Nardò
Alla Consigliera Coppola ed al gruppo degli uscenti
Letta la ruvida lettera con cui la Consigliera Coppola ed altri comunicano ufficialmente l’uscita da Sel e, soprattutto, il disprezzo per il circolo cittadino del partito, sento l’esigenza di esprimermi su alcune questioni.
In primis, mi sembra opportuno precisare che parte di questa scrivente “gente di sinistra che quotidianamente sta a contatto con la gente e che vive e che si immedesima nei problemi di questi ultimi (la gente?)” esercita una funzione ben precisa all’interno di un sindacato. Per lo svolgimento di tale mansione moltissime lavoratrici e lavoratori, come me, versano ogni mese una ritenuta sindacale. Dunque, passione, certo, ma anche dovere: mestiere. Aggiungo che, proprio in quanto iscritta alla CGIL dal 1994, ho aspettato a lungo e con una certa trepidazione che, ad esempio, la CGIL di Nardò dicesse due parole, dico due, quando nel 2008, insieme a tanti altri, ho organizzato il “Movimento per la scuola pubblica”, mentre Berlusconi e Gelmini mettevano a segno un colpo magistrale a danno dell’istruzione pubblica e gratuita, iniziando a demolire il meglio che la scuola pubblica italiana aveva fino allora prodotto. C’erano ben dei diritti da difendere: quelli dei bambini e delle bambine, dei ragazzi, delle ragazze, di noi insegnanti…ma il mio sindacato sonnecchiava, a Nardò come a Roma. Poi, anni dopo, nel 2011 esplode la bomba Boncuri, e anche lì tanto inspiegabile silenzio dal sindacato di zona: quello che d’altra parte durava da decenni sui crimini del caporalato nelle campagne di Nardò. Vogliamo davvero parlare di diritti? E che quelli dei migranti stagionali non sono diritti da difendere o per cui battersi? Oppure i diritti di chi vota pesano di più?
Quanto all’ospedale, ora probabilmente fa comodo anche ai nostri dimissionari dimenticare che lo scempio in atto sul sistema della sanità pubblica, in tutta Italia, non porta certo la sigla Vendola, bensì quella di Berlusconi e dei suoi compagni di giochi e di merenda. Fa comodo anche attribuirsi l’esclusiva di tutto ciò che Sel Nardò ha fatto nel tentativo di ottenere risultati accettabili presso “le nomenclature baresi”: che io sappia la consigliera Coppola non è stata la sola a chiedere, spronare, studiare, proporre e lottare.
Odiosi e, direi, infantili, visto che di infantilismo si è spesso parlato, i toni usati nei confronti dell’Assessore Renna, aggredito personalmente in un documento ufficiale, che avrebbe dovuto connotarsi di tutt’altro registro. Non ho letto di atti imputabili all’assessore: diciamo pure che tutto quel brutto e scomposto giro di parole si poteva riassumere con un più semplice ed efficace “ci stai antipatico”. E sarebbe stato meglio. Più elegante.
Ma veniamo alla morale della favola, quella più infamante: “nel circolo non c’è democrazia”. È vero, non partecipo alle assemblee da tanto, ma per quella che è stata la mia esperienza all’interno del Circolo, durante le numerose assemblee, gli incontri, le votazioni e le accese discussioni alle quali ho partecipato, non posso che asserire l’esatto contrario, se democrazia significa poter esprimere la propria opinione, nel libero confronto con gli altri, sulla base di informazioni trasparenti. Tutte le decisioni prese dal Circolo, che io sappia, nei suoi vari organi hanno seguito l’unica regola democratica applicabile in quei contesti: la votazione a maggioranza. Se alcune decisioni sono sfuggite a tale regola basilare, i signori dimissionari avrebbero il dovere di essere più circostanziati, fornendo temi, date e nomi. Altrimenti le loro restano solo chiacchiere da bar.
Sono certa che la Consigliera Coppola, uscita da Sel, troverà all’interno della compagine amministrativa un ruolo ed una dimensione che le saranno più consone, sensibilità più vicine alle sue ed al suo gruppo di appartenenza, che, in effetti non lo si può nascondere, non è certo il nostro, non è certo il mio.
18 marzo 2013 Claudia Cantatore