NARDO' - Costi alti e chilometri di disagio per i neritini che non posssono usufruire di questo servizio. Che è pronto da mesi.
Caro direttore, Nardò non ha una casa per il “caro estinto”?
Nardò, grande centro cittadino che primeggia, ed eccelle, proprio in tutto?
Forse sì e forse no. La discussione è aperta. In ogni modo, consideriamo le cose dal punto di vista (come facciamo sovente) delle genti neritine:
ad es., quando si tratta di piangere un “caro”, molte famiglie sono costrette ad “espatriare” in altri comuni, viciniori, per trovare accoglienza in una casa funeraria.
E qui davvero, oltre che “caro”, il conto diventa anche salato. Già le famiglie pagano non poco la dipartita di un proprio congiunto: oltre alle esequie, solo far entrare la salma al cimitero, si sborsano somme considerevoli.
Mi dicono (e non ho motivo di dubitare) che grazie ad un impresario neritino, del settore, la legge regionale in Puglia è stata modificata così da consentire ai Comuni di allestire, previa autorizzazione delle amministrazioni del luogo, questo tipo di “Case del Commiato”.
Ma proprio la città di Nardò, che si eleva a “modello” in molti settori, difetta di questo servizio?
In una città dove manca poco aspiri alla candidatura dei prossimi Oscar, per alcune “raffinatezze”:
si pensi “all’arte” che dedicano certi architetti, per opere di rifacimento di alcune piazze, prive dell’ombra di un alberello; ossia “l’ingegno” nella realizzazione di taluni rondò che sfoggiano, in bellavista, bestie con “voluminosi attributi”; o ancora, alle pedane, dai costi salatissime, con attracco per gli idrovolanti dove, da tempo, stiamo trattenendo il fiato per il volo del primo aliscafo; ovvero, a quelle feste in piazza, con ospiti grandi cantanti, contiguo di uno spazio riservato ad amministratori e family.
Chiedo, direttore, e mi perdoni la limitata conoscenza:
oppure una casa del commiato c’è già, e non si vuole metterla in funzione?
Non credo sia pensabile esista, da tempo, un luogo del genere, e c’è un veto da parte delle autorità locali a concederne l’apertura.
Maurizio Maccagnano, sindacalista dissidente