NARDO' - Serata tumultuosa in municipio, ieri. Dopo la sconfitta con la Viribus, infatti, il sindaco ha incontrato i tifosi a palazzo. Richiamati d'urgenza alcuni assessori ma la situazione non è rosea: il primo cittadino sta provando sulla propria pelle che cosa significhi gestire, oltre alle mille emergenze della città, anche quella della crisi del pallone.
Lo sappiamo che ora andremo a ficcarci in un ginepraio. Ma riteniamo che alcune riflessioni vadano fatte, così come è successo in passato: è giusto che la collettività si accolli l'impresa, fallimentare, di un privato? No, sicuramente. E, infatti, il Comune non ha un soldo per aiutare la squadra. Figuriamoci, con Province e Comuni che stanno fallendo, letteralmente, e con famiglie e anziani nei guai fino al collo se sia giusto andare a buttare soldi per pagare gli stipendi ad alcuni professionisti che quest'anno stanno qui a giocare ma che l'anno prossimo saranno certamente altrove, lì dove li pagheranno altrettanto.
Insomma, la morale è con tanti soldi anche il magazziniere sarebbe in grado di allestire una squadra competitiva ma con pochi denari servirebbero fantasia (tanta) e un buon vivaio giovanile che non è mai stato curato in maniera veramente produttiva.
Per non smentire la nostra fama di fiancheggiatori dell'Amministrazione va detto che nessuno sta biasimando il sindaco Risi per il suo interessamento. Il calcio è una enorme arma di distrazione di massa e catalizza l'attenzione, sulla città, dell'intera regione. Oltre ad alimentare i sogni di migliaia di giovani neritini: è davvero l'unico momento sano di svago. Il tifo è salute, a dispetto del nome.
Ma è evidente che ormai il sistema generale, che è in crisi, non consenta lussi spropositati in una regione depressa del mondo, quale è il nostro Sud. E una squadra così è un lusso. Così come è un lusso che l'Amministrazione conceda troppo del suo tempo al problema e per il reperimento di sponsor che potrebbero servire per cose molto più serie e utili. Il momento storico non ammette distrazioni. Questa squadra è un "vuoto a perdere" che a fine stagione va rifinanziata per intero. Serve, come ormai ci siamo abituati a pensare, un "paperone" che la sostenga, un investitore che ci creda, un riccone che la finanzi. Assurdo pensare, di questi tempi, che si possa andare avanti così anche se Nardò - rispetto ad altre piazze - ha questo straordinario feeling con un pubblico caldissimo. Ma è questo che vogliamo veramente? Un altro ricco che molla tutto quando si stanca del giocattolo o quando non ne ha più un ritorno apprezzabile?
Che cosa proporre, allora, per evitare anche il linciaggio mediatico? De Lorenzis, il magnate dei videogiochi, si è allontanato e non verrà a Nardò. Barba non potrà mai venire qui perché, altrimenti, a Gallipoli se lo mangiano. L'ipotesi De Vitis si affaccia nuovamente come salvezza della patria ma non è un altro "presidente ricco" che non insegnerà mai a pescare limitandosi a portare il pesce già pescato?
Insomma, quello che andiamo predicando da tempo è la "rivoluzione" che parte dalla valorizzazione dello stadio, da adeguare urgentemente a cittadella sportiva e commerciale: negozi, palestre, impianti sportivi paralleli che producano un reddito. Ricchezza, con la quale una società seria possa investire e creare un serio vivaio e società giovanili sulle quali fondare un ciclo. Quello che a Nardò, a parte la gestione Papadia (fondata sul capitale anche quella, beninteso) non c'è mai stato.
Qui chi prende la squadra lo fa solo perché ha un interesse: il metano, l'eolico, la politica. E con un investimento a brevissimo termine: risultati immediati, tutto e subito. Ma il fuoco, così, rischia di essere di paglia. Ed è mai possibile, in conclusione, che una società con la potenzialità di 3mila soci non possa diventare l'idea imprenditoriale di qualcuno che voglia fare impresa con il marchio del Nardò Calcio?
Insomma, ben vengano nuovi investitori ma la rivoluzione parte da un contratto di ferro con la Casa comunale che non può e non deve occuparsi di un problema così importante e deve mettere l'imprenditore o il presidente serio in condizioni di poter programmare un ciclo lungo, almeno decennale. Si può partire dallo stadio, vero gioiello della città. Si può ripartire da una categoria inferiore. Si può ripartire dal merchandising fatto bene e sicuramente da un azionariato popolare che non sia dettato dalla necessità di pagare gli stipendi altrimenti i calciatori non giocano.
Serve investire non solo denaro ma in idee, strutture, "cose", bandiere e giovani.
Questo circuito virtuoso deve essere innescato da qualcuno e, al momento, gli unici che possono avere sufficiente passione e competenze (ma con l'analisi "rivoluzionaria" appena esposta) per mettere in piedi una "rivoluzione" così ambiziosa ma sicuramente efficace e produttiva sono il sindaco Risi e l'avvocato De Vitis.
E magari potessero arrivare nuovi attori con la stessa autorevolezza. Ma è evidente che, questa volta, bisogna rifondare davvero su una base diversa, su presupposti nuovi. E che lo sponsor estemporaneo servirebbe solo a prolungare una agonia che procura solo delusione e rabbia.
Girone H
A. Cristofaro-Grottaglie 2-2
Brindisi-Casertana 0-0
Ctl Campania-Irsinese 1-0
Francavilla PZ-Virtus Casarano 1-1
Gaeta-Ischia 1-2
Internapoli-Sarnese 0-3
Martina Franca-Fortis Trani 1-0
Real Nocera-Turris 0-2
Viribus Unitis-Nardò 2-0
Classifica
Sarnese 32
Ischia 32
Martina 31
Nardò 31
Turris 29
Campania 29
Francavilla 28
Casertana 26
Brindisi 24
Trani 21
Casarano 18
Internapoli 18
Grottaglie 17
Irsinese 12
Real Nocera 12
Gaeta 11
A.Cristofaro 10
Viribus 8