EUROPA - Primo episodio della nostra rubrica, cominciamo con qualcosa di vicino e distante allo stesso tempo. Ci si allontana da casa, ci si allontana dal mare, ma non dall'aria mediterranea che possiamo respirare dalla Turchia al Portogallo, da Istanbul a Lisbona. Alberto Calò, studente di ingegneria presso l'Università del Salento, ci introduce nelle calde atmosfere della Spagna centrale: Salamanca. Olè!
Avere 21 anni, chiudere un paio di camicie e qualche maglione in una valigia e, prendendo al volo la fotocamera, partire con la consapevolezza di non poter più fare affidamento su nessuno, se non su sé stessi.
Dopo due aerei e un bus, arrivato a Salamanca il primo grosso problema è stato capire come relazionarsi con la nuova vita, ancor più difficile considerando che non avevo mai prima d'allora studiato, parlato o anche solo ascoltato una qualche conversazione in spagnolo. Per la prima settimana a far da padrone è stato l'istinto di sopravvivenza ma risolti i primi, inevitabili, problemi e parlando un misto tra inglese e spagnolo per farmi capire, un pensiero si radicava sempre più forte dentro me: "a casa non torno più". Adoro la mia città, il mio centro storico, il mio mare e il Salento tutto, sia chiaro, ma ciò non mi basta più, è troppo poco. Non mi offre i giusti stimoli e io ora sento di dovermi mettere alla prova, ecco.
E così s'inizia. Divido l'appartamento con una ragazza francese e un ragazzo brasiliano e con loro inizio subito a capire quanto diverse possano essere le abitudini, in primo luogo alimentari (e sì, sono ben lontani dal livello della cucina italiana). Si scambia qualche chiacchera sul divano e si decide di scendere in piazza ed è qui che ha inizio la vera magia. Ogni sera incontro ragazzi e ragazze provenienti da ogni parte d'Europa. Sorseggiando un bicchiere di sangria o bevendo un fredda cerveza, mi trovo a confrontare le esperienze della mia vita con quelle di ragazzi che vengono dalla Germania, dalla Francia, dal Belgio o ancora dal Portogallo, dalla Grecia e dall'Inghilterra e pian piano mi rendo conto che non importa dov'è che si nasce: a vent'anni bisogna andar a curiosare e scoprire cosa c'è lì fuori.
A favorire questi scambi culturali è anche la città, allestita su misura per studenti. A Salamanca ha infatti sede una delle Università più vecchie d'Europa e di conseguenza tutto l'ambiente che la circonda si è modellato per essere all'altezza di un'istituzione di tale importanza. In un massimo di 15 minuti a piedi si possono raggiungere tutte le biblioteche dislocate per la città e lo stesso vale per le vari sedi della USAL (Universidad de Salamanca). I professori si dimostrano dal primo momento parecchio disponibili, incitandomi anche a intervenire nella lezione per chiedere chiarimenti, laddove i problemi legati alla lingua avrebbero potuto rappresentare un ostacolo per la corretta comprensione del spiegazione.
La città che quindi di giorno è piena di studenti che imbracciando libri si preparano ad affrontare una giornata di studio e di turisti che scoprono la bellezza delle strade del centro, la sera cambia faccia. Tutto il popolo giovanile si riversa in strada pronto a far festa e si passa così da un locale ad un altro, non prima però di aver fatto nuove amicizie nei vari botellón che talvolta vedono ospitare anche 70 o più persone in piccoli appartamenti condominiali. Nonostante però questa grande affluenza di ragazzi e ragazze nella notte, non mi è mai capitato di vedere situazioni spiacevoli; si assiste solo a storie di vite diverse che si incrociano e grandi sorrisi.
C'è tanto altro di cui parlare ma rimandiamo ad un'altra volta, ora è tempo di tornare in Plaza Mayor (vedi foto) e vivere nuove e interminabili esperienze.
di Alberto Calò