NARDO' - C’era una volta una città, lungo il mar Jonio, bella d’ambiente e bella di storia, ricca di sole e di monumenti. Piena anche di turisti, che giungevano da più parti del globo terrestre.
In questa città c’era anche un’associazione, di matrice cattolica, impegnata prioritariamente nel campo turistico e nel campo culturale, nel cui ambito qualche sognatore ritenne cosa buona e giusta chiamare a raccolta giovani, perché, formati, potessero trasmettere l’anima di tanta ricchezza e di tanta bellezza ai turisti e agli stessi propri cittadini.
A formarli furono invitati eccellenti personaggi, tra i migliori della città: studiosi, animatori, educatori, operatori, docenti.
E furono 65, di cui ben 62 risposero con ampia disponibilità e con vivace entusiasmo.
Solo tre, quindi, rifiutarono:
uno, con lealtà, perché la sua categoria lo vietava;
uno, per presunta incomunicabilità, perché ritenne di non aver mai dato adesione;
uno, il terzo, per furbizia, perché, dopo il primo consenso entusiastico, si ritirò adducendo i suoi molti impegni.
Oltre alla Scuola della città che da anni continuava a svolgere con docenti sensibili nell’opera di far conoscere agli allievi la propria città, si aggiunse questo corso formativo con circa 30 iniziali giovani (laureati e diplomati), frequentanti con vivo interesse, gioviale entusiasmo e serio impegno con una docenza di grande spessore.
Gratuita l’opera dei formatori e gratuita la partecipazione dei corsisti: evento scandalosamente tanto vero da non essere creduto!
Sempre in questa città esisteva anche un Castello, residenza dei governanti, i quali, dinanzi a questa novità, si divisero e, mentre il governante primo favorì l’iniziativa, qualche governante sottoposto guardò con diffidenza, anzi con avversità per non scontentare chi si riteneva di possedere le chiavi turistiche della città.
Si giunse, con identico entusiasmo, alla fine del corso con tanto di legittimo diploma di animatori culturali sotto l’insegna della citata associazione, cui i corsisti appartenevano.
Questi pensarono di affacciarsi in piazza - in una piazza fatta di signori: pensarono! - e, con grande attenzione e ammirazione di turisti che avevano fruito della loro guida, contribuirono a dare dignità turistico-culturale alla città.
Apriti cielo e terra… mancò poco che fosse documentato un ulteriore miracolo del santo patrono… apriti terra e cielo: fulmini e saette, fiamme e fuoco!
Un manipolo di interessati (riconosciute guide, in quanto in fase di transizione per nuove disposizioni) e di sostenitori, sempre dietro all’angolo a colpire, cioè un gruppo che non andava al di là di dita delle mani, ululò linciaggi, sguazzò nelle contumelie, si sbrodolò nelle offese, riscoprì la scrittura, ma attraverso soltanto denunzie ed esposti…
Financo si abbattette, improvvisa, inusuale e sorprendente, la scomunica parrocchiale attraverso l’affissione di tesi di legge sui portoni della principale chiesa cattolica, con riflessi ovvii sulle altre chiese di appartenenza. Contro quali eretici ed usurpatori? Indirettamente ma esclusivamente - com’è il mondo! - contro un’associazione cattolica: chi non ha il titolo di guida non entri a far da guida e chi entra senza titolo di guida sarà deferito all’autorità temporale per il rogo… chiedo scusa… per denunzia civile e penale.
E questo valeva anche per turistici servizi gratuiti, così come, del resto, erano.
Nel frattempo sui davanzali delle chiese e all’ombra di colonne alcuni sghignazzavano contenti, portando cartellini d’esser i soli ad esser degni di esser in chiesa ad esser guida.
Si sono tarpate le ali di una bella stagione!
C’era una volta in questa città…
Ma in questa stessa città c’è stato l’altro ieri un evento, che, forse in nome della globalizzazione ma in barba ai ragazzi delle sue Scuole cittadine, ritenute dagli organizzatori sempre della stessa città non idonee o, addirittura, incapaci, ha visto ragazzi di scuole estere (forestiere) far da guide nella principale chiesa, contravvenendo, così, alle tesi non più affisse, ma ancor valide, essendo di legge civile e penale.
Ciò è avvenuto sotto lo sguardo vigile di chi nella trapassata storia raccontata eran cerberi guardiani, ma miracolosamente - che strano il mondo! - collaboratori e sostenitori della recente storia, non più sghignazzanti ma compiacenti, sorridenti e soddisfatti, mentre i visitatori, non pochi forestieri, delusi, stupiti e fors’anche insoddisfatti, sorridevano sotto i baffi per la beffa cui si erano prestati per la loro positiva curiosità di conoscere e di apprendere.
E i ragazzi delle indigene Scuole del territorio che si era inteso far conoscere? A scuola, tra i banchi da educandi e non in piazza da ciceroni!
E il Castello? Con diversi messaggi ha proclamato un giorno di acclamazione per la beatificazione di chi fa il bene della città!
C’erano una volta due eventi in questa stessa città…
Il primo, quello dei corsisti, di due, tre, quattro e più secoli fa… e il secondo, quello degli alunni stranieri, dell’altro ieri di questo secolo nel suo 17° anno!
Mentre gli storici, tra più decenni, scopriranno che i due eventi, distanziandosi di qualche mese, erano, invece, coevi e compiranno ricerche più approfondite per verificarne i tempi tanto erano contrastanti pur accaduti in quasi inesistente distanza di tempo, coloro che li ha vissuti entrambi cosa può, oggi, dire?
Sdegnati, ad ali spiegate non possono che esclamare anche con un pizzico di orgoglio e a difesa della propria dignità di non far parte della schiatta di quel manipolo che appartiene a «c’è chi può» e non, però, a «c’è chi non può», perché, per essere quello che sono, non devon prestare giuramento a nessuno, costi anche lo sperimentato l’«io non può».
Ma in questa città, così narrata, si può terminare con la canonica espressione: … e tutti vissero felici e contenti?
Mario Mennonna