NARDO' - La "pillola" di resistenza rischia di diventare una rubrica fissa. Che ne dite?
Caro direttore,
dalla Liberazione sono trascorsi 78 anni, e gli eredi del fascismo oggi sono al governo di questo paese. Ma udite, udite, hanno preannunciato la loro partecipazione alla festa del 25 aprile.
Reclamano di farlo senza compiere una esplicita critica di ciò che il fascismo ha significato nella storia del nostro Paese e nella vita dei suoi cittadini. Del resto cosa possono essere mai i 6 milioni di morti ammazzati nei campi di sterminio; le leggi razziali, il delitto Matteotti o l’assassinio dei fratelli Rosselli? Minuzie, dei soliti comunisti rancorosi.
Non è, dunque, un riconoscimento dei valori della Resistenza ma è, piuttosto, un oltraggio al patrimonio di idee e di princìpi che l’hanno ispirata e animata.
E il fatto ancora più grave, che non ci sono reazioni rilevanti e significative, né a livello di opposizione politica né a livello di società civile.
Sembra, anzi, prevalere un diffuso accoglimento, quasi si trattasse di un gesto di riconciliazione teso a sancire il superamento di divisioni che appartengono al passato. Per chi ha memoria storica non è così. Al contrario, ciò, oltre a mostrare gli effetti perversi di un antifascismo di facciata, svela una generale e pericolosa sottovalutazione della situazione che stiamo attraversando.
Anzi in occasione della giornata internazionale della donna, vorrei ricordare che furono 35.000 le partigiane combattenti; 20.000 le patriote con funzioni di supporto; 70.000 le donne appartenenti ai Gruppi di difesa per la conquista dei diritti delle donne; 5.000 circa le donne arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti.
Solo per non offendere queste donne valorose, molte delle quali hanno scarificato la loro vita, non si dovrebbe mai sfilare accanto a personaggi di dubbia reputazione.
Maurizio Maccagnano, sindacalista dissidente