MELENDUGNO/NARDÒ - Qualche giorno fa, ottenuti i necessari permessi da parte dell'AQP grazie all'interessamento dell'Assessore all'Ambiente del Comune di Melendugno, Graziano De Tuglie, Sergio Fai, Andrea Vitale e Mino Natalizio si sono recati a visitare l'impianto di fitodepurazione e lagunaggio di Melendugno. Una "visita" per rendersi conto "in sito" del funzionamento di tale processo depurativo e della sua eventuale proposizione per risolvere criticità depurative come quelle di Nardò e Porto Cesareo.
Ebbene, dal suddetto sopralluogo e dalle spiegazioni forniteci dal tecnico messoci gentilmente a disposizione dell'AQP (PURA), sinteticamente è emerso che:
- il refluo che arriva nei bacini di fitodepurazione e lagunaggio si presenta limpido, completamente inodore in quanto esce dal depuratore in tabella IV (quindi avendo subito il massimo dell'affinamento possibile);
- il refluo così trattato una volta finito nei bacini di fitodepurazione e lagunaggio che sono in numero di cinque per un totale di cinque ettari (che hanno formato un eco - sistema umido davvero importante e suggestivo da visitare) subisce un ulteriore processo di affinamento attraverso la fitodepurazione (anche se durante il periodo invernale la comunità vegetale prevalente non adempie al meglio allo scopo in quanto in riposo vegetativo);
- i bacini sono tra loro comunicanti per cui quando l'acqua depurata raggiunge il livello massimo nel primo invaso passa al secondo e così via.
- attualmente, dopo circa tre anni di funzionamento l'ultimo bacino è in fase di riempimento.
- l'impianto di depurazione e i bacini di fitodepurazione e lagunaggio attualmente sono a servizio di tre Comuni (Calimera, Martignano e Melendugno) e potrebbero trattare i reflui di circa 50.000 abitanti.
- la produzione giornaliera di reflui si aggira intorno ai 4.500 m3 giornalieri per aumentare fino a 7.000/8.000 durante il periodo estivo per le presenze turistiche.
Alla luce di quanto osservato riteniamo che una valida alternativa per risolvere il problema della fogna di Porto Cesareo e per migliorare la situazione di Nardò, potrebbe essere quella di realizzare degli impianti autonomi (un concentramento di reflui di due località turistiche come Nardò e Porto Cesareo che misurano centinaia di migliaia di presenze sarebbe un rischio troppo grosso che non possiamo permetterci) per le due Città come quello di Melendugno. Un impianto preso come esempio da imitare dalla Regione, dall'AQP, dalle Associazioni Ambientaliste e premiato in tutta Italia e in Europa e che, lo ricordiamo, non ha sbocco a mare (quindi non interferirebbe con i vincoli dell'Area Marina Protetta). In più, noi potremmo utilizzare parte di queste acque per usi irrigui e non solo (per il solo comprensorio di Nardò pare siano necessari, in determinati periodi dell'anno, circa 300.000 m/3 di acqua per l'agricoltura).
Del resto, lo stesso Presidente Vendola nei giorni scorsi presentando l'impianto di Melendugno ha commentato che è una esperienza pilota che si pone come una buona pratica Pugliese da esportare.
Inoltre, ha ricordato anche come l'esperienza dell'impianto di fitodepurazione di Melendugno, un progetto molto coraggioso che è nato da un conflitto molto acceso tra Regione e Comune (come quello in atto tra Nardò, AQP e Regione sul collettamento dei reflui di Porto Cesareo e la condotta sottomarina - aggiungiamo noi -) rappresenti oggi un modello da esportare e una buona pratica a cui fare riferimento. Aggiungendo, infine, che la depurazione per la Regione Puglia non è soltanto una corsa ad ostacoli o il luogo di alcune importanti criticità, ma anche il luogo di alcune sperimentazioni all'avanguardia in Europa.
Chiediamo allora alla Regione di essere coerente con le parole del Presidente Vendola e di aprire ad un tavolo tecnico di confronto (immediato e veloce) per adattare, magari perfezionandola, la soluzione di Melendugno per Nardò e Porto Cesareo (in forma autonoma s'intende...).
Graziano De Tuglie
Sergio Fai
Andrea Vitale
Mino Natalizio