NARDO' - Tutta “colpa” di quei 4.024 voti alle europee. E da quel momento non ne ha azzeccata più una.
Tutto ha avuto inizio da Nardò. Intendo, il declino di Matteo Salvini. Da fonti vicinissime al suo entourage, nel quale mi sono furtivamente introdotto, alla stregua di agente sotto-copertura, sono venuto a sapere che subito dopo aver appreso dello straordinario exploit di Nardò alle elezioni europee voti (4.024 –quattromila/24), il Capitano ha pensato che il più era stato fatto e che era a un passo dall’avere il Paese (Italia) in pugno. L’essere riuscito a sfondare a Nardò, la città delle cento battaglie, ma anche della tanta storia politica e civile, l’aveva portato alla convinzione che non avrebbe più trovato ostacoli di sorta.
La storia recente, con la sua prosopopea, e con quell’irrisione ricevuta dal premier Conte ha raffreddato i suoi bollori (infatti ha trascorso un lungo periodo in uno stabilimento balneare), dopo avergli ricordato la sua scarsa cultura costituzionale, oltre a fargli capire che s’intratteneva su un personaggio che tutto possiede, fuorchè spessore culturale e politico. Al suo posto, io mi sarei messo in quarantena, giusto per non fare altri danni.
A conferma dell’assunto di cui sopra, ci sono altre notizie che non incoraggiano il Padano DOP (meglio il formaggio): per guadagnarmi lo status di cronista, sono andato in giro alla verifica delle Sette Chiese, a sondare gli umori dopo le sue ultime vicissitudini ( per ultimo, aver provocato la crisi del governo gialloverde e poi andare in giro col cappello in mano a voler ricominciare). Non saranno in tanti, ma credo di aver recuperato qualche voto, a cominciare da mio nipote, romano, fervente salviniano, vedendo in che condizioni era ridotta la città eterna.
Un verduraio, poi, non ne vuole più sapere, come anche il mio idraulico che s’è reso conto che sono soltanto parole. Eppoi una decina di amici (vero, non tantissimi, ma la tendenza è interessante) hanno detto che ha sbagliato tutto e, come pure è successo in passato a un politico di casa nostra, ha persino sbagliato un calcio di rigore a porta vuota, cioè senza portiere (tradotto: l’avere tutto o quasi per poi cadere in errore e stringere un pugno di mosche). Ora, fate una simulazione: se avete un nipotino o un figlio di quattro-cinque anni fatelo tirare in porta, senza il portiere. Non può non centrare la porta e far gonfiare la rete.
Nessuno è in grado di prevedere se il governo giallorosso si farà o meno. Sta di fatto, però, che il Paese (Italia) si è per un momento calmato e all’agitazione ha preferito spendere bene gli ultimi giorni di vacanza, salvo i Fratelli d’Italia di Meloni e Fitto che in questi giorni, tutti sudati (a Otranto!), raccolgono inutili firme per andare a votare (ciò significa che non gli piace il mare). Poi s’è guardato attorno e ha visto sgonfiarsi persino “l’emergenza-immigrazione” sulla quale Salvini aveva puntato tutte le sue fiches. E’ su quello che aveva costruito tutto il suo consenso, con l’affossamento degli SPRAR da tutti (certo non da Lui), ritenuti un validissimo strumento di integrazione e la politica dei “porti-chiusi”.
S’è visto, nessun Paese europeo, tantomeno l’Italia, è in grado di affrontare una politica dell’immigrazione chiudendo le sue frontiere. Quando, invece, siamo e saremo di fronte a politiche che richiedono un’alta concertazione di fronte a fenomeni epocali. Ebbene, anche in questo caso, c’è stato uno scacco alla politica salviniana, con l’accordo dell’Europa (e senza comunque i Paesi del Visegrad, amici di Salvini) sulla modifica del Trattato di Dublino. Il risultato lo abbiamo visto proprio in questi giorni con l’arrivo in Italia di due grossi barconi di migranti. Niente panico, niente occhi sbarrati e denti fuori dalle gengive. Le due barche Ong sono arrivate in Italia e subito è scattato il meccanismo di redistribuzione con sei, sette paesi (compreso Malta) disposti ad accoglierli.
Insomma, Nardò l’ha fatta grossa (la storia) e forse in futuro meriterà una citazione. A dimostrazione del fatto che talora tante dotte analisi non sono sufficienti a spiegare e basta un inciampo qualsiasi per dover ricominciare tutto daccapo. Lo chiameremo “l’inciampo di Nardò”. Se ne sta rendendo conto proprio Salvini, a promettere che la sua prossima politica-beach, per riconoscenza, stavolta la comincerà proprio dalle marine di Nardò dove ha saputo che ci sono tre lidi, belli e attrezzati: Beija Flor, Litos e Salsedine. A Lui la scelta.
LUIGI NANNI