UNA BUSSOLA PER ORIENTARCI
E non è detto che basti
Da Nardò a Lecce e poi a Bari
Il viaggio verticale dell’insensatezza
A chi si aspettava un’altra puntata sulla indefinibile situazione di Nardò in fatto di elezioni amministrative, rispondo volentieri ai lettori che stavolta m’interesserò d’altro anche perché, davvero, non ne vale la pena. Se mi fosse invece consentito, per soddisfare la curiosità e darvi almeno qualche notizia, chiuderei in una stanza i quattro competitori di Mellone “autonominatisi”, per farmi dire cosa hanno in testa e cosa fanno tutto il giorno.
Se nell’arco della giornata gli capita, dopo aver fatto la barba (si tratta di soli uomini), un po’ di spesa e scelto come vestirsi, di rivolgere il loro pensiero all’impegno che hanno preso con la città. Si presume, qualche incontro, telefonate, bozze di programma, messaggi ai loro elettori o da questi (miracolo!) farsi vedere. Ammesso che riescano a farlo e non dover invece registrare il loro consummatum est, che tutto è finito e senza la gloria di Colui che un giorno quelle parole pronunciò.
Ci sono però cose che riusciamo meglio a capire. Poco importa se sono insensate. E’ il caso dell’ annuncio del Comune di Lecce di voler aumentare la tassa di soggiorno, tassa sempre contestata in Italia. Introdotta, poi abolita, di nuovo in auge e che sempre ha creato scontento nei turisti che la subiscono. Ma l’amministrazione Salvemini a cosa va pensando? Una deliberazione di giunta fuori tempo, provocatoria ma – dicono - studiata per “servizi per un’accoglienza qualificata”. Tradotto: hanno le casse vuote e non dicono la verità.
La scorsa stagione (quella del 2019) Lecce ha incassato ben quattro milioni di tassa di soggiorno, ma nessuno è riuscito a capire come sono stati spesi quei soldi, non certo per lo scopo per il quale erano destinati. E sono gli stessi protagonisti che con altre dichiarazioni di questi giorni hanno annunciato il crollo del turismo del 90% (novanta). Forse non sanno per quale motivo. E’ meglio per loro e tutti noi che s’interessino d’altro. Riuscite a trovare un senso in tutto ciò? Non serve, ed è meglio scappare da tanta insensatezza.
Che però ritroviamo nel nostro viaggio “verticale”, giungendo a Bari, nel Palazzo della Regione. Dove il vicerè Emiliano impazza, e curiosamente incontra difficoltà a distribuire il potere di cui dispone. Mai ritenuto abbastanza, con i suoi collaudati schemi: tutti dentro, la cooptazione di qualche avversario politico (clamorosa la doppia investitura a Di Cagno Abbrescia, presidente dell’AQP).
Qualità (di Emiliano) che obiettivamente ne hanno fatto un personaggio sovrabbondante, sempre sulla cresta dell’onda. Persino in questo periodo di covid che vede la Puglia in difficoltà (mortalità alta nella seconda ondata, un pugliese su trentatre ha contratto il covid, con dati peggiori anche rispetto al quadro nazionale). Emiliano (giustamente?) ha sorpreso un po’ tutti la sua “predilezione” per l’arancione. Sicuramente ha pensato alle intensive piene, ai decessi e, immaginiamo, a quello che resta della decurtata sanità pugliese.
Ora, Emiliano avrebbe tutto il diritto di riposarsi delle fatiche delle elezioni regionali. Invece, niente. Alle prese con le nomine del suo staff. Ben dieci consiglieri che in buona parte saranno individuati tra le liste che non ce l’hanno fatta ma che lo hanno fatto trionfare. Cose normali e, dunque, nessuno scandalo. Che, invece, è scoppiato all’annuncio che in questa sua squadra andrà a far parte l’ex sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi, con delega in materia ambientale. La polemica innestata da un consigliere Pd (quindi, della maggioranza), nasce dal fatto che Riccardi ha capeggiato un comune sciolto per mafia.
E, dunque? Qui le parole si sprecano: opportunità, sensibilità istituzionale, buonsenso. Dette a Emiliano, affinchè receda da questa sua decisione. Come fare? E’ vero, la promessa è promessa, ma anche Emiliano dovrebbe capire che è meglio non strafare e che la cambiale potrà essere onorata diversamente.
Anche perché da magistrato qual è, comprende meglio di tutti noi quanto ha detto il procuratore generale Antonio Maruccia, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, soprattutto nella parte che ha riguardato le tante aziende messe in ginocchio dalla pandemia e dalla criminalità, sotto forma di intimidazione e usura.
“Criminalità – così Maruccia - addentrata e rivolta – verso le risorse e le opportunità che offre la pubblica amministrazione e lo fa con sofisticate tecniche di infiltrazione verso settori come il turismo, lo smaltimento dei rifiuti, il commercio di idrocarburi. Tutte attività – ha proseguito Maruccia -che vedono il momento elettorale propizio per tanti candidati di rivolgersi alla criminalità organizzata (accertato il ruolo attivo della Sacra Corona Unita)”. E proprio a tal proposito si è poi detto “dispiaciuto” che sia accaduto nel distretto di Lecce anche nelle ultime elezioni amministrative del 2020, con dati puntualmente verificati.
“La capiamo, caro procuratore e non si preoccupi, siamo tutti con Lei. Anzi, grazie mille, per avercelo ricordato”.
LUIGI NANNI