GRILLO, UNA VALANGA SUL MOVIMENTO 5S DALL’OLIMPO ALL’INFERNO IN UN ORRIDO CIAK!
Grandezza e rovinosa caduta. Tutto in un pazzoide video che tanti suoi sodali non hanno saputo (e voluto) commentare
A clima freddo il racconto viene meglio. Anche perché il video che Grillo si è autoprodotto (non gli manca certo competenza e professionalità) e destinato a difendere il figlio Ciro dall’accusa di stupro (accusa estesa ad altri tre suoi amici), video ormai copyright, dovrebbe essere riversato in una qualsiasi aula di tribunale, poi in ciascuna scuola o comunità. Insomma, in tutti gli ambiti in cui ancora alberghi la ragione, anche soltanto un po’, per poi subito comprendere e decidere che non si può avallare un concentrato di buzzurra superbia, legittimare quel potere ostentato che, secondo il proponimento di Grillo, dovrebbe tenerlo fuori da ogni ambascia, immune da ogni responsabilità. Sino a far intendere e dire (ma non l’ha detto), “perché io so io e voi non siete un cazzo” (Il Marchese del Grillo). Non c’è altra spiegazione da dare.
Del video ormai sappiamo tutto, peraltro è bastato vederlo e non ci soffermeremo su notazioni moraleggianti. Peraltro, è stato osservato - che il grave fatto si sarebbe potuto comporre ( i fatti si riferiscono a due anni fa) con le dovute “scuse” (preferisco il termine perdòno) da parte dei giovani protagonisti che avrebbero abusato di una ragazza (questa l’accusa), quattro contro una, a sgombrare il campo di come possano essere andati i fatti. Perché, poi, c’è in piedi una denuncia – così nel video – ma “fatta dopo ben otto giorni da parte della ragazza”. Il video considera “strano” e “ridicolo” tutto ciò. Su questo Grillo ha commesso la più grande sciocchezza. Ignaro delle stesse leggi, alle quali e ai suoi tribunali non è possibile sottrarsi ( ce lo dice Kafka), ammenochè non si decida di doverne fare a meno.
Insomma, così stanno le cose. Convinti anche che senza la pazzia di Grillo, il tempo avrebbe ricondotto tutto nell’oblìo. Ma, si sa, chi sbaglia difficilmente riesce a rimediare. Così Grillo è tornato sul luogo del delitto (metaforico), peggiorando la sua posizione, quella del suo partito e, pensiamo, anche del figlio Ciro. Cosa si è inventato? Un’inchiesta privata sulla vita della ragazza. Gli costerà caro. Vale a dire che Grillo ha pensato (male) di ingaggiare un top-detective (possiamo citarlo: si tratta di Marco Salvi che si è occupato di serial killer come Donato Bilancia e dell’omicidio di Carlo Giuliani ndr), per indagare nella vita si Silvia, la studentessa italo-svedese che ha sporto denuncia contro la “banda dei quattro”. Uno sproposito. Vuole capire (Grillo) dall’”indagine conoscitiva”, quanto la ragazza quella notte fosse ubriaca o capace di intendere e volere. Un’indagine a tutto campo sulla sua personalità, scandagliando su chissà che cosa. A naso, una mossa disperata o semplicemente folle per dimostrare l’indimostrabile. O cercare di avvalorare lo stesso suo video nel quale si dice convinto (incidentalmente) dell’estraneità dei fatti dei quattro e (postulato) del fatto che la ragazza “ci stava”. Con i quattro.
Percorso faticoso e irto d’ostacoli. Chissà quale relazione questo Sherlock Holmes (cioè, Marco Salvi) produrrà! Anche alla luce della confessione già resa da uno dei quattro: di aver fatto sesso con Silvia. Non solo lui ma tutti e quattro con la ragazza strafatta dall’alcol. Ci saranno gli avvocati, quelli della difesa, ben sei, e non tutti con la stessa linea, a “spogliare” la ragazza, a “inchiodarla” e dimostrare sue mendacia e irrilevanza. A fronte, una denuncia di tutt’altro tenore su cui i giudici sono chiamati a valutare.
Brutta storia, personale e anche con implicazioni politiche che, all’apparenza, pare siano state assorbite. Ma è soltanto apparenza e quieto vivere (non pronunciarsi e far finta di niente da parte del suo apparato). Con un’ultima considerazione: non si tifa per un esito o altro di segno contrario. Si considera, invece, come un intraprendente politico, per quanto sui generis, e che ha scritto una pagina della storia politica italiana, possa essere incorso in così grave errore. Persino perdonabile, se non avesse poi insistito (col nostrano Sherlock Holmes) a ricommetterlo.
Luigi Nanni