LO “SCUDETTO” A UNO SOLO, AI RESTANTI I PLAYOFF DI CONSOLAZIONE
FORSE NON SUCCEDERA’ , MA E’ QUELLO CHE CI SUGGERISCE LA DISPUTA FRASCA-COZZA SU PORTADIMARE
Confesso di non essermi mai così divertito come per la disputa che si è accesa tra l’avvocato Giuseppe Cozza e Mino Frasca, personalità di spicco e due dei candidati a sindaco alle prossime elezioni. Un botta e risposta un po’ inusuale, anzi due, con sequenza Frasca-Cozza al quadrato. Con quest’ultimo che sembrerebbe prevalere, in virtù di questioni prese per il collo e, per essere di continuo intrise nel diritto, forse meglio rappresentate.
Alla fine una discussione civile, fin troppo alimentata senza spade sguainate. Meglio così. Con qualche merito: quello di tenere in vita il “campionato” in un periodo di stanca (elezioni rinviate) e con la difficoltà di “riavviare” la macchina: Dibattere, però, è sempre cosa utile e può servire anche per far riposare il prezioso apparato visivo (i manifesti hanno invaso Nardò). Con l’impressione (raccolta dal cronista) di restare nelle retrovie, in difesa, senza quella marcia spedita che faccia intravedere un grandissimo futuro (la vittoria), con questioni che restano nell’aria, sospese e tutto sommato circoscritte.
Forse (è sempre il cronista che raccoglie) un po’ di ruggine tra i due o, alla fine, (pensando bene), sana competizione tra chi potrà vantare maggiori “tituli” (così l’allenatore di calcio Mourinho); di uno ne ha fatto cenno l’avvocato Cozza, rammentando l’indubbia vittoria professionale conseguita durante l’operazione Sabr (più in là qualche altro particolare). Ma prima di entrare nel vivo della disputa (con argomentazioni non certo campate in aria) quello che più colpisce e dispiace è il colpo basso che i due si sferrano, sottintendendo che le rispettive prese di posizioni servano per raccattare qualche voto. A mente fredda, negherebbero.
Però io questo ho capito: la necessità di dire la propria per meglio competere. Legittimo. Qualcuno pensa, non certo per lo scudetto che (per la vulgata) verrebbe assegnato “di diritto” a Mellone, ma a conquistare un posto per i playoff. Non ci sono molte partite ancora da disputare ed è tempo di correre ai ripari. Però la curiosità è tanta e ai lettori cui è sfuggita questa disputa primaverile su Portadimare, dovrà essere data qualche altro particolare. Tutto è nato da una presa di posizione di Frasca che, richiamando l’ordinanza anti-caldo sui campi di lavoro di qualche tempo fa in favore dei migranti, chissà perché poi ha argomentato che la stessa (cioè, l’ordinanza) dovrebbe valere anche per tanti altri lavoratori (muratori, braccianti agricoli, marittimi), con la massima attenzione verso i lavori usuranti, incentivando con ogni mezzo i datori di lavoro.
Diremmo, un ragionamento che può starci, ma allargando di molto il discorso. Capziosamente, poi, lo stesso Frasca ha introdotto quest’altro ragionamento: “perché un operaio stradale, impegnato nella costruzione della rotatoria alle 2 del pomeriggio, non debba essere preservato al pari di un bracciante occupato nei campi a raccogliere angurie a poche centinaia di metri di distanza?”
Ahi! Non sarebbe successo niente se Cozza non avesse fiutato il maligno riferimento e intravisto un tendenzioso richiamo al suo recente atto professionale, alla fine un modo per togliergli “l’esclusiva”della difesa dei lavoratori (negli scorsi anni, Nardò nella bufera per accuse di sfruttamento del lavoro dei migranti impegnati nella raccolta delle angurie; si tratta dell’operazione “Sabr” con pesanti condanne a “caporali” e produttori agricoli ma, fatto sorprendente, nel processo d’appello, ribaltamento della sentenza, e assoluzione degli imputati; l’avvocato era Giuseppe Cozza ndr).
E, infatti, a stretto giro, con reverenza, Cozza ha risposto professorale, ricordando a Frasca che per i “lavori usuranti” (e altre questioni dirimenti) è chiamato il Parlamento. Insomma (detto in breve), è lì che Frasca deve guardare se pensa a una qualche legge futura. Poi si sa, una parola tira l’altra e, ritenendosi nel giusto, qualche volta s’irride, (“pur sempre possibile che Nardò diventi regno autonomo, si stacchi dall’Italia e si faccia le leggi da sola”), supponendo anche che Frasca sia candidato a “Ministro del Lavoro”. Sano sfottimento. Pregandolo, infine, a meglio precisare la sua posizione, se intende eliminare l’ordinanza anticaldo e estenderla a tutti i settori lavorativi.
Precisazione che è prontamente arrivata da parte di Frasca, esprimendo (anzi ribadendo) due concetti. Il primo che non deve esserci distinzione in quanto a tutele tra agricoltori (intendendo, italiani), e migranti stranieri e battendo ancora il tasto (riguardo a quest’ultimi) di “avere sfruttato un problema così importante solo per creare visibilità politica a pubblicità elettorale. Infine, Frasca si è abbandonato a visione ecumenica “voglio bene a tutte le categorie di lavoratori”. Sembrava così che Frasca avesse finalmente chiarito, così come chiesto da Cozza, che invece stavolta si è arrabbiato davvero e deve aver pensato: “ma questo Frasca non vuole proprio capire!”
Ancora un riferimento a quella vicenda (dei migranti) e a generiche soluzioni – così Cozza - fatte al solo scopo di far perdere tempo. Di qui l’ammonimento: “è necessario conoscere la materia, studiare…”; poi, sibillino, “non c’è bisogno che mi dilunghi, perché “mi ha capito benissimo”. Anche demolitore (di Frasca), quando gli smonta tutto, a cominciare dal suo primo intervento, che secondo Cozza strizzava l’occhio per fini esclusivamente elettorali. Infine, paterno: “eviti in futuro di fare interventi dello stesso tipo, che non le giovano”. Si sarà poi reso conto di essere stato troppo severo con Frasca e si è mostrato deferente: “Lieto” di discutere con Lei di qualsiasi altro tema che riguarda la città di Nardò e sua comunità”. Il “Lei” sta a confermarlo.
LUIGI NANNI