NARDO' - Il micione di Vacanze Serene ritrovato in un’auto. In giro per chilometri. Una storia ricca di sensibilità e amore.
Il ritrovamento di Nikita, gatto di un anno e mezzo, allontanatosi da casa e dato per disperso dopo una settimana di vane ricerche, probabilmente rientra tra i casi più clamorosi, essendoci ormai abituati alle loro strabilianti imprese, sconosciute a noi umani. Ne abbiamo anche parlato qualche tempo fa, sempre su Portadimare in occasione delle gesta di Ronaldo (non l’ex giocatore della Juve ma, anche in questo caso, un gattone con quel nome) che fece tribolare per giorni la sua famiglia. Inafferrabile, frenetico, scorazzando con un dribbling secco tra scale e terrazze, ma senza nessuna intenzione di tornare a casa. Scoprendo anche che l’insistente miagolìo era rivolto alla sua amata, lì nei paraggi. Ma restò intrappolato in un interstizio e ci vollero i pompieri chiamati da Gallipoli a ridurlo a giusta ragione, e mai nessuno, se non loro, potevano riuscire a liberarlo. Una storia avvincente.
Per quest’altro caso, non si riusciva a capire come mai Nikita fosse sparito. Il suo allontanamento da casa non superava la manciata di minuti. E, dunque, subito si è pensato al peggio: che potesse aver avuto un incidente, che un’ auto l’avesse investito. Ma anche, docile com’era, che si fosse intrufolato in qualche casa estiva e rimasto lì dentro, forse per un boccone, col proprietario che in quella casa era andato a sistemare qualcosa. Finito il compito e richiusasi la porta alle spalle, non si fosse poi accorto di nulla. E, dunque, chiuso in casa e senza via d’uscita; si è pensato a una fine orribile. Altra supposizione: che si fosse allontanato per amore. Ipotesi subito scartata, non era successo in passato, non poteva succedere stavolta. Nikita è un gatto sterilizzato e non ha certi pensieri, ma giornalmente gioca con la compagnia di altri gatti e gatte del vicinato, con tutti va molto d’accordo. Ma queste supposizioni facevano aumentare il dolore per la sua sparizione.
Sette giorni erano davvero tanti per sperare. E, sinceramente, l’annuncio con foto inviata su Portadimare, che sempre con sensibilità accoglie questo genere di notizie, è stato fatto più per scrupolo che per convinzione. Si voleva accontentare Irene e Ornella , che più di tutti avevano sofferto. Ed ecco che accade l’incredibile.
Al numero posto in calce all’annuncio su Portadimare, arriva una telefonata dalla signora Simonetta. Che lavora a una dozzina di km dalla casa di Nikita.
“Senti, Luigi – dice – (ci conosciamo) credo di aver trovato il tuo gatto, sta nella mia fabbrica, ma non si fa avvicinare”. Per come tutto è raccontato, mi pare inverosimile e penso subito che si tratti di altro gatto. Che, poveretto, poteva aver avuto uno spavento e si fosse nascosto. “No – dice – è proprio lui, è quello della foto, fammi spiegare! “Grazie” – le dico. Cosa, dunque, era successo? “
Lunedì scorso un collaboratore di Simonetta è stato mandato per un sopralluogo nell’area di Vacanze Serene (è stato decisivo a questo punto che nel leggere l’annuncio lei abbia collegato le due cose!). E’ poi rientrato in sede dopo il disbrigo di alcune faccende, parcheggiando l’auto all’ingresso della fabbrica. Subito ci si è accorti che c’era qualcosa che non andava. Un miagolìo e forse un pezzo di coda che fuoriusciva dalla grata antistante l’auto. Avete presente l’incavo interno del paraurti anteriore, dove talvolta i gatti si sistemano quando vogliono stare al caldo? A pochi centimetri dal motore! Ebbene, Nikita si era introdotto in quell’interstizio. Ignaro, l’uomo aveva ripreso l’ auto e ripartito per Nardò.
Come abbia fatto Nikita a resistere in quel pertugio, come non sia soffocato a contatto col motore rovente è quasi un mistero. Per un tempo superiore alla mezz’ora, percorrendo decine di chilometri e senza la possibilità di uscire! E dunque, solo all’arrivo ci si è accorti del gatto, senza ovviamente sapere tutto quanto ora si sta raccontando. Sta di fatto che s’è dovuto smontare tutto l’apparato frontale, un lavoro complicato, dando la possibilità a Nikita di liberarsi.
Ma nemmeno il tempo di chiedersi da parte del nugolo di persone che si erano assiepate intorno all’auto, come il gatto fosse riuscito a introdursi in quello spazio angusto, che Nikita con un balzo spariva nell’enorme capannone strapieno di utensili e attrezzature. Che fare a questo punto? Quello che fanno le persone sensibili e che amano gli animali. Visto che non si faceva prendere, ogni giorno gli hanno assicurato in un angolo la ciotola con il cibo che Nikita puntualmente mangiava. Certo, non in presenza di …estranei. Era troppo spaventato. Di spazio per nascondersi, poi, ce n’era a sufficienza. Ovviamente, speravano che Nikita da solo riacquistasse la sua libertà. Erano già trascorsi sette giorni in queste condizioni!
E siamo all’epilogo. Alla chiamata di Simonetta, c’è stata l’immediata mobilitazione della famiglia che s’è recata sul posto per riportare Nikita a casa. Che subito ha “riconosciuto” una voce familiare, mettendosi a miagolare. Ma ugualmente non si riusciva a prenderlo. Anche in questo caso, nascosto sotto una montagna di scatoloni e attrezzi. Poi, a mano a mano, si vedeva (anzi, si sentiva) che il miagolìo si avvicinava, confortato dalle voci e a quel punto è stato possibile afferrarlo. Nikita si confermava il docile gatto che sempre era stato. Una volta a casa, ha miagolato per tutto il tempo; ha mangiato un po’, ugualmente faceva le fusa, ma si vedeva bene che era agitato, muovendosi in continuazione. Poi non s’è sentito più niente. Erano le nove di sera. Stremato, si è messo sul divano e ha preso subito sonno.
LUIGI NANNI