OTRANTO/GALLIPOLI/NARDO' - Alla fine, sufficientemente impreparati e scialbi nell’accogliere quel turismo che siamo soliti chiamare di “fuori stagione”, ma su cui ci si abbarbica, organizzando incontri e convegni per promuovere (meglio, auspicare) il “turismo aperto tutto l’anno”.
ATTENZIONE! COSI’ FACENDO DANNEGGIAMO IL TURISMO DI CASA NOSTRA
FARE PRESTO PRIMA CHE SCAPPINO VIA!
FONDAMENTALE IL RUOLO DELL’ENTE PUBBLICO (ma anche i privati possono fare la loro parte)
Unitamente ad alcuni colleghi ho accompagnato per alcuni giorni ben 150 studenti liceali del napoletano in giro per il Salento e provincia di Brindisi, ricevendo conferma della debolezza in cui versa il turismo di casa nostra. Davvero, non è una novità.
Plasticamente si è avuta l’idea che a malapena sappiamo muoverci soltanto a ridosso della stagione estiva; per il resto (resto dell’anno), la macchina si rifiuta di partire, al massimo procede tra fastidiosi scoppiettii. Alla fine, sufficientemente impreparati e scialbi nell’accogliere quel turismo che siamo soliti chiamare di “fuori stagione”, ma su cui ci si abbarbica, organizzando incontri e convegni per promuovere (meglio, auspicare) il “turismo aperto tutto l’anno”.
Peccato che ci si fermi all’enunciazione e manchino quei passaggi elementari per essere pronti ad accogliere quella importante quota di turismo cui non possiamo assolutamente rinunciare, come per lo stesso turismo scolastico che si sviluppa in un arco di quasi tre mesi. Quest’ultimo, turismo di grande importanza, sotto l’aspetto culturale ma anche economico, risentendo comunque della crisi generale che non risparmia nessun settore. Ma, certo, anche mancanza di interventi elementari e servizi che vanno sotto il termine magico di “accoglienza”. Si fa presto a dire.
Stavolta il servizio guidato, davvero un po’ particolare, viene fatto per i nostri lettori. Seguiteci.
Il nostro giro inizia con Otranto, che pure sa ben difendersi, anzi è senz’altro una delle località che riesce ad attirare importanti quote di turismo. Ebbene, siamo incappati in una giornata in cui sembravano essersi messi tutti d’accordo per vietarne la visita. E, infatti, nessuna possibilità di visitare il Castello (peraltro, a pagamento anche per gli studenti, per non vedere assolutamente nulla; per inciso, il fantastico Castel del Monte da sempre ha l’ingresso libero).
Sbarrata, poi, la passeggiata sui Bastioni. Hanno spiegato, un piccolo intervento, che però si protrae da mesi senza risultato. Vorremmo, poi, visitare la Cattedrale, semplicemente maltrattata, a cominciare dal fantastico Mosaico del Pantaleone del 1163. Coperto in una larga sezione da tappeti che non fanno vedere alcunché. Orrido. Il motivo addotto è doverlo preservare.
Sbagliato. Out anche la Cripta (il prete dice: “lavorano una settimana e due stanno a casa”). Pazienza. Vorrà dire che ci prenderemo un gelato e gireremo per i vicoli a comprare qualcosa. Infine, serviranno i bagni pubblici. Che ci sono, ma è meglio che non esistessero. Infrequentabili e tutti se ne accorgono.
Ci spostiamo sull’altro versante, a Gallipoli. Ci salva la sola Cattedrale. Per il resto sembrava anche qui che fossimo al tempo, chiamiamolo così, del “proibizionismo culturale”. Tutto chiuso.
“Perché volete visitare il Frantoio ipogeo? Spiegate il motivo per cui volete entrare nel Museo Civico! Che intendete fare nella chiesa di San Francesco e nella Chiesa della Purità!” Ci arrendiamo. Un bar lo troviamo, ma quando si è chiesto del bagno il titolare, pur ben disposto, si è allarmato. Bagni pubblici, ma che dite? A Santa Maria di Leuca e il giorno successivo a Ostuni non va meglio, ma è bene non infierire. Conoscendo bene tutti questi luoghi posso tranquillamente dire che va peggio che in passato.
E’ evidente che i problemi ci sono e non si sa come affrontarli. E’ sempre lo stesso discorso: quanto un’amministrazione decide di investire (non si tratta soltanto di risorse materiali) in questo settore strategico. Quanta attenzione decide di prestare, il ruolo che deve esercitare la relativa delega. Ovviamente, con l’apporto e l’incoraggiamento dell’imprenditoria privata che ragionevolmente investe quando pensa di poter contare su situazioni evolute. Un discorso che vale per ogni latitudine, anche per il turismo di Nardò su cui torneremo a interessarci.
E’ un vero peccato come sia andata. Chissà se torneranno. I docenti accompagnatori hanno anche apprezzato, ma hanno fatto anche capire che bastava poco per presentarsi nel migliore dei modi. D’accordo. Non si chiedono certo le start-up! D’accordo. Diamoci, dunque, da fare, in un momento in cui ogni momento può essere decisivo. E, ripeto, non si tratta si sola economia.
P.S. Complessivamente il viaggio dei ragazzi (trasporto, visite, alberghi, ecc.) è costato 40mila euro circa.
LUIGI NANNI