A DOMANDA … NON SI RISPONDE
TANTO IL TEMPO E’ GALANTUOMO (DELL’OBLIO)
“La contraddizione è in seno al popolo”
E’ buona norma per un’amministrazione (capita che si parli di Nardò) di non fare atti per cui debba, subito dopo, amaramente pentirsi. Ancora: che eviti di persistere in una sorta di cocciutaggine che non ha motivo di esistere. Peggio ancora, che faccia finta di niente, considerando che il tempo è galantuomo (dell’oblìo). Per poi scoprire che ha fatto male i conti.
Una tecnica non nuova e che, succede anche questo, spesso ha dato i suoi frutti. Prendiamo il caso della Farmacia Comunale (51% pubblico e 49% privato) “capace” di recente di registrare il poco invidiabile primato di essere forse l’unica farmacia in Italia a chiudere in passivo. Ma stavolta, parliamo d’altro. Di un’assunzione (un messo)che ha destato subito sospetti e rispetto alla quale si chiede semplicemente come si sia proceduto. Pensate che sia stato chiesto una sola volta? No, giornali e anche qualche consigliere se ne sono di continuo occupati. Si chiedeva semplicemente come erano andate le cose. La Farmacia Comunale non è il negozio del fruttivendolo che dall’oggi al domani può decidere di assumere un addetto o un’azienda locale che decide (finalmente!) di aprire le porte a uno tanti diplomati o laureati di Nardò senza lavoro. In questi casi, comunicazione all’Ufficio del Lavoro per le pratiche necessarie. E’ certo possibile che per il messo assunto dalla Farmacia Comunale sia tutto in regola e che tutto il percorso abbia avuto evidenza pubblica. Ma perché deve succedere che di fronte a chiarimenti (li chiameremo “istituzionali”, ma anche un semplice cittadino può indagare sulla faccenda) non si abbiano risposte? Chi le deve dare? Potrebbe essere il Presidente Giuseppe Spano o lo stesso sindaco Marcello Risi chiamati direttamente in causa. La posta in gioco è l’annullamento del contratto di lavoro e ricorso a un bando pubblico. Ripeto, qui non si parteggia, ma è evidente “la contraddizione in seno al popolo” tra chi chiede lumi e chi dovrebbe (meglio, deve) rispondere.
Basta? No di certo. Un’analoga (inspiegabile e brutta) figura questa amministrazione l’ha fatta col bando di gara per la gestione quinquennale dei servizi di allestimento e gestione degli spazi espositivi della Masseria Torre Nova e della Casa del Capitano (nel Parco Regionale di Portoselvaggio), comprese le attività di educazione ambientale e fruizione sostenibile”. Una materia che definiremmo di portata “sostanziosa”.
Si è trattato di un bando, diciamo così, poco pubblicizzato. Spezzoni della stessa maggioranza erano, alternativamente, o all’oscuro di tutto o scarsamente informati. Non potevano essere loro a chiarire la faccenda. Senza mezze parole, diciamo subito che il bando, con l’incredibile clausola dell’”esclusività”, da un punto di vista giuridico è chiaramente illegittimo. E, verosimilmente, confezionato su misura. Anche in questo caso sono state necessarie riunioni e pressioni degli operatori turistici di Nardò a far ritirare al sindaco il bando di gara. L’assessore Maglio ha dovuto subire. Tutto risolto? Non proprio, perché si viene a sapere che sono in corso aggiustamenti per renderlo digeribile. Soprattutto nella parte (la voce) del bando che richiede il requisito di capacità economico finanziario pari ad un fatturato globale d’impresa di almeno 400.000 euro e l’importo relativo ai servizi o forniture nel settore oggetto di gara (turistico-educativo, almeno pari a 160.000 euro realizzati negli ultimi esercizi). Chissà da dove hanno tratto questa impostazione (in realtà lo sappiamo) quando, tra l’altro, il dl n.135 del 2012 così recita: “I criteri di partecipazione alle gare devono essere tali da non escludere le piccole e medie imprese”. E altro ancora. Insomma, ci si è infilati in un imbuto e si fa fatica a uscirne. Il rimedio rischia di peggiorare le cose. Sull’argomento colpisce, infine, la “mancanza di rapporti” con lo stesso Parco Marino di Porto Cesareo. Se ne deduce che alle domande bisognerebbe rispondere. Sperabilmente in maniera garbata e convincente. Per non dare l’impressione che si è dalla parte del torto e che la “casa di vetro” promessa , nel frattempo,non abbia preso i vetri fumé.
LUIGI NANNI