NARDO' - Più che un blitz è stata una lunga nottata di lavoro: sarà stata sicuramente una squadra di ladri-operai, molto ben organizzata, a rubare circa 400 pannelli da un impianto fotovoltaico a terra in località “Molinari”, a cinquanta metri dalla rampa che dalla bretella di Nardò conduce sulla statale 101.
La scoperta è stata fatta nella mattinata di qualche giorno fa quando sul posto – era già passato mezzogiorno – si sono trovati i responsabili tecnici del sito, ampio circa un ettaro, i vigilanti della Fidelpol e i carabinieri di Galatina. Sì, perché l'appezzamento di terreno è proprio al confine con Nardò e rientra in agro di Collemeto.
L'impianto, in funzione dal 2010, è stato pesantemente danneggiato arrecando un danno notevole alla società proprietaria: oltre ai danneggiamenti, in corso di quantificazione, il costo dei quattrocento pannelli rubati si aggirerebbe intorno ai 300mila euro di valore reale. Per portare a termine il colpo i delinquenti hanno dovuto lavorare per diverse ore, immersi nel buio, e con l'appoggio di mezzi a motore per il trasporto del bottino: o un grosso camion o, più probabilmente, almeno cinque furgoni. Non è improbabile che i ladri abbiano agito a più riprese: vedendo che filava tutto liscio avrebbero potuto affrontare diversi viaggi facendo la spola con qualche deposito non lontano dalla zona dell'impianto.
In ogni caso si tratta di un'operazione organizzata in piena regola. Non appare spiegabile, infatti, come mai non sia partito l'allarme collegato con la centrale dell'istituto di vigilanza che si occupa della sicurezza dell'impianto. Forse è stato manomesso o i ladri sapevano bene che non sarebbe partito alcun segnale d'allarme?
Singolare la “vista” dall'alto dell'impianto: quasi tre file intere di pannelli sul lato nord mancano all'appello, meticolosamente smontate una per una. Per effettuare quest'opera perfetta al buio e senza nemmeno una torcia per evitare di dare nell'occhio si è trattato sicuramente di esperti, di ladri specializzati che sanno perfettamente quello che fanno.
Annalisa Quaranta